Era figlio di Napoleone Bonaparte Imperatore dei Francesi, nipote di quel Francesco II che fu l’ultimo Asburgo incoronato nel nome del Sacro Impero Romano. In Napoleone II sembravano incontrarsi il passato e il futuro, la tradizione e la rivoluzione; le condizioni perché lasciasse un segno indelebile nella storia non mancavano. Eppure è ormai dimenticato, forse appena citato nei libri di scuola francesi. La sua storia affascinante (e illuminante riguardo le dinamiche della Restaurazione) esce dall’oblio grazie ad Alessandra Necci.
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di Luca Negri su “Domenica” del Sole24Ore del 4 dicembre 2011
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Ne Il prigioniero degli Asburgo le vicende del discendente di Napoleone vengono raccontate con il giusto equilibrio fra il saggio storico e il romanzo. Perché sembra proprio un romanzo la vita di colui che fu Re di Roma prima ancora di venir concepito, l’Aiglon, “l’aquilotto” negli anni dell’infanzia francese, e semplicemente duca di Reichstadt, dopo Waterloo e fino alla morte.
Il padre era convinto non solo di essersi pacificato definitivamente con gli Asburgo sposando Maria Luisa, primogenita di Francesco II, ma aveva accuratamente pianificato la gloria terrena del frutto di quell’unione. Il bimbo avrebbe dovuto solo allungare le braccia per afferrare un’Europa conquistata per lui. Sappiamo che le cose andarono diversamente: il Congresso di Vienna rimise in piedi il rudere dell’antico ordine politico, le corone furono assegnate col preciso scopo di mantenere lo status quo. Ecco perché a Napoleone II fu negata ogni regno, soprattutto da Metternich che non volle rischiare di trovarsi nuovamente di fronte una furia destabilizzante come il padre. A Franz, così veniva chiamato l’aquilotto da parenti e amici, non concessero di abbandonare l’Austria, nemmeno di raggiungere la madre nel suo granducato italiano.
Divenne una figura quasi leggendaria, dal fascino romantico e tenebroso, anche a causa della salute cagionevole che lo uccise prematuramente. Non gli fu possibile proporsi come re d’Italia e non ebbe il coraggio di ribellarsi alla corte e alla famiglia per fuggire in Francia al momento giusto: nel 1830, spodestati nuovamente i Borbone, bonapartisti, intellettuali come Hugo e Chateaubriand e popolani chiedevano all’Aiglon di mettersi in testa la corona dei francesi. Il giovane temporeggiò, il trono fu scippato da Luigi Filippo D’Orléans e a Napoleone II non rimase che morire giovane, bello e sfortunato.
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