HomeXX secoloSe lo Stato sociale affonda le radici nel Ventennio fascista

Se lo Stato sociale affonda le radici nel Ventennio fascista

Sanità pubblica, enti previdenziali, tutela del lavoro e Stato sociale hanno, nel nostro Paese, un’origine comune che troppo spesso viene volutamente dimenticata. Un’origine che non è di sinistra ma che affonda proprio nel Ventennio fascista.

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di Andrea Indini da Il Giornale del 5 febbraio 2011

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Ci vuole uno studioso della tempra e della bravura di Michele Giovanni Bontempo – giurista cattolico e funzionario del Ministero dell’Economia e delle Finanze – per riportare alla luce quel lungo processo che, nell’arco di ben quindici anni, ha portato il nostro Paese a fare impresa. Dall’agro-alimentare al tessile, dal chimico al meccanico. Lo Stato sociale nel Ventennio racconta la nascita di quel prestigioso marchio, noto a livello mondiale con il nome di made in Italy. E’ così che, capitolo dopo capitolo, Bontempo ripercorre con sapienza la storia di quelle aziende (tuttora molto vitali) che sono il vanto della nostra produzione.

Il welfare del Ventennio Dall’Istituto nazionale di assistenza malattie (Inam) all’Opera maternità e infanzia, dall’Assistenza ospedaliera per i poveri alle grandi opere pubbliche. “Chi ha promosso questo welfare italiano, questa sociale, economica ed industrial, che ha reso grande l’Italia anche all’estero? – si chiede Bontempo – non la sinistra, ma il fascismo durante il Ventennio. Una legislazione sociale che ha ripreso il meglio del welfare giolittiano”. Nel saggio pubblicato nella collana dei Libri del Borghese, Bontempo descrive con estrema precisione il cambiamento della società italiana negli anni che videro la nascita e l’affermazione del fascismo, soffermandosi soprattutto sulle leggi e sui provvedimenti che portarono il nostro Paese tra le nazioni con il Welfare più evoluto dell’epoca. Da Lo Stato sociale nel Ventennio emerge, con gustosa chiarezza, la profonda maturazione della società italiana che vede rivoluzionarsi i rapporti alla base del lavoro. Datori di lavoro e lavoratori hanno diritti ed obblighi reciproci.

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Un Ventennio di cambiamenti Le fonti di Bontempo sono i testi storici e le Gazzette Ufficiali dell’epoca, rarità oggi sconosciute al grande pubblico. Si inizia con un rapido esame della società e dell’economia appena emerse dalla Grande Guerra, allo sbando la prima, praticamente distrutta la seconda. Partendo da tale premessa Bontempo analizza le politiche intraprese dal governo Mussolini per agevolare la tendenza a “fare impresa”. Una tendenza che, stranamente, avrebbe poi salvato l’economia italiana sando vita al boom economica degli anni Cinquanta e Sessanta. Tutto questo passando attraverso la promozione di una politica sociale senza precedenti. Alla fissazione dell’orario di lavoro fa seguito l’ampia tutela per le donne (di questi anni il divieto di licenziamento per le gestanti) e i bambini. Non solo. Il saggio di Bontempo mostra molto chiaramente come il governo Mussolini abbia varato la prima normazione relativa all’igiene ed alla salubrità delle fabbriche.

La legislazione sociale del Ventennio Lo Stato sociale nel Ventennio riporta alla luce, con estremo coraggio, conquiste che non vengono insegnate a scuola. E’ così che Bontempo ripercorre le radici del divieto di licenziamento senza giustificato motivo o senza giusta causa e degli istituti che garantiscono e regolano non solo la pensione ma anche le assicurazioni di invalidità, vecchiaia e disoccupazione. Bontempo ricorda, poi, come sia proprio di questi anni l’introduzione degli assegni per gli operai con famiglia numerosa e l’istituzione di strutture il cui fine è quello di assistere i poveri e quelli che oggi chiameremmo “diversamente abili”. Nel Ventennio, spiega Bontempo, la conservazione del posto di lavoro era garantita e favorita da continui corsi professionali che avevano lo scopo di aggiornare il lavoratori. Sono solo alcuni (pochi) degli esempi che il giurista confeziona in un saggio istruttivo e prezioso per riscoprire le radici e i cardini del nostro Stato sociale.

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Inserito su www.storiainrete.com il 14 febbraio 2011

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