Era il 28 gennaio 1889 quando Francesco Crispi con un telegramma incaricava il console italiano in Zanzibar, Vincenzo Filonardi, di imbarcarsi sulla nave Dogali per raggiungere Obbia, località nella Somalia del nord ed accogliere la domanda di protezione del Sultano Jusuf Alì. Domanda che principalmente scaturiva dall’esigenza di sottrarsi alla dominazione inglese, vicino più scomodo e potente.
Infatti la penetrazione italiana in Somalia inizia, con il consenso inglese, in quel gennaio attraverso una convenzione con il Sultano di Obbia, ad opera di Vincenzo Filonardi che otteneva in protettorato alcuni territori in Somalia a sud del Corno d’Africa.
Il Filonardi si imbarcò il 2 febbraio per arrivare a Obbia dopo cinque giorni di navigazione dove ebbe luogo una riunione cui parteciparono i comandanti delle Regie Navi Dogali, Rapido e Staffetta.
Alla Staffetta venne assegnato il mandato di visitare la costa dal 49° di long. E.G. fino ad Hafun. Ricognizione utile a stringere coi capi dei villaggi e col Sultano dei migiurtini una relazioni di amicizia, senza entrare nelle questioni di protettorato e ad assumere informazioni che avrebbero potuto facilitare successivamente il compito principale della missione.
Venerdì 8 febbraio 1889 il Dogali si portò ad Obbia dove dopo lunghe trattative alle quali partecipò attivamente il Tenente di Vascello Edoardo Ferrara, verrà concluso un accordo secondo cui tutti i territori del Sultanato di Obbia furono posti sotto la protezione italiana, con un canone annuo di 1.200 talleri, poi portati a 1.800.
Dall’atto originale:
“Addì 7 del mese di giuma el Achir 1306, corrispondente al 8 del mese di febbraio 1889.
Io sottoscritto, conosole del Governo d’Italia, Filonardi, dichiaro di aver accordato al Sultano Jusuf Alì Jusuf, Sultano di Obbia e dintorni, lo stipendio annuo di 1200 talleri da dividersi con altre 10 persone di famiglia.
Il presente atto scritto alla data sopracitata sarà reso noto al mio governo.”
Terminata la missione, issata la bandiera italiana sulla garesa (la residenza del Sultano), il Dogali farà rotta verso l’Italia per approdare a La Spezia il 20 marzo.
Furono aperte così le porte a quella che diverrà la futura colonia somala poi affidata ad una società commerciale – la Società per il Benadir – sul modello delle chartered tedesche e inglesi.
Seguirà ad aprile, sempre ad opera di Filonardi, il protettorato sul Sultanato della Migiurtinia, la regione più settentrionale.
Nello stesso anno Filonardi, a bordo della Regia Nave Volta, si recò a visitare due nuovi futuri protettorati toccando anche Alula, affacciante sul golfo di Aden.
Quasi contemporaneamente l’Italia ottenne in sublocazione, sottolineiamo “locazione” e non occupazione, dalla Società britannica per l’Africa orientale le rade di Uarsciek, Mogadiscio e Brava, di proprietà del Sultano di Zanzibar. Detti scali erano già stati visitati sempre da Filonardi con un’altra missione, a bordo del Paraguay, messogli a disposizione sempre dal Crispi il 21 dicembre 1890 quando gli affidò l’incarico di cercare un località adatta ad essere trasformata in porto, per avere una base di appoggio nell’Oceano Indiano.
Il Paraguay lo portò poi l’8 marzo a El Athalè, ribattezzata Itala il 14 marzo 1891, primo reale possesso italiano, che poi andò a costituire la Somalia Italiana.
La “Dichiarazione di protettorato sotto il Governo italiano” verrà firmata dai capi indigeni di Mogadiscio, in data 24 marzo 1891. Qui di seguito la traduzione in italiano:
“Noi che qui sottoponiamo i nostri nomi: Iman Mamhud bin Sultan Benjamin, Sultan Otoman bin Sultan Mohamed e Sultan Abu Bacher bin Sultano Alì, riconosciamo e dichiariamo, restando garanti colle nostre persone, che da oggi poniamo noi, le nostre tribù, il nostro paese e i nostri sudditi, che sono nell’Africa Orientale, sotto la protezione, il comando e l’autorità del sublime Governo d’Italia. A questo cediamo i diritti di autorità che avevamo sul paese, sugli abitanti e sulle tribù ora ricordate, e ciò in considerazione dei vantaggi che ci offre la protezione di detto Governo.
Io governatore (Valì) dei miei sudditi, accetto deliberatamente e senza esitazione, la bandiera del Governo italiano, come segno della sua protezione, e noi ci obblighiamo ad inalberarla nel nostro paese. Con qualunque straniero, poi, che venga fra noi, non manterremo alcuna relazione, non gli rivolgeremo domande senza l’autorizzazione del Governo italiano.
Noi abbiamo scritto la presente e la confermiamo, su noi stessi, essendo in pieno possesso della nostre facoltà di mente e di corpo.”
Scritto, approvato e confermato, a Mogadiscio il 4 sciaban 1308 (24 marzo 1891).
Iman Mamhud – Sultan Otoman – Sultan Ab Bacher
Testimoni: Eraldo Dabbene, Agi Mahn Bin, Agi Abakerud e Scek Mohamed Bin Jachio Ali, estensore
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