Come si prepara l’Italia a ricordare la Prima guerra mondiale cent’anni dopo? Innanzitutto cancellando il presupposto della nostra entrata in guerra, l’interventismo. Poi sostenendo che la Prima guerra mondiale la vincemmo grazie agli americani accorsi sul nostro fronte (sorry, ma non vi confondete con la seconda?). Infine abolendo la definizione di neutralisti perché negativa, meglio pacifisti (ma per denigrarli li chiamavano disfattisti; neutralisti è la definizione storica). Sono i soli indirizzi emersi nella seduta a Palazzo Chigi del comitato d’indirizzo per commemorare la Prima guerra mondiale.
di Marcello Veneziani dal Giornale del 24 gennaio 2014
Considerando che è il ’14, e notando l’assenza in convegni, mostre e docufilm, ho proposto di partire con l’interventismo di piazza e di stampa, agitato da scrittori, poeti e movimenti. Ma uno storico ha detto di no, è terreno minato, occupiamoci della storia sociale e del restauro dei monumenti. È come dire: facciamo un’auto senza motore, solo abitacolo e carrozzeria… Poi un altro storico ha indicato l’indirizzo pacifista-americano. Per il resto il Comitato si limita ad avallare quel che la struttura di missione del governo ha già disposto. Tra cui alcuni milioni di euro per il 70° della Resistenza (ma si celebrano pure i settantennali?). A questo punto mi chiedo: che ci sta a fare il Comitato (e in subordine, che ci sto a fare nel comitato)? Quella guerra fu un orrore e una rovina, ma non è giusto ridurla a Diversamente Pace e limitarsi alle figure. Così non è storia ma è fiction historically correct.