Cagliostro (1743 – 1795) fu un fenomeno mediatico – spiegato Pasquale Palmieri nel suo “Le cento vite di Cagliostro” (Il Mulino, pp. 264, € 22,00) perché per dodici anni, alla fine del Settecento, l’Europa parlò principalmente di lui. Grazie a presunte doti divinatorie, abilità alchimistiche e militanze massoniche, le imprese di Cagliostro stimolarono cronache giornalistiche, libelli, satire, ritratti, caricature, romanzi, componimenti poetici. Appariva abbastanza stravagante da suscitare stupore, ma possedeva anche la tipicità necessaria per risultare credibile. Fu un autentico fenomeno mediatico, protagonista di uno spettacolo ricco di colpi di scena. La sua vicenda toccò argomenti cruciali come il funzionamento della giustizia, l’esercizio del potere, l’organizzazione del sapere e il rapporto con la natura. Alimentò dubbi ed enigmi, suggerendo solo risposte frammentarie e incomplete, sospese tra fede e razionalità, virtù e misfatto, redenzione e dannazione.
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