Caravaggio vittima di una congiura, anzi di un “omicidio di Stato”? Ed è morto a Palo presso Civitavecchia invece che malato e abbandonato a Porto Ercole sull’Argentario? Lo ipotizza lo storico napoletano Vincenzo Pacelli con una ricerca, basata su documenti scoperti nell’archivio Vaticano e nell’Archivio di Stato, che contraddice l’annuncio trionfale del ritrovamento un anno fa a Porto Ercole delle ossa del pittore, fatto peraltro sempre ipotetico e quasi impossibile se non impossibile da dimostrare.
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da del 31 marzo 2012
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Professore di storia dell’arte all’università di Napoli, Pacelli è sicuro, Caravaggio non è morto a Porto Ercole, bensì a Palo, a pochi chilometri da Civitavecchia, che all’epoca (il 1610) era il porto di Roma. E la sua è stata una morte violenta, anzi «un omicidio di Stato». Organizzato «dall’Ordine di Malta, per l’offesa arrecata ad un potente cavaliere, con il tacito assenso della Curia romana». Lo storico da tempo studia l’ultimo periodo del Caravaggio, sul quale anni fa ha pubblicato un’inedita corrispondenza fra il Nunzio apostolico nel Regno di Napoli Deodato Gentile ed il cardinale Scipione Borghese, potentissimo segretario di Stato Vaticano e nipote di Papa Paolo V. Ora lo studioso sta per pubblicare i risultati di un nuovo lavoro condotto con una squadra di 18 studiosi, fra storici, restauratori, medici, radiologi, diagnosti e intitolato «Michelangelo Merisi detto Caravaggio tra arte e scienza», PaparoEditore .
All’agenzia Ansa Pacelli dice: un capitolo sarà sugli ultimi giorni del pittore con nuove ricerche condotte da Francesca Curti e Orietta Verdi, esperte dell’Archivio di Stato. E teorizza: partito da Napoli, dove era stato vittima tempo prima di una misteriosa aggressione, Caravaggio era diretto a Roma, dove sperava di ottenere la grazia per la condanna a morte che da anni pendeva sul suo capo. Nel luglio del 1610 si imbarcò dal porto di Chiaia su una feluca. Con sé aveva tre tele destinate al cardinal Scipione, che avrebbe dovuto aiutarlo ad ottenere il perdono papale. Invece a Roma non arrivò mai. La storiografia ufficiale lo dice morto di malattia a Porto Ercole. Ma, secondo Pacelli, c’è qualcosa che non quadra. A Palo, ricorda, è approdato e ci sono documenti che attestano un suo arresto. E la località feudo degli Orsini dista da Porto Ercole, dove il pittore sarebbe giunto “a piedi”, ci sono cento chilometri «allora disseminati di paludi». Le fonti ufficiali, sostiene il professore, «rivelano contraddizioni a ogni piè sospinto».
Pacelli punta il dito anche sulla corrispondenza fra il Nunzio e il segretario di Stato: «curiosamente si smentisce la notizia che Caravaggio sia morto a Procida, un posto con il quale Caravaggio non ha mai avuto niente a che fare, per poi indicare la località di Porto Ercole». Al contrario, fa notare, Giulio Mancini, medico di Caravaggio, scrive che il pittore è morto a Civitavecchia, «ma su quel documento il termine è cancellato e poi da altri corretto in Porto Ercole». Mancini parla anche di morte «violenta», così come Francesco Bolvito bibliotecario dei Teatini, che nel 1630 scrive che «il pittore è morto assassinato».
Secondo Pacelli sarebbe un falso anche il documento ritrovato nel 2001, che attesta la morte di Caravaggio a Porto Ercole arretrandola di un anno (al 18 luglio 1609). A suo parere tutto per coprire un delitto, ordito dai Cavalieri di Malta e avallato dalla Curia «a cui poteva far comodo eliminare un personaggio che metteva in discussione i principi della fede dogmatica della Chiesa e trattava le sacre verità senza nessun “decoro”». E avanza sospetti di complicità per chi alla fine entrò in possesso di quelle tre ultime tele: il vicerè di Napoli, il cardinale Scipione, e Costanza Sforza Colonna, l’ultima ad ospitare Caravaggio. Ma sia chiaro: siamo nel campo delle ipotesi su un argomento dove si è ipotizzato di tutto.
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Inserito su www.storiainrete.com il 1 aprile 2012