Francesco Giuseppe ordinò la “persecuzione” degli italiani in Trentino, Venezia Giulia e Dalmazia. Secondo alcuni storici la decisione dell’imperatore rimase solo sulla carta. Ma un’attenta ricostruzione su fonti originali dimostra che, purtroppo, non fu così. E questa politica fu alla base delle successive tensioni tra italiani e slavi…
Di Marco Vigna da Indygesto del 25 novembre 2020
Il famoso – o, se si preferisce, famigerato – ordine impartito da Francesco Giuseppe d’Asburgo al consiglio della corona il 12 novembre 1866 di procedere alla germanizzazione e slavizzazione del Trentino, della Venezia Giulia e della Dalmazia, è un dato storicamente indiscutibile, essendo riportato nella documentazione ufficiale imperiale. Talora però si è dibattuto sulla sua effettiva applicazione: lo ha fatto, ad esempio, lo storico croato Grga Novak nel suo Političke prilike u Dalmaciji g. 1866.-76 (Zagreb 1960, pp. 40-41). La risposta all’interrogativo deve comunque essere affermativa, perché la sua applicazione proseguì per decenni e si esplicò in molti modi e azioni. Francesco Giuseppe aveva tracciato una strategia della politica austriaca che, con inevitabili oscillazioni e cambiamenti, segnò la condotta dell’Impero verso gli italiani sino alla sua caduta, nel 1918.
Non vi sarebbe modo in questa sede anche solo di riassumere la massa enorme di decisioni personali dell’imperatore, di norme, misure amministrative, provvedimenti di polizia e militari, scelte del clero cattolico (che era di fatto in quegli anni un ramo dello Stato), progetti d’ampio respiro e piccoli aneddoti locali, che nel cinquantennio posteriore al 1866 si rivolsero a discapito degli italiani d’Austria.
[Come introduzione all’argomento, vastissimo e su cui manca a tutt’oggi una monografia, sia consentito un rimando al seguente articolo introduttivo: L’agonia della Dalmazia italiana sotto Francesco Giuseppe di Marco Vigna, Nuovo Monitore Napoletano, 20-10-2013]
Ci si limiterà pertanto a dimostrare che l’attuazione dell’ordine di germanizzare e slavizzare le comunità italiane fu intrapresa sin dal 12 novembre del 1866 (già durante il consiglio della corona stessa) e se ne verificherà la realizzazione lungo l’iter amministrativo.
L’imperatore ordina: snazionalizzate gli italiani
In primo luogo, l’ordine imperiale è inequivocabile ed imponeva di snazionalizzare gli italiani che vivevano nel Trentino (detto allora Südtirol nella terminologia ufficiale dell’impero, anche se questo toponimo era rifiutato dai suoi abitanti, che preferivano l’anteriore termine Trentino, modernizzazione di Tridentino in uso nell’era moderna, a sua volta volgarizzazione dal latino Tridentum), in Dalmazia e nella Venezia Giulia (Küstenlande nella generica denominazione ufficiale dell’impero, ossia Litorale), germanizzandoli e slavizzandoli forzatamente, con la massima energia e senza alcun riserbo.
Esso fu debitamente inserito nei verbali del consiglio della corona, come si ritrova nella documentazione ufficiale dell’impero, che citiamo alla lettera: «Se. Majestät sprach den bestimmten Befehl aus, dass auf die entschiedenste Art dem Einflüsse des in einigen Kronländern noch vorhandenen italienischen Elementen entgegentreten durch geeinignete Besetzung der Stellen von politischen, Gerichtsbeamten, Lehrern sowie durch den Einfluss der Presse in Südtirol, Dalmatien und dem Küstenlande auf die Germanisierung oder Slawisierung der betreffenden Landesteile je nach Umständen mit aller Energie und ohne alle Rücksicht hingearbeitet werde».
[Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, a cura di Stefan Malfèr, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971; la citazione compare alla Sezione VI, vol. 2, seduta del 12 novembre 1866, p. 297].
La traduzione è la seguente: «Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in maniera decisa contro l’influsso degli elementi italiani ancora presenti in alcuni territori della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come anche con l’influsso della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, Dalmazia e nel Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di dette regioni a seconda delle circostanze, con massima energia e senza alcun riguardo».
Il Befehl con cui il kaiser ingiungeva die Germanisierung oder Slawisierung degli italiani perciò è una banale verità storica.
L’imperatore ordina ancora: germanizzate e slavizzate le zone italiane
In secondo luogo, alla codificazione dell’ordine di snazionalizzazione si aggiunse la disposizione dell’imperatore stesso a tutte le autorità centrali di procedere organicamente alla germanizzazione e slavizzazione: «Se. Majestät legt es allen Zentralstellen als strenge Plifcht auf, in diesem Sinne planmäßig vorzugehen» [Op. cit.].
La volontà imperiale fu quindi direttamente ed immediatamente trasmessa a tutti gli organi principali dello stato e con la direttiva di realizzarla «planmäßig» quindi «conformemente al piano» e «regolarmente».
La risposta dei ministeri-Il caso della Venezia Giulia
In terzo luogo, i ministeri comunicarono automaticamente alle autorità locali di procedere secondo la volontà dell’imperatore. I Kronländern a cui era destinato l’ordine imperiale erano tre, come si è visto: Trentino, Dalmazia, Venezia Giulia (Südtirol, Dalmatien, Küstenlande).
Si prende in esame per brevità il caso della Venezia Giulia. Ebbene, i ministeri degli Interni e della Giustizia in dichiarata ottemperanza all’ordine imperiale ed in seguito all’esplicita dichiarazione del primo ministro Richard Belcredi sulla pericolosità dell’etnia italiana comunicarono al luogotenente di Trieste e del Litorale di attuare alcune misure contro gli italiani stessi.
Precisamente, si imponeva di: preferire rigorosamente nella selezione del personale di ogni ramo della pubblica amministrazione gli austriaci e gli slavi [«des deutschen und slawischen Elementes»], mentre bisognava limitare il più possibile gli italiani [«italianischen Elementes»], che dovevano essere respinti e ridotti di numero nella pubblica amministrazione [«Zurückdrängung und Einschränkung» i termini utilizzati]; porre la stampa sotto un energico controllo. Insomma, si attuava esattamente l’ordine del kaiser di germanizzare e slavizzare i territori dell’impero abitati da italiani servendosi del personale dello stato e della stampa.
[La citazione completa del passo: «An den Statthalter von Triest und Küstenland geht die schnelle Reaktion des Staatsministers auf die Anordnung des Kaisers hervor; nachdem Belcredi nachdrücklich auf die vom italianischen Element ausgehenden Gefahren verwiesen hatte, schloss er das Schreiben folgendermassen: Namentlich hinsichtlich der Besetzung von Stellen ist es unbedingt geboten, dass durch die Wahl der Personen in allen Zweigen der Staatsverwaltung auf die Förderung des deutschen und slawischen Elementes strengste Rüchsickt genommen und dadurch nicht nur dem Umsichgreifen des italianischen Elementes entgegengewirkt, sondern auch vielmehr dessen Zurückdrängung und Einschränkung planmässig verfolgt werde. Gleichzeitig wende ich mich an den Herrn Justizminister, um eine energische und eindringliche Überwachung der Presse zu er zielen»] [op. cit.]
Ancora in Venezia Giulia: le attività dei poteri locali
In quarto luogo, è possibile provare che già nel novembre del 1866 le autorità locali diedero attuazione alle misure pervenute dai ministeri centrali.
Uno degli obiettivi che il consiglio della corona si prefiggeva era la rimozione dell’italiano quale lingua amministrativa all’interno del Litorale. Questo ruolo di privilegio era dovuto al fatto che l’italiano, come prima il latino, era la lingua scritta e utilizzata dalle persone colte in tutta la Venezia Giulia.
Il ministro della Giustizia sottolineò che questa operazione stava già avvenendo nei limiti del possibile [«Der Justizminister wies darauf hin, dass dies im Bereich des Möglichen ohnehin geschehe.»]. [Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867, cit., appendice, p. LI.]
Ancora, il 25 novembre di quell’anno il Luogotenente del Litorale, Ernst Leopold von Kellersperg, scrisse al ministro della Giustizia in risposta alle comunicazioni di cui sopra, spiegandogli che l’uso della lingua italiana era prevalente in ambito giudiziario, ma che egli si adoperava per mutare questa situazione, poiché, egli precisava, «più importanti interessi di Stato suggeriscono di favorire nel modo più energico gli elementi non italiani». [«die gewichtigsten Staatsrücksichten für die thatkräftigste Förderung der nichtitalienischen Elemente vorhanden sin»].
[La comunicazione luogotenenziale è riportata ed esaminata in diversi studi. Qui intenzionalmente si fa riferimento ad un saggio in lingua tedesca pubblicato a Vienna: Frank Wiggermann, K.u.K. Kriegsmarine und Politik: Ein Beitrag zur Geschichte der italienischen Nationalbewegung in Istrien, Wien 2004, p. 54].
In conclusione
La sequenza di ordini e attività risulta incontestabile: l’imperatore Francesco Giuseppe ordina di procedere alla germanizzazione e slavizzazione degli italiani ed il consiglio della corona verbalizza la sua decisione; la direttiva è trasmessa a tutte le autorità centrali con l’istruzione di agire sistematicamente in questa direzione; i ministeri dell’Interno e della Giustizia in ottemperanza alla volontà del Kaiser comunicano alla Luogotenenza di Trieste di favorire in ogni modo le assunzioni di slavi e germanici nell’amministrazione e di porre la stampa sotto controllo; la Luogotenenza risponde che si sta procedendo in tal senso e il ministero della Giustizia lo conferma.
Inoltre, la concatenazione ricostruita lungo la scala gerarchica della struttura statale dell’impero, con una serie causale determinata dalla trasmissione di ordini e che passa dall’imperatore, al consiglio della corona, ai singoli ministeri, al governatorato del Litorale, esclude ogni dubbio. Si deve pertanto concludere necessariamente che il Befehl dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo di germanizzare e slavizzare gli italiani fu effettivamente applicato.
Lo confermano diversi saggi, come lo studio del professor Monzali, che è d’importanza capitale per la conoscenza delle vicende politiche dalmate dal 1866 al 1914 [Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, Firenze 2011 (edizione originale 2004), pp. 69 sgg.].
Beninteso, si ribadisce che in questo articolo per ovvie ragioni di spazio ci si è limitato a ricostruire un caso specifico riguardante il territorio giulio-veneto nel 1866, laddove la snazionalizzazione si esplicò in una pluralità di modi, durò decenni e coinvolse Trentino, Venezia Giulia e Dalmazia.
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