Atredici anni dall’uscita del presente lavoro, l’Editore mi ha chiesto di ripubblicarlo, cosa che ho accettato di fare, limitandomi a qualche correzione ed ad ampliamenti basati su ricerche successive. E’ stata incrementata la parte iconografica, utilizzando anche motivi grafici tipici dell’epoca, non certo a scopi apologetici, ma per meglio calare il lettore anche visivamente nell’atmosfera dell’epoca.
I fatti sono riportati con la massima accuratezza ed obiettività. Ogni affermazione è documentata. Certo questo lavoro non è classificabile negli schemi manichei di una “storiografia” di parte che pretende di riscrivere e reinventare la storia secondo ottiche di una ben evidente parte politica oggi di moda da parte di troppi che magari hanno strappato un diciotto politico e si assurgono oggi a storici militanti da centro sociale o odoranti di salamelle delle feste dell’Unità d’antan, sapendo poco o nulla di quanto scrivono, gonfiando cifre, magari inventandosi di sana pianta stupri di massa (ma quando, come, dove?) un impiego dei gas assolutamente sproporzionato (ci fu, e gli dedico un capitolo, ma non certo nel modo e nella quantità inventata da certi dilettanti che si pongono in cattedra senza aver una minima conoscenza tecnica dell’argomento) sottolineando il razzismo fascista ,e scordando l’abolizione della schiavitù, che mi si permetta, non è proprio cosa trascurabile..
Per il resto, il senso del libro è riassunto in questa frase di Paolo Caccia Dominioni:
Se il lettore li ritiene schiavi di una retorica insensata o di un’etica artificiosa, troverà oggi largo consenso di folle gregarie, di politicanti, uomini di governo e di parlamento, di confraternite letterarie e artistiche d’ogni conformismo. Ma questo libro non fa per lui, meglio chiuderlo subito, perché è il libro degli altri, di quelli che non chiedono la mancia.
Paolo Caccia Dominioni, Ascari K7
Non intendo piacere per forza, ma dare, per quanto sia possibile, un’idea veritiera di quanto avvenuto nei terribili giorni dell’assedio di passo Uarieu nel gennaio 1936, senza pretendere di dare patenti e giudizi attuali su fatti, idee, mentalità di quasi un secolo fa, ma ricordarne i protagonisti morti in nome di un’idea oggi considerata sbagliata, ma caduti comunque per l’Italia, scrivendo una delle pagine più belle delle fanterie italiane nel XX secolo. A loro, ed ai loro nemici morti altrettanto valorosamente per il loro imperatore e per il loro paese questo libro è dedicato, senza distinzione di nazionalità, di colore, di bandiera.
La battaglia combattuta a passo Uarieu tra le Camicie Nere della 2° Divisione 28 Ottobre e del VI Gruppo CC.NN. d’Eritrea e le truppe etiopiche di Ras Cassa nel gennaio 1936, oggi dimenticata, fu una delle battaglie decisive del conflitto etiopico. Dopo esser ste sorprese in campo aperto sul Mai Beles, le Camicie Nere ripiegarono nel fortino improvvisato di passo Uarieu, assediate per giorni da forze abissine venti volte superiori, senz’acqua e con poche munizioni, in attesa dei promessi rinforzi.
Se passo Uarieu avesse ceduto, l’intero schieramento italiano avrebbe corso il rischio di essere aggirato, ripetendo il disastro di Adua del 1896, tanto che Badoglio era pronto ad ordinare il ripiegamento oltre il confine eritreo: e una sconfitta dei Legionari avrebbe significato un colpo gravissimo, forse fatale, per lo stesso Regime fascista. Ma le Camicie Nere resistettero e vinsero, contro ogni aspettativa. e la temuta sconfitta divenne il punto di svolta della guerra.
La battaglia è ricostruita ora per ora, sulla base delle testimonianze e dei documenti coevi, analizzando la struttura degli eserciti in lotta, le operazioni precedenti, l’uso dei gas.
Pierluigi Romeo di Colloredo
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