Se il Congresso degli Stati Uniti dovesse approvare una legge per riconoscere le possibili ed eventuali implicazioni dell’Arabia Saudita negli attentati dell’11 settembre, il paese arabo ritirerà tutti i capitali, stimati in miliardi di dollari, investiti nelle attività finanziarie statunitensi. È questa la posizione ufficiale dell’Arabia Saudita comunicata alla Casa Bianca.
di Franco Iacch dal Giornale del 16 aprile 2016
L’amministrazione Obama sta cercando di bloccare l’approvazione di un disegno di legge, dal momento in cui il Ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, ha comunicato la posizione del proprio paese. Secondo il New York Times, Al-Juberi avrebbe anche quantificato ad Obama l’importo del denaro che l’Arabia Saudita sarebbe disposta a riportare in patria: 750 miliardi di dollari in titoli del Tesoro ed in altre attività finanziarie americane sul mercato mondiale.
Le rivelazioni sull’ultimatum dei sauditi arrivano pochi giorni dopo la paventata possibilità di declassificare le 28 pagine sugli attentati dell’11 settembre. Quelle 28 pagine potrebbero dimostrare una connessione saudita con i terroristi che pianificarono ed eseguirono gli attacchi, riscrivendo le dinamiche dell’attentato. Una decisione sull’opportunità di declassificare i documenti sarà presa entro 60 giorni. La decisione spetterà al presidente degli Stati Uniti.
Le amministrazioni Bush ed Obama, fino ad oggi, si sono rifiutate di declassificare quelle 28 pagine, sostenendo che il loro rilascio metterebbe a repentaglio la sicurezza nazionale. I critici, invece, motivano tale riluttanza a causa del coinvolgimento dell’Arabia Saudita nell’attacco terroristico di al-Qaeda che ha ucciso quasi 3.000 persone sul suolo americano. La Commissione 9/11 ha sempre affermato che non esiste alcuna prova che possa dimostrare un coinvolgimento dell’Arabia Saudita. Da rilevare che tale conclusione non può tenere conto di quanto sarebbe emerso nelle 28 pagine classificate.