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E’ morto il premio Nobel Ginzburg, lavorò all’atomica sovietica

E’ morto l’8 novembre scorso a Mosca Vitaly Ginzburg, il fisico russo sopravvissuto alle purghe staliniane lavorando al progetto della bomba atomica per i sovietici e poi vincitore del premio Nobel per la fisica. Ginzburg aveva 93 anni e da tempo era malato.

Il fisico vinse il Nobel nel 2003 per aver sviluppato la teoria dei superconduttori, materiali che permettono all’elettricità di passare senza resistenze a temperature molto basse. Ginzburg ha condiviso il premio con il britannico-statunitense Anthony Leggett e lo scienziato americano di origini russe Alexei Abrikosov.

Ma la carriera di Ginzburg come studioso sovietico finì quando si sposò in seconde nozze con una donna arrestata nel 1944 e condannata a tre anni di lavori forzati con l’accusa di aver progettato un attentato per uccidere Stalin. Allora stava fiorendo l’anti-semitismo di Stato e fu pubblicato su un giornale un attacco contro Ginzburg.

“Potevo solo immaginare cosa il destino mi avrebbe riservato in quel momento e in quel luogo”, scrisse Ginzburg in un articolo autobiografico per la commissione del premio Nobel. “Sapevo che mi sarebbe costato caro ma fui salvato dalla bomba a idrogeno”.

Ginzburg spiegò di aver lavorato assieme al fisico sovietico Andrei Sakharov – che poi divenne un noto dissidente – al progetto della bomba a idrogeno e raccontò di aver sviluppato assieme al collega le due idee portanti che resero possibile la realizzazione del progetto.

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Ma nel 1951, Ginzburg fu allontanato dal progetto dell’atomica mentre Stalin conduceva una campagna di anti-semitismo in cui gli ebrei venivano accusati dei guai dell’Unione Sovietica e venivano esiliati nei campi di lavoro.

“E’ stata una enorme fortuna che il leader supremo non abbia avuto il tempo di realizzare il suo progetto e morì o fu ucciso il 5 marzo 1953”, scrisse ancora Ginzburg nell’articolo.

Lo studioso raccontò che lui e la sua seconda moglie, Nina Yermakova, festeggiarono il giorno della morte di Stalin.

Ginzburg si impegnò attivamente nella vita pubblica dopo il crollo dell’Unione Sovietica, firmando lettere e concedendo interviste e criticò anche i crescenti legami del Cremlino con la chiesa ortodossa.

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Inserito su www.storiainrete.com il 14 novembre 2009

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