La lettura delle labbra dei soldati inglesi – i “tommies” – ripresi da un film muto girato durante la battaglia della Somme nel 1916, ha ridato voce agli uomini che combatterono in quell’inferno, che in un solo giorno, il primo luglio, costò la vita di 20 mila soldati britannici e del Commonwealth. Questa ricostruzione è stata possibile grazie all’esperta di lettura delle labbra Jessica Rees, che con tre storici ha portato a termine l’analisi del film sulla battaglia della Somme conservato all’Imperial War Museum. Una sequenza mostra una compagnia dei Lancashire Fusiliers nell’attimo in cui balza all’attacco nel primo giorno del massacro della Somme. Un soldato ferito impreca. Un altra voce fuori campo grida di un imminente attacco. Altri, ripresi ancora lontano dal fronte, sorridono e gridano saluti per le loro madri.
Un “Tommy” mortaista sta dicendo al suo secondo tenente: “Mi auguro che stiamo nel posto giusto, perché sennò questa volta li bombardo tutti e poi me li inculo!” Queste possono essere stati le sue ultime parole. Infatti, pochi minuti dopo, lui e i suoi compagni sono stati falciati dalle mitragliatrici nemiche, dopo essere entrati in battaglia. In un’altra sequenza, un soldato con un piede ferito ripete: “Gesù, Gesù, Gesù, Gesù…”, bestemmiando anche ad alta voce: “‘fanculo!” Un altro soldato apostrofa gli operatori cinematografici: “Basta riprese, questo è terribile!”. Altrove, lungo il fronte, quello stesso giorno gli uomini della Royal Fusiliers sono pronti per la battaglia. Un caporale li esorta ad sbrigarsi a inastare le baionette: “fissatele, fissatele e tenetele fisse!”. Ci sono anche momenti più leggeri, però. I soldati del Reggimento Essex filmati durante una pausa, mentre si lavano in una piscina gridando: “Ciao mamma!” e “Ciao mamma, sono io”. Le cineprese riprendono anche i prigionieri, portati nelle retrovie. Uno di loro, forse sotto shock, è spintonato da un soldato britannico e grida: “nein, nein, nein!”. Queste ricerche si sono tradotte in un nuovo libro sulla Battaglia della Somme, e dissipa la convinzione che tali film sono pura propaganda, con scene di battaglia di posa. “La maggior parte delle riprese non è affatto una ricostruzione di studio”, secondo Alastair Fraser, co-autore di “Ghosts on the Somme: Filming the Battle”, il volume che racconta queste ricerche. “Le scene strazianti di lesioni e di morte sono in gran parte reali. Quando vedi un soldato cadere, è morto davvero”.
Fraser, bibliotecario all’Università di Durham, e i suoi co-autori Steve Roberts, guida un campo di battaglia, e Andrew Robertshaw, esperto militare della TV e curatore del Reale Museo del Corpo di Logistica a Deepcut, vicino Aldershot, pensarono di far leggere le labbra ad un esperto per poter sapere quali erano le vere parole dei soldati al fronte. Giunsero così alla signora Rees, che a causa della sua sordità, ha una grande perizia nella lettura delle labbra, tanto che spesso appare come un esperto in procedimenti giudiziari. “Ciò che mi ha colpito di più – ha detto la Rees – è stato l’ottimismo dei soldati e il loro coraggio. Tutti sembravano molto positivi, pieni di spirito di squadra e giocosi. Eppure, ho dolorosamente ben presto imparato, molti di loro non sopravvivono neanche al giorno di riprese. Quando ho finito ero diventata più umile. Robertshaw ha aggiunto: “Molti degli uomini che sono stati filmati sono presto morti. Alcuni sono stati uccisi appena più tardi, nello stesso giorno. Ciò che abbiamo appreso sono state, in alcuni casi, le stesse ultime parole di questi soldati”.
“Gesù, gesù, gesù…” ripete il soldato ferito al piede a destra, bestemmiando. Un altro soldato grida agli operatori: “Basta con queste riprese, è terribile!” (dal sito www.dailymail.co.uk)
Il caporale ordina ai soldati di inastare le baionette prima dell’attacco (“before going over the top”, in gergo inglese di trincea) “fissatele, fissatele, fissatele e tenetele fisse!” (dal sito www.dailymail.co.uk)