HomeLuci rosse e rosaEros e Unità d'Italia: storia a luci rosse del Risorgimento

Eros e Unità d’Italia: storia a luci rosse del Risorgimento

Fare l’Italia e farsi le italiane. C’è qualcosa che manca nella pubblicistica che i grandi quotidiani nazionali, dal Corriere della Sera con i suoi Stella&Rizzo a La Stampa, con la coppia Fruttero&Gramellini, vanno dipingendo sul Risorgimento italiano, alla vigilia del 150° dell’Unità d’Italia. Manca l’osceno, il dietro le quinte. Mancano le lenzuola tricolori, la biancheria dei garibaldini, la Parigi di Cavour, la voglia arretrata del Vate Giosué Carducci, le cosce, il caldo e le zanzare.

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da del 23 febbraio 2010

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Insomma, manca la carne. Perché, se è facile scrivere di escort e di politici tentati dall’ambiguo e dal trans nel XXI secolo dei film di Pedro Almodóvar e delle fotografie di Robert Mapplethorpe, è difficile ammettere – in un Paese conformista e salottiero come il nostro – che anche gli eroi se la spassano; quando ho fame, ho fame: quando ho sete, ho sete e quando ho voglia, ho voglia. E allora alziamolo quel séparé che nasconde i corpi e l’anima di un’avventura, l’Unità d’Italia, che fu tante cose: guerra, politica, coraggio, tattica, anticlericalismo, diplomazia e donne. Donne da portarsi a letto o in sogno, sublime sacrificio al feticismo dell’immaginazione militare.
Ad alzare il sipario sull’osceno del Risorgimento ci avevano provato – poco meno di 40 anni fa – quel diavolo del giornalista e scrittore Gian Carlo Fusco e altri autori in un volumetto, passato quasi inosservato – I mille e una notte. Storia erotica del Risorgimento, pubblicato da Tattilo (nomen omen?) editore. Più sobri (ma non troppo) di Fusco, uno che si beveva un paio di litri di grappa al giorno, cominciamo allora, in questo 2010, a navigare nell’osceno partendo da Genova, la città di Nino Bixio, il braccio destro di Giuseppe Garibaldi che l’agiografia ottocentesca ha battezzato il secondo dei mille.
E siccome un uomo lo si capisce anche dalla moglie che si tiene accanto, per entrare dentro i turbamenti dello spregiudicato garibaldino genovese, non si può che principiare dalla sua consorte, donna Adelaide. «Di alta statura – la descrive Marcello Staglieno nel suo libro Nino Bixio del 1973 – fresca, formosa, aveva lunghi capelli biondi, occhi celesti, incarnato bianchissimo, viso affilato, labbra carnose, seno abbondante, gambe lunghe e ben modellate. Una bellezza vistosa, guastata appena da un naso prominente». Di lei, Bixio, si era innamorato poco dopo i vent’anni quando la passione è ancora intrisa di furori giovanili. Carne e sangue. Sempre fuori, sulle navi, non poteva però pretendere da madame un’eterna fedeltà. Così, quando naviga per il mondo, sospeso tra i mari e i bordelli che trova negli scali in terraferma, di tanto in tanto gli giungono notizie non proprio rassicuranti sulle giornate genovesi della sua signora. In Liguria, Adelaide, è una donna molto chiacchierata. Si parla di relazioni, a destra e a manca, perfino con un suo cugino. I parenti, diamine, ti mettono sempre nei casini, anche se sei un eroe. Una vita avventurosa, cornuta e scopereccia, quella di Bixio, che si iscrive nella storia d’Italia per un dettaglio che lo consegnerà per sempre agli altari della Patria: l’impresa dei mille. È il 5 maggio del 1860 quando ha inizio la leggenda. Bixio – come ricorda lo stesso Fusco ne I Mille e una notte – sarà a bordo del «Lombardo», imbarcazione di cui avrà il comando. Si parte, il Tirreno è grande: rotta sulla Sicilia.

L’isola, per lui, sarà un’infinità di cose, angeli e demoni insieme. Marsala, Palermo, Corleone con i suoi postriboli, le puttane e Bronte, la città che oggi – nel XXI secolo decadente – molti conoscono soltanto per i suoi pistacchi. In realtà questo piccolo paesino arrampicato sulle cosce dell’Etna, diverrà il teatro di un eccidio e di una repressione ordinati dallo stesso Bixio. È l’agosto del 1860 quando per sedare il malcontento popolare mischiato ai briganti e a tutto il resto, quel «cornuto» di Nino dispone di reprimere tanto che i giornali dell’epoca parleranno apertamente di «feroce eccidio».
La pubblicistica cresciuta attorno allo sbarco dei Mille è arrivata a sussurrare le ipotesi più varie, tra cui quella che Bixio si sarebbe convinto a ordinare la repressione mentre si trovava in un casino, a Corleone: «En to cul» ai Borboni ed al Regno delle due Sicilie. Difficile dirlo con certezza. Di sicuro, però, l’eroe dei Mille, il numero due di Giuseppe Garibaldi, andava a puttane ed aveva una moglie, la cara Adelaide, un poco zoccola. Capita.

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(1.Continua)

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Inserito su www.storiainrete.com il 17 aprile 2010


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