di Marcello Veneziani da Panorama n. 30
In vista del centenario della marcia su Roma, si stanno attrezzando libri, spettacoli, mattanze e servizi sul Male assoluto, con copiose anticipazioni estive. Numerosi saprofiti si accaniscono sul cadavere di Mussolini, a soli 77 anni dalla sua uccisione; si annunciano ricchi premi e cotillons per il vilipendio del cadavere infame. Dicesi saprofita un organismo che si nutre di materia organica morta o in decomposizione.
Ma a parte il piazzale Loreto permanente allestito dai militanti dell’antifascismo perenne, sfilano nuovi criminologi del duce che non vogliono figurare nel coro di Bella Ciao. Tra queste anime belle e “indipendenti” spiccano Antonio Scurati, col terzo volume della biografia romanzata di M., Moni Ovadia e Aldo Cazzullo col lavoro teatrale dal titolo sobrio, Mussolini il delinquente, più libro annesso, che già nel titolo dice con quale spirito di storico è scritto: Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo.
Di Scurati conosciamo i due volumi precedenti sul duce e soprattutto il modo in cui, per farsi adottare dalla Cupola mediatico-editoriale, presenta la sua opera: sarebbe come un vaccino (diciamo il millesimo richiamo) per non farsi contagiare dal virus fascista in tutte le sue varianti, passate, presenti e future. Scurati racconta come gli è venuta l’ispirazione di scrivere la prima monumentale biografia romanzata ma vera, assicura l’autore. Una biografia strana, che salta più della metà della vita di Mussolini, dimenticando il Benito ragazzo, l’anarchico, il socialista, il leader massimalista, il direttore de l’Avanti! e l’interventista rivoluzionario. Ma no, dai, meglio scordare, sennò salta il teoremino sul Mostro, si capisce da dove proviene.
Vivevamo e viviamo, enuncia Scurati sulla gazzetta ufficiale della Cappa, Il Corriere della sera, “strani giorni immemori e perversamente nostalgici del passato, con i sovranisti e i populisti”. Poi rincara: “Tornavano, così, nel populismo e nel sovranismo le frasi della retorica fascista e, soprattutto, le forme della leadership politica inventata cento anni prima da Benito Mussolini”. E prosegue: “tornavano, con la forza ottusa e malata della ripetizione nevrotica. Oppure, se preferite la suggestione del fantastico alla diagnosi psichiatrica, quelle frasi, quelle posture, quelle forme del potere tornavano come fantasmi aviti di cadaveri insepolti. Fu allora che mi decisi ad aprire il cantiere di una saga romanzesca che avesse per protagonisti Mussolini e i fascisti. Doveva esser fatto, mi dissi, perché poteva finalmente esser fatto. Il fascismo, d’un tratto, non era più tabù”. Meno male che è arrivato lui, ha infranto il tabù e sventato il pericolo: del fascismo non si parlava più, e invece stava tornando. Poi per fortuna Scurati, tomo tomo, ha fermato il Duce, i fascisti e i complici. “A impormi l’obbligo morale di scrivere il romanzo di Mussolini era, insomma, il ritorno del suo fantasma” spiega con sussiego il ghostbuster.
Lo stesso organo ufficiale della Cappa ha presentato così l’altra opera teatrale e libraria sul Mostro in camicia nera secondo Cazzullo e Ovadia: “Mussolini e la violenza. A 100 anni dalla marcia su Roma, la condanna del fascismo può prescindere dal dibattito ideologico e concentrarsi sui crimini del regime. Non solo le leggi razziali e l’alleanza con la Germania nazista di Hitler, è tutta la storia di Mussolini e del fascismo a lasciarsi dietro una scia di sangue”. Capite? Si può finalmente prescindere da ogni dibattito e quindi da ogni ricerca storica e culturale per occuparsi solo di criminologia. Cent’anni di studi sul fascismo, da Angelo Tasca a Renzo De Felice, passando per altri mille autori – anche giornalisti come Bocca, Montanelli, Pansa – tutti gettati nel cesso perché è inutile trattare il fascismo sul piano storico; è solo un caso di cronaca nera, da polizia criminale o da romanzo criminale (Scurati). Trattamento speciale riservato solo al fascismo, non a regimi davvero sanguinari (do you remember comunismo?) Che fegato, questi maramaldi, gliene hanno dette quattro al duce, non si sono lasciati intimidire. E che originalità, tesi mai sentite su Mussolini, ecco finalmente qualcuno che rivela la verità, su cui vigeva il silenzio.
L’imprimatur dell’esorcismo arriva dal Quirinale, quando Mattarella cancellando ogni ricerca storica ha detto che nel fascismo non ci furono aspetti positivi, fu solo Male. Cosa che non si può dire manco di Stalin, di Mao… La ricerca storica non serve più, basta il giudizio sommario dei criminologi. Male Assoluto, amen.
Come spiegare il consenso largo e duraturo dei popoli, compresi molti antifascisti postumi e tanti giganti dell’arte, del pensiero, della letteratura, della scienza? Come spiegare l’ammirazione nel mondo e di tanti statisti e grandi del suo tempo? Come spiegare le grandi opere pubbliche, le riforme sociali, le leggi rimaste in piedi anche dopo il regime? Come spiegare che dopo quasi un secolo vi sentite ancora obbligati a riparlarne continuamente? Come fate a trattare milioni di persone perbene che furono fascisti come un branco di complici criminali o di cretini incoscienti; gente che ha creduto, pagato di persona, magari i vostri stessi padri, nonni, familiari… Hanno seguito un delinquente e un regime criminale, non sono stati nemmeno tratti in inganno dai lati positivi perché non ce n’erano; era il Male, dall’inizio alla fine, e loro lo hanno seguito… Quanti passi indietro rispetto alla ricerca storica, al pensiero critico e alla memoria condivisa. Ma un giorno ritroveranno un filo di senno, di onestà e di coscienza e proveranno vergogna per le loro sentenze?