Parto da un ricordo personale risalente al novembre 2001. In quel mese, presso Bolaffi di Torino, all’andò all’asta, con francobolli, carte antiche e altri pezzi da collezione, una lettera senza nulla di apparentemente speciale. Un foglio del XVII secolo che un collezionista, rimasto anonimo, si portò a casa dopo aver firmato un assegno da due milioni e cento di lire (l’Euro avrebbe fatto la sua comparsa poco più di un mese dopo).
Il prezioso documento è una carta segnata dal tempo sul quale spicca una grafia non facilmente interpretabile e che il 16 agosto 1630 qualcuno spedì da Milano a Treviglio, nella Bergamasca.
Una lettera-busta: cioè un normale foglio che dopo essere stato usato come carta da lettera, veniva ripiegato in modo tale da trasformarlo in busta sul quale scrivere i dati del destinatario, mettere la ceralacca e poi affidarlo ai già burocratizzati sistemi postali dell’epoca.
Quella lettera, priva di firme autorevoli o riferimenti a personaggi storici, aveva comunque un valore aggiunto che ha notevolmente influito sul prezzo (la base d’asta era di cinquecentomila lire): il suo valore sta nel fatto di essere stata “affumigata”, cioè era una delle tante missive che venivano trattate dalla sanità del periodo per evitare di diffusione di infezioni, in primis la peste. Infatti, se guardiamo la data (16 agosto 1630), ci ricordiamo che a Milano allora infuriava il morbo, anzi si era al culmine dell’epidemia (abbiamo imparato a nostre spese che si dice “picco”).
Tra l’applicazione di forme preventive più o meno empiriche e la paura degli untori, si adottavano varie forme di disinfezione per cercare di contenere il contagio entro le mura della città. Per “affumigare” la lettera probabilmente sarà stato usato il metodo che consisteva nell’esporre il figlio ai fumi purificanti prodotti da erbe e altri “purgativi” vegetali bruciati, spesso insieme all’incenso.
Per facilitare l’accesso del fumo venivano praticati dei forellini sulla carta. Dopo questo iter, veniva applicato un apposito bollo, non sempre rassicurante: “Sanità di Milano. Netta fuori e sporca dentro” !!!
Chissà, forse un giorno avranno un certo valore anche i nostri green-pass cartacei? Non è il caso di pensarci, poiché, se dovessero arrivare a essere quotati come una lettera “affumigata”, non saremo di certo noi a dovercene occupare.