Un’ondata di iconoclastia sta travolgendo la civiltà occidentale. Alle sue radici la cancel culture nata negli ambienti colti dei radical chic e nei campus universitari USA. Così al grido delle parole d’ordine del «marxismo culturale» migliaia di monumenti finiscono nella polvere: quelli alla Confederazione, quelli a Colombo e perfino ai Padri Fondatori degli Stati Uniti. L’infezione è arrivata anche in Europa, declinandosi in varie forme per ciascun paese: dall’antifranchismo della venticinquesima ora spagnolo all’attacco contro le chiese in Francia. E in Italia iniziano le prime avvisaglie di una pazzia collettiva che rischia di distruggere nel nome del politicamente corretto l’intero patrimonio culturale. Un’emergenza alla quale è necessario far fronte subito, prima che sia troppo tardi.
Il grande rischio dell’iconoclastia non è la vernice sulla statua di Montanelli, ma è l’abitudine, la moda, la normalità che questo possa accadere. Ma anche pensare che il sorriso cattivo di chi distrugge non sia qualcosa da punire o correggere ma, al contrario, qualcosa da capire e coccolare fino a che poi l’ignoranza non diventerà un dato di fatto perché ci saremo scordati che a via dei Fori Imperiali c’era una statua di Giulio Cesare e che un’idiota, un giorno, ha chiesto e ottenuto venisse abbattuta.
Dalla prefazione di Emanuele Merlino