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L'Insolita Storia

Statue: dopo la rimozione, arriva la fusione

Che fine fanno le statue rimosse negli Stati Uniti? Qualche volta finiscono a enti e fondazioni che si occupano di storia. Come il Thomas Jefferson tolto a novembre 2021 dal municipio di New York, in quanto, come scrive laconicamente il The Guardian, «il padre fondatore e terzo presidente schiavizzò delle persone. La statua del terzo presidente andrà in prestito alla New York Historical Society per 10 anni, poi si vedrà. D’altronde il terzo presidente, proprietario di schiavi come Washington, fu non solo il presidente filosofo, ma anche il presidente copywriter, il “primo pubblicitario” del mito degli Stati Uniti d’America, con il suo «pursuit of happiness» la ricerca, o perseguimento, della Felicità, fondamentale nella creazione del mito a Stelle e Strisce. A lui sono ancora consentiti onori che ad altre figure non sono più ammessi.

Contestualizzazione, risignificazione, rimozione e fonderia!

Il più delle volte le statue rimosse vengono confinate in non ben precisati depositi in attesa di trovarne un destino. Sui giornali, contestualmente alle rimozioni, in genere si parla di definire aree di esposizione in cui le statue rimosse potranno essere opportunatamente contestualizzate. Musei ed esposizione di cui ancora non vi è traccia. D’altronde c’è il rischio che questi nuovi musei possano diventare luoghi simbolo per i nostalgici della “causa perduta” confederata, quindi per il momento meglio preferire il deposito. Anche per la statua di Richmond del generale Robert E.Lee di cui ci siamo già occupati, dopo essere stata rispettosamente tagliata in due per facilitarne il trasporto, se ne prevede il deposito. Deposito in cui finirà anche il basamento della statua, il primo piedistallo a essere decostruito e di cui sono iniziati i lavori di smantellamento in questi giorni.

Pure non tutte le statue sono così fortunate. Per un’altra delle statue di Lee rimosse in Virginia è arrivato il verdetto: la fusione per realizzare una nuova opera.

Il “rally” di Charlottesville

D’altronde è una statua irrimedibile, in quanto è quella contro la cui rimozione protestava l’estrema destra a Charlottesville nell’agosto 2017. Il 12 agosto mentre era in atto una contromanifestazione antifascista un suprematista bianco, James Alex Fields, Jr., lanciò la sua auto contro la folla uccidendo una persona, Heather Danielle Heyer, e ferendone altre 35 persone.

Oltre l’azione terroristica di per sè, lo Unite the Right rally iniziato il giorno precedente aveva richiamato tutte le possibile declinazioni dell’estrema destra statunitense, dai neonazisti al Ku Klux Klan, ognuno con i suoi simboli.

Charlottesville, “Unite the Right” Rally, 12 agosto 2014 (Via Commons by Anthony Crider; cropped by Beyond My Ken – CC BY 2.0)

Nel 2016 la città di Charlottesville aveva dato vita ad una commissione sui monumenti, e ad inizio del 2017 era stata deliberata la decisione di liberarsi della statua di Lee, da vendere al miglior offerente. A marzo era stata intentata un causa contro l’amministrazione, in quanto la decisione della rimozione, rappresentava una violazione dei termini della donazione della statua e del relativo parco. A maggio un giudice aveva bloccato la rimozione e dieci giorni dopo l’esponente della destra neonazista e antisemita Richard B. Spencer iniziava la serie di manifestazione che avrebbero portato allo Unite the Right rally dell’agosto 2017. Manifestazioni che chiaramente avevano messo in difficoltà le stesse associazioni che volevano preservare il monumento.

Dopo l’azione terroristica, il consiglio cittadino votò all’unanimità per la rimozione della statua di Lee e quella di Jackson, ma la situazione rimane inalterata in un’impasse tra amministrazione locale e giudici locali, fino a quando nell’aprile 2021 la Corte Suprema della Virginia non da il via libera definitiva alla rimozione.

La statua viene rimossa il 10 luglio, e i primi di dicembre la decisione di donare la statua al Jefferson School African American Heritage Center, che aveva presentato una proposta dal titolo Swords into Plowshares, spade in vomeri. La statua di Lee verrà fusa e trasformata in una nuova opera d’arte pubblica.

Emigrazione artistica

La statua di Lee verrà esorcizzata e trasformata in qualcosa d’altro. Vale la pena spendere due parole sulla statua che non sarà più. Anche perché, come in moltre altre opere che ornano i parchi a stelle e strisce dietro c’è un pezzo di storia d’Italia.

Un pezzo di storia d’Italia e d’emigrazione, che non fu solo l’emigrazione della Grande proletaria pascoliana di cui sempre si parla. Ma che fu anche emigrazione di artigiani e artisti che portavano in giro per il mondo le capacità e le esperienze apprese nel Bel Paese. Come il Lincoln del Lincoln Memorial di Daniel Chester-Frensch, ma materialmente scolpito dagli italo-americani fratelli Piccirilli o l’affresco nella ccupola del Campidoglio di Washington, L’apoteosi di George Washington fu affrescato dal pittore italiano (di padre greco), Costantino Brumidi. Brumidi che era emigrato nelle americhe nel 1849 per il suo impegno nella Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi.

L’apoteosi di Washington, Constantino Brumidi (Via Commons CC BY-SA 3.0)

La statua di Shrady e Lentelli

L’irrimedibile statua di Lee di Charlottesville era stata voluta da Paul Goodloe McIntire, banchiere e filantropo, che nel 1917 finanziò la realizzazione della statua. Seconda di una serie di quattro statue e relativo parco finanziate da McIntire avvalendosi della National Sculpture Society. L’incaricò fu affidato allo scultore Henry Shrady, famoso per il suo monumento a Ulysses S. Grant di Washington. L’artista, già anziano, non completò l’opera, e l’esecuzione passò al bolognese Leo Lentelli, emigrato ventiquattrenne negli Stati Uniti dopo aver studiato arte tra Bologna e Roma. E già famoso per i suoi lavori nella San Francisco ricostruita dopo il terremoto del 1906. Lentelli optò per una composizione più statica rispetto a quella scelta da Shrady, un Lee con il cappello tenuto al fianco e le redini basse. Meno eroico di una certa iconografia confederata. Pure non bastante ai contemporanei a definire il Lee di Lentelli un’opera d’arta da salvare.

Il bronzo, fuso dai Roman Bronze Works di Brooklyn specializzati nella realizzazione di statue in bronzo e fondati da un altro italiano, il genovese Riccardo Bertelli, venne inaugurato il 21 maggio 1924.

Il Lee di Lentelli prima di rimozione e fusione (via Commons – Cville dog – Own work, Public Domain)

Le altre 3 statue del parco

Con Lee è stata rimossa anche la statua di Jackson e altre due statue inizialmente non considerate dalla commissione di Charlottesville (che si era limitata alle statue dei due generali confederati e a quella di Thomas Jefferson dell’Università della Virginia per ora ancora al suo posto). A essere rimosso il gruppo dedicato a George Rogers Clark, esploratore e generale durante la rivoluzione americana, e sopratutto nel contesto della cancel culture, impegnato contro i nativi alleati all’Inghilterra, in quella escalation che avrebbe portato alla guerra indiana del Nord-Ovest tra il 1786 e il 1795.

Lewis, Clark e l’offensiva rappresentazione della guida Sacagawea (via Commons – By Bill McChesney – Lewis and Clark with Sacagawea CC BY 2.0)

E soprattutto è stata rimossa la statua dedicata alla spedizione di Lewis e Clark (fratello minore del già citato Clark), la prima spedizione esplorativa ad attravversare tutto il continente raggiungendo la costa del Pacifico. E primo gruppo scultoreo ad essere commisionato da McIntire. Nella statua, oltre i due esploratori Meriwether Lewis e William Clark, compare, accovacciata, Sacagawea, l’indiana Shoshone, che fece da interprete per la spedizione. E che divenne una figura determinante del femminismo statunitense. Come si legge da Wikipedia: «La National American Woman Suffrage Association dell’inizio del 20° secolo la adottò come simbolo del valore e dell’indipendenza delle donne, erigendo diverse statue e targhe in sua memoria e facendo molto per raccontare le sue conquiste».

Il fatto che la figura di Sacagawea, o Sacajawea, fosse accovacciata, mentre i due esploratori fossero in piedi con lo sguardo volto ad ovest, già in passato aveva fatto alzare qualche sopracciglio. E già nel 2009 era stata aggiunta una bella placca di ricontestualizzazione. Placca apposta con gli eredi della giovane interprete, e che sottolineasse come fosse diventata un simbolo di unità e pace per l’umanità.

Troppo per i tempi woke di oggi. E così, di concerto con gli eredi che ora trovano offensiva la statua è stata rimossa. Probabilmente per essere esposta in nuovo contesto. Pure una delle eredi la definisce la peggiore rappresentazione dell’antenata che abbia mai visto. E in un’altra intervista si pone come favorevole a una sua eventuale fusione. «Per quanto mi riguarda, era una statua molto offensiva. Non solo ha delineato me come nativa americana, ma ha delineato le donne e il nostro ruolo nella società”, ha spiegato la Abrahamson. “Nella mia opinione personale penso che dovrebbe essere semplicemente fusa… ma se può essere utilizzata per dare un messaggio migliore per educare il pubblico, sarebbe un’opportunità. Quindi sono molto contenta di ciò che sta avvenendo

Insomma meglio la memoria su pubblica piazza secondo i parametri dell’immaginario di un secolo fa? Oppure meglio la sua cancellazione e distruzione? Il Lee di Lentelli ha segnato un altro cambio di paradigma. La cancel culture non avrà più remore a fondere il bronzo.

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