Mosca 1929, la capitale dell´Unione Sovietica brulica di fervore rivoluzionario. Stalin sempre più saldo al potere ha appena varato il primo piano quinquennale per la modernizzazione del paese. Il documentario “L´uomo con la cinepresa” di Dziga Vertov mostra i cittadini in presa diretta, indaffarati nel costruire il socialismo. Ma cosa fanno i funzionari del sindacato presso la Associazione edilizia, nella loro austera sede vicino al Cremlino?
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Nicola Lombardozzi per “la Repubblica” del 10 marzo 2010
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Ce lo raccontano loro stessi in vecchie carte riemerse da atti giudiziari dimenticati: «Siamo usciti alle due di notte dal ristorante Praga. Abbiamo preso delle puttane, abbiamo affittato un´auto e siamo andati in ufficio». Per stare comodi, visto le micragnose dimensioni degli appartamenti imposte anche ai funzionari di rango. Ma anche per poter compiere la missione di cui si erano auto insigniti in una sorta di statuto: «La nostra società si fonda sull´ubriacatura totale e sull’amore libero. Tutti i membri del nostro gruppo si prestano assistenza reciproca nello scambio delle donne».
Marachelle, rispetto a quello che le autorità giudiziarie scoprirono nel 1935 quando il regime decise di frenare «l´ondata di libertinaggio che mina le basi del sistema». Nei documenti ingialliti, scoperti la settimana scorsa nella procura di Mosca c´è un´inchiesta del giudice Vycinskyij su una organizzazione analoga spudoratamente chiamata Bljadokhod la cui traduzione più logica è “Puttanaggio”.
Il gruppo era formato da otto uomini di partito nella lontana cittadina di Uvat in Siberia diretti dall´agronomo capo Komarov. Quello che sconcerta il giudice di allora è la perfetta assimilazione da parte della banda del linguaggio e della programmazione sovietica. Obiettivo di Bljadokhod era «il costringimento al rapporto sessuale del maggior numero possibile di donne».
La cosa era organizzata con tanto di verbali, si stabiliva quante donne dovesse “usare” ciascun membro del gruppo, quante dovessero essere contagiate con malattie veneree. L´agronomo Komarov compilava anche i preventivi di spesa e ne pretendeva il rispetto. Quando furono tutti arrestati e condannati a dieci anni di carcere a Komarov toccò una condanna supplementare di 24 mesi per un reato ancora più infamante per un agronomo sovietico: «Ha trascurato di assistere i kolkhoz nella germinazione dei seminativi. Di conseguenza in molti kolkhoz la germogliazione ottenuta è stata inferiore alla percentuale prestabilita».
Morale e piano quinquennale andavano infatti a braccetto nella logica del Cremlino che 75 anni fa scatenò la campagna castigatrice intuendo che le furie sessuali degli uomini di partito bloccavano in qualche modo la macchina del potere. La svolta risale al 7 giugno del ‘35. Le indagini su un presunto complotto per assassinare Stalin rivelarono che il Cremlino è pieno di impiegati «ostili al governo sovietico». Tutta colpa, si decise, di Avel Enukidze segretario del Comitato Centrale.
Comunista integerrimo aveva però reclutato il personale secondo criteri tutti personali. «Disponendo – dicono le carte di beni di lusso irraggiungibili dalle masse, si comprava donne di tutte le età che dopo un po´ venivano girate ai suoi amici». Vero o falso è difficile da accertare. Di certo quando il Comitato Centrale, quel 7 giugno, decise di espellere dal Partito Enukidze «per la sua condotta di vita».
I giudici capirono che la questione morale era diventata prioritaria e riaprirono fascicoli lasciati marcire in archivio. Fu così che solo quindici giorni dopo il solerte giudice Vycinskij aveva già redatto un verbale contro Serghej Meshki già direttore dell´Intourist e poi di altri grandi consorzi di stato. Meshki è un vero recordman secondo i giudici di Stalin: almeno 300 le sue impiegate costrette a compiacerlo. Ad alcune raddoppiava le razioni alimentari o aumentava lo stipendio. A quelle che non cedevano tendeva imboscate in ufficio violentandole e sapendo bene di non rischiare alcuna denuncia.
Sesso e potere andavano tanto bene assieme che qualcuno si inventò un potere che non aveva come un tale Boris Gonkun che falsificando una tessera di partito del 1907 riuscì a farsi passare per anni come ex segretario di Lenin. Con questa magica etichetta si offriva di accudire piccole orfanelle pescate di volta in volta dagli istituti per l´infanzia. Il risultato è un elenco spaventoso di imprese pedofile con bambine di 10 e 14 anni. Ma l´ansia moralizzatrice di Stalin durò poco.
I processi non erano pubblici ma la voce che le malefatte erotiche venissero finalmente punite si diffuse. I giudici furono sommersi di delazioni e ne fecero un uso massiccio. Poi arrivarono nomi veramente intoccabili e si cominciò ad insabbiare. Fino a quando un ordine non scritto dal Cremlino fece capire che era il caso di tornare ad occuparsi d´altro.
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Inserito su www.storiainrete.com il 10 marzo 2010