Studiare anche un po’ divertendosi. Ma – soprattutto – vivendo dentro la storia, la geografia, la matematica o l’architettura … È quello che promette l’ultima frontiera dell’insegnamento, i «Serious Games», i giochi con scopo serio, che «utilizzano le tecnologie dei videogiochi – come spiega il professor Paolo Proietti, vicepresidente di Mimos (Movimento italiano modulazione e simulazione) – non con l’obiettivo del divertimento ma della formazione.
di Lilli Garrone dal Corriere della Sera del 26 aprile 2014
L’apprendimento – aggiunge – può avvenire in molti modi: in questo caso si implementano queste tecnologie per simulare, ad esempio, situazioni storiche o geografiche dentro le quali “vivere” e così ricordare meglio». Si può essere un abitante dell’antica Roma, un cavaliere alle Crociate, si può fare un viaggio intorno al mondo, o eseguire i calcoli fingendo di essere un matematico. E così di ogni possibile applicazione di questo metodo si è parlato il 9 aprile a Roma, alla facoltà di Architettura a Valle Giulia, nel convegno «SeriGamex 2014», organizzato dall’Università La Sapienza e da Mimos, l’associazione che in Italia si occupa di diffondere la cultura della simulazione e della realtà virtuale in tutti i suoi aspetti. «Si può utilizzare questo strumento a livello didattico sotto ogni forma – aggiunge Paolo Proietti – e per l’insegnamento delle materie nelle scuole di ogni ordine e grado, superando il concetto del tradizionale libro di testo, offrendo uno strumento didattico coinvolgente, modulabile in funzione delle conoscenze di ciascun allievo. I primi “giochi” sono stati proprio sulla matematica con “Super Mario”». Si può imparare la Costituzione italiana con un Serious Game collaborativo (ne ha parlato Cristian Lorenzini della scuola superiore di Sant’Anna a Pisa), oppure conoscere l’antico Egitto di Tutankhamon in 3D (Fulvio Dominici, Ultramundum Torino) oppure vi è l’E-learning per la storia dell’arte (Claudio Matera, Università La Sapienza) arrivando a «uno studio delle preferenze morali dei videogiocatori», ovvero alla capacità anche nei videogiochi di riconoscere i buoni dai cattivi, affrontando il tema etico della questione (Andrea Canessa del Cnr).
E poiché il convegno si è svolto in una facoltà di architettura eccoci nel laboratorio di studi visuali, per vedere anche la rappresentazione delle città sotto tutti i punti di vista. «In questo caso – spiega Tommaso Empler che insegna nel Dipartimento di Storia, disegno e restauro ad architettura – ci occupiamo di rappresentazioni nell’accezione più ampia del termine. E ci interessa capire in che modo l’università può “giocare” all’interno del settore e in che modo si può sviluppare cultura con i videogiochi. Così uno dei risultati di questo convegno – spiega – è che l’università si impegna a progettare e sviluppare moduli 3D nei Serious Games che siano originali, realistiche e perfette ricostruzioni di realtà storiche del passato.
E oltre a vedere come erano città e monumenti si possono far immergere i visitatori nel passato: la ricostruzione storica è molto importante in architettura per la conoscenza della città e dei luoghi da parte dello studente». In questo caso i due giochi più importanti sono «Rome total war», che riprende tutto l’impero romano con le vere armate e la parte manageriale e politica, e «Assassin creed» con templari e crociate. «È stata ricostruita anche la rocca di San Leo all’epoca di Papa Borgia – aggiunge Ivan Padovano, super esperto del settore – o Istanbul all’epoca dei veneziani (Assassin creed): in queste ambientazioni ci si muove come se si fosse all’interno di una scena ricostruita con precisione. Infatti per realizzare questi giochi c’è una importante ricerca archivistica e poi si usa di tutto dalle fotografie ai disegni a un buon rilievo».