Un saggio assai prezioso a firma di Fabrizio Ansani
di Marino Pagano per Storia in Rete del 12 settembre 2024
Il volume di Fabrizio Ansani, “Il cavallo da guerra e lo Stato nel Rinascimento”, edito da Il Mulino nel 2024, si presenta come un’opera di straordinario valore nel panorama della storiografia rinascimentale. Con una prosa rigorosa e avvincente, Ansani, British Academy Newton International Fellow presso l’Università di Exeter e profondo conoscitore della storia italiana del basso Medioevo e della prima età moderna, offre un’analisi penetrante e complessa del ruolo del cavallo da guerra nella costruzione degli Stati rinascimentali, esplorando le intersezioni tra economia, politica e società attraverso il prisma del cavallo e della sua gestione.
Ansani parte dall’assunto che immaginare una città rinascimentale, o le campagne circostanti, senza l’immagine del cavallo è impresa decisamente ardua. Idem dicasi per il basso Medioevo specialmente.
Il cavallo, presenza costante nelle strade affollate di mercati e tra le architetture cittadine, non è tanto un mezzo di trasporto o uno strumento bellico, ma anche un simbolo di ricchezza, status sociale e potere politico. L’autore esplora come questa simbiosi tra uomo e animale rifletta e influenzi la nascente classe protoborghese e le dinamiche sociali dell’epoca.
L’opera si addentra con meticolosa attenzione nel mercato dei corsieri – i cavalli da guerra per eccellenza – nel Quattrocento, svelando le complesse dinamiche economiche e politiche che ruotano attorno a questi preziosi animali. Le quasi 500 pagine del libro offrono un’indagine dettagliata e stratificata, in cui ogni aspetto della questione è affrontato con una profondità rara. Ansani mostra come il coinvolgimento dei ceti produttivi e dei grandi mercanti nella formazione degli eserciti e nell’armamento sia stato cruciale, sottolineando i conflitti sociali che emergono tra i diversi attori politici – dai grandi feudatari alle comunità cittadine – nel controllo e nella gestione di queste risorse equine.
Un altro aspetto fondamentale che Ansani affronta è la rappresentazione dei principi nelle sfarzose architetture delle stalle e nella creazione di una nuova arte equestre, legata all’ethos aristocratico del cortigiano. Qui l’autore non si limita a descrivere gli eventi, ne esamina piuttosto le implicazioni culturali e simboliche, mettendo in luce come la figura del cavallo da guerra contribuisca alla definizione del potere e del prestigio dei signori rinascimentali.
La ricerca è arricchita da un’analisi dettagliata della rivoluzione logistica quattrocentesca, che Ansani esplora in termini di economia, politica e società. La gestione delle forniture equine, il controllo statale sulla popolazione di cavalli e il commercio internazionale di questi animali emergono come temi centrali per comprendere l’evoluzione degli Stati nazionali. Il controllo delle dotazioni equine diventa, secondo Ansani, uno dei primi esempi di centralizzazione del potere da parte degli emergenti Stati moderni, un passaggio che si manifesta tanto nel dominio delle risorse militari quanto in quello delle relazioni diplomatiche.
Particolarmente interessanti sono le pagine dedicate alle tensioni diplomatiche e commerciali che si sviluppano attorno al commercio di cavalli, con fiere specializzate in Lombardia che diventano teatro di concorrenze accese tra le varie politiche ducali. Ansani illustra con precisione le diverse tipologie di cavalli, i loro usi e le loro caratteristiche, offrendo al lettore uno sguardo su un mondo intricato e ben definito, dove ogni dettaglio conta.
La discussione storica e storiografica si allarga, poi, all’influenza dei cosiddetti cavalcatori ed a tutto il mondo legato alla formazione e all’allevamento dei cavalli signorili. Celebri sono i cavalcatori in trasferta, come quelli di Mantova che contribuirono a costruire allevamenti in Sicilia: del resto, il ruolo centrale del Regno di Napoli, con la sua celebre scuola equestre e il controllo spesso massiccio delle esportazioni, è pure decisivo.
Ansani dipinge un quadro vivido del Sud Italia, dove massari e addetti alle mandrie giocano un ruolo cruciale nella gestione delle risorse equine, contribuendo allo sviluppo economico e militare della regione.
Il saggio di Fabrizio Ansani, dunque, si configura come un contributo fondamentale alla comprensione di aspetti più che interessanti del nascente e poi consolidato Rinascimento italiano.
“Il cavallo da guerra e lo Stato nel Rinascimento” è un’opera che illumina un ambito finora poco esplorato della storia militare e sociale – se non in contributi troppo specialistici -, invitando in più il lettore, come detto, a riflettere sul ruolo centrale che questi nobili animali hanno avuto nella costruzione degli Stati moderni. Un lavoro di grande erudizione e cultura, destinato a diventare un punto di riferimento per studiosi e appassionati.