I comandanti degli U-Boot, i sommergibili della Reichskriegsmarine con cui Hitler condusse una guerra spietata, sono di fatto dipinti come buoni, ufficiali e gentiluomini, in una produzione tedescobritannica d’un serial in due puntate per la prima rete pubblica tedesca, la . E sempre per la Ard, lo stesso regista del film sugli U-Boot ‘rivisitati’, che per la cronaca si chiama Nico Hofmann, ha preparato un film sul feldmaresciallo Erwin Rommel (la ‘volpe del deserto’, il più celebre e abile comandante della Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale) il quale viene criticato da diversi storici ma persino dai discendenti di Rommel: l’accusa è di essere andato ai limiti del revisionismo storico, di presentare Rommel ‘in salsa marrone’, quando l’aggettivo ‘marrone’ in tedesco significa nazista, come era l’uniforme delle SA e la divisa ufficiale della Nsdap, il partito nazista che fu al potere con Adolf Hitler dal 1933 fino alla disfatta dell’Asse in Europa l’8 maggio del 1945.
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di Andrea Tarquini da Repubblica del 3 novembre 2011
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Ma insomma, che succede in Germania? Il paese che vuole guidare l’Unione europea secondo le sue idee di economia ben funzionante, e che spesso mostra sensibilità non eccessiva per i problemi economici e politici dei partner europei (senza i cui mercati l’export tedesco crollerebbe) sembra quasi cedere alla tentazione di scrivere nei serial telefilm – della tv pubblica, non di canali privati, si noti bene! – la Storia o la Memoria della seconda guerra mondiale. ma può offrire al telespettatore specie giovane la convinzione che i militari tedeschi erano buoni. La Laconia era un mercantile britannico che evacuava dall’Egitto civili italiani e di altre nazionalità, scortati e sorvegliati da militari britannici e polacchi. La Laconia fu silurata dall’U-Boot 156, il cui comandante ordinò di raccogliere a suo rischio tutti i naufraghi, per poi portarli “in salvo” consegnandoli a una nave della Francia collaborazionista di Vichy. Il comandante Werner Hartenstein (impersonato nel film da Ken Duken) diventa il prototipo del tedesco buono, anche se in guerra dalla parte di Hitler. Salva persino la cantante Hilda Smith (impersonata da Franka Potente), una tedesca fuggita dalla Germania nazista e naturalizzatasi inglese. C’è persino quasi del tenero tra i due. Mentre i cattivi nel film sono gli alleati prigionieri: ufficiali inglesi e soldati polacchi. Raffigurazione quest’ultima, del polacco cattivo, particolarmente ingiuriosa se si ricorda che nessun altro paese soffrì quanto Polonia e Urss dell’aggressione e dell’occupazione nazista. E il film riabilita persino l’ammiraglio Karl Doenitz, poi condannato dagli alleati come criminale di guerra, perché esprime comprensione per il comandante dello U-156. “Ci sono anche gentiluomini tedeschi, non solo gentlemen inglesi”, dice il comandante del sommergibile in una sequenza. Insomma nessun appello ideologico chiaro, ma appare trasparente quali ambiguità, nostalgie e voglie di rileggere altrimenti la Storia il telefilm accarezzi.
Senza nulla togliere al valore della storia dello U-156, va detto (e fa venire insieme i brividi) che il telefilm sembra voler far dimenticare cosa fu davvero la guerra corsara condotta dagli U-Boot tedeschi nel secondo conflitto mondiale: siluravano e affondavano anche le navi-ospedale o i piroscafi che portavano bambini inglesi o bambini ebrei di tutta Europa in salvo in Usa e Canada, senza soccorrere proprio nessuno. A fermare l’orrore non furono pochi capitani cavallereschi della Reichskriegsmarine, ma gli alleati, soprattutto con gli enormi, invincibili idrovolanti antisommergibile Sunderland della Fleet Air Arm, l’aviazione navale di Sua Maestà britannica.
Nico Hofmann non si lascia impressionare dalle critiche, anzi le respinge parlando con, il quotidiano popolare più letto d’Europa, lo stesso che insulta i greci ogni giorno tacendo sui debiti per danni e crimini di guerra per miliardi che, anche secondo quotidiani conservatori tedeschi di qualità, la Germania deve ancora alla Grecia pur inefficiente, spendacciona e bugiarda su tasse pensioni e bilanci. La sua altra grande opera presenta Rommel in un modo che non è piaciuto appunto né agli storici né alla famiglia. Il famoso feldmaresciallo nel 1944 si convinse che il Reich non aveva futuro, e si avvicinò al gruppo del conte von Stauffenberg, gli eroici congiurati del 20 luglio 1944 che tentarono invano di uccidere Hitler per trattare la resa con Gran Bretagna e Usa e fermare la guerra. E per questo pagò con la vita: la Gestapo lo portò via da casa, lo convinse a suicidarsi in cambio della promessa che la sua famiglia e la sua memoria sarebbero state risparmiate. Ma prima, dall’inizio della guerra, fu convinto senza riserve della necessità e del dovere della vittoria. Anche quando, comandante dell’Afrika Korps, ebbe l’ordine di puntare verso la Palestina anche per catturare tutti gli ebrei già emigrati là e, con l’aiuto dei nazionalisti arabi in contatto con Berlino, farli deportare nei Lager.
Non si capisce perché Hofmann forse non ami che i giovani ricordino le verità storiche, e meno che mai si capisce (e questo inquieta ancor di più specie nell’attuale contesto europeo e mondiale) perché la tv pubblica gli offra tanto spazio. La caccia all’audience vale più del rispetto delle verità storiche e del pudore, forse solo perché ci si sente bravi e forti salvatori dell’Europa da greci o italiani spendaccioni? E pur non avendo Berlino nemmeno proposte abbastanza convincenti per salvare Europa e mondo dalla recessione, al loro posto la sua tv di propone di rileggere la Storia?
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Inserito su www.storiainrete.com il 3 novembre 2011