Se fosse vero il celebre detto di Bertolt Brecht («Beata la nazione che non ha bisogno di eroi »), allora l’Italia sarebbe veramente uno dei Paesi più felici del mondo. Perché pur avendone sempre avuti, di eroi, fa di tutto per metterli nel dimenticatoio.
a cura di Giorgio Ballario su Il Barbadillo del 1° agosto 2013
Pochi, ad esempio, conoscono il nome di Stefano Cagna e ancor meno saprebbero raccontare le imprese di questo straordinario aviatore cuneese (era nato nel 1901 a Ormea, piccolo paese sul versante piemontese delle Alpi Marittime) che per almeno una quindicina d’anni incarnò lo spirito, il valore, l’innovazione e l’avanguardia dell’aeronautica italiana, celebrata e ammirata in tutto il mondo. Il 1° agosto ricorre il settantatreesimo anniversario della sua scomparsa in battaglia, nei cieli delle Baleari, nel corso di uno scontro aereo con gli inglesi.
Basta poco per riassumere la grandezza di Cagna, che nel Paese “senza eroi” di oggi appare veramente come un uomo d’altri tempi: è sufficiente ricordare che nel giro di pochi anni partecipò alla Crociera aerea del Mediterraneo occidentale, una trasvolata in formazione (61 aeroplani) da Orbetello alla Spagna; al salvataggio di Umberto Nobile e dei superstiti della “tenda rossa” dopo il fallimento della spedizione in dirigibile al Polo Nord; alla Trasvolata Atlantica guidata da Italo Balbo nel 1930, con una formazione di dieci idrovolanti che decollarono dalla laguna di Orbetello e giunsero nella baia di Rio de Janeiro. In quest’impresa Stefano Cagna fu copilota del gerarca, del quale anni prima era stato istruttore, divenendone amico fraterno.targa
Nel 1939, ad appena 38 anni, viene nominato generale di brigata aerea (il più giovane d’Italia) e comandante della Regia Aeronautica in Libia, incarico che lascia l’anno successivo per accettare una nuova sfida: riorganizzare l’aviazione civile. Dopo la morte di Balbo nei cieli di Tobruk e l’entrata in guerra, Cagna riprende il suo posto operativo al comando della X Brigata Aerea Bombardamento Terrestre “Marte”, con sede Cagliari Elmas, equipaggiata con i trimotori da bombardamento Savoia Marchetti S.M. 79, i famosi “sparvieri”.
Nell’Italietta perenne dell’«armiamoci e partite» e dei generaloni che dalle retrovie mandano al massacro i poveri fantaccini, fa un certo effetto leggere di questo generale di 39 anni che nell’estate del ’40 partecipa alla guerra in prima persona, pilotando il suo Savoia Marchetti all’attacco dei convogli navali inglesi diretti a rifornire Malta o contro gli stormi di Hurricane britannici. Fino al tragico epilogo del 1° agosto, quando Cagna, alla testa della sua squadriglia, affronta nei cieli di Maiorca le navi provenienti da Gibilterra e dirette a Malta con 12 Hawker Hurricane a bordo. Colpito dalla contraerea, il velivolo di Cagna s’inabissa nel Mediterraneo portando con sé l’eroe delle trasvolate, il colonnello Nello Capanni e il sottotenente Carlo Pallavicini.
Stefano Cagna, detto “Stuin” (Stefanino), era nato ad Ormea il 25 dicembre del 1901. Nel piccolo borgo trascorre l’infanzia, poi si trasferisce con la famiglia a Genova, dove frequenta i corsi dell’Istituto Nautico “Vittorio Emanuele II”, e consegue nel 1921 il diploma di capitano di lungo corso. In seguito studia all’Accademia Navale di Livorno, dalla quale esce due anni dopo con il grado di guardiamarina e con una decisa inclinazione per il volo, maturata durante le frequenti visite all’idroscalo di Muggiano e culminata con un volo che lo riempie di entusiasmo. Nel 1924 ottiene il brevetto militare di pilotaggio ed è assegnato alla 187ª Squadriglia Idrobombardieri di Cadimare. Il suo carissimo amico e compagno di volo Guido Bonini, pure lui trasvolatore atlantico, racconterà che i due a quell’epoca erano talmente innamorati del volo da dormire in un angolo dell’aviorimessa, per essere sempre vicini ai loro apparecchi ed al loro mare.
Nel 1926 è secondo pilota dell’idrovolante che conduce Italo Balbo, futuro ministro dell’Aviazione, in Libia. Ed è in quella circostanza che il gerarca ha modo di notare non solo le grandi doti aeronautiche di Cagna, ma anche il suo coraggio e la sua prontezza: dopo l’ammaraggio nel porto di Tunisi, quando i passeggeri ed i piloti erano già scesi, all’improvviso si manifestano problemi di stabilità all’ormeggio dell’idro, tanto che i piloti temono che il velivolo possa affondare. Senza perder tempo Cagna si getta in acqua, raggiunge a nuoto l’idrovolante e lo riporta in sicurezza. Balbo ne rimane così ammirato da intervenire di persona, poco dopo, per aiutare il pilota piemontese a superare gli ostacoli burocratici e passare dalla Marina all’Aeronautica.
L’anno successivo, quando Balbo decide di prendere il brevetto per pilotare gli idrovolanti, vuole proprio Cagna come istruttore. E di lì comincerà una collaborazione durata oltre dieci anni. E’ il periodo d’oro dell’aeronautica italiana: il governo fascista investe molto su un settore che, negli intenti di Mussolini, ben rappresenta a livello d’immagine il genio e l’organizzazione della nuova Italia. Sono gli anni di imprese epiche celebrate dai giornali di tutto il mondo, come la Crociera aerea del Mediterraneo e il salvataggio di Umberto Nobile dai ghiacci artici. Cagna partecipa alle ricerche, dirette dal maggiore Umberto Maddalena, che nelle sue memorie racconta: «Lo sguardo impazza. Cagna, Rampini, Marsano (gli altri membri dell’equipaggio) ed io sembriamo dei forsennati, chiusi nella nostra assurda impotenza come in una camicia di forza. Dove sono i naufraghi? Abbiamo gli occhi sbarrati!». Finché dopo giorni di ricerche, il 20 giugno 1928, dall’idrovolante scorgono i sopravvissuti della “Tenda Rossa” e da quell’avvistamento poté avviarsi a conclusione l’operazione di soccorso.
Infine la famosa trasvolata oceanica del 1930, nella quale Stefano Cagna vede realizzarsi il suo ideale di moderna aeronautica: niente “primedonne” né piloti solitari, ma crociere collettive con più squadriglie, che costituissero scuola per il comando e la disciplina e per formare il carattere degli uomini.
cagnaDopo la morte prematura nella battaglia delle Baleari, al generale Cagna viene concessa la medaglia d’oro al valor militare. «Generale di Brigata aerea – recita la motivazione – due volte Atlantico, navigatore audacissimo attraverso i ghiacci del polo ed i deserti dell’Africa, ardito fra gli arditi, alla testa dei suoi bombardieri vittoriosi, cadeva in combattimento nel cielo del Mediterraneo, mentre piombava ancora una volta con aggressiva irruzione sulla flotta britannica già precedentemente dalla sua azione tanto tormentata e gravemente danneggiata. Luminoso esempio di supremo eroismo». A lui è stato intitolato il 15° Stormo dell’aeronautica militare con base a Pratica di Mare.