Nel 1945 l’editore milanese Lucchi pubblica un resoconto della relazione tra Benito Mussolini e Clara Petacci. In copertina si annunciano «scandalosi particolari». Carta povera. Stampa modesta. Come il racconto. L’autore, Angelo Colleoni, ripercorre la storia del «furioso erotomane» (Mussolini), dalla gioventù socialista a Claretta (senza dimenticare le altre numerose amanti). La povera Clara «peccò, ma riscattò i suoi peccati con la morte». Alla «coppia boccaccesca», per concludere, toccò un triste destino.
di Claudio Siniscalchi dal del 01/03/2017
Nel 2017 la Yale University Press pubblica il saggio dello storico australiano Richard J.B. Bosworth, Claretta. Mussolini’s Last Lover. Certo non si possono fare paragoni. Ma ciò che era giustificabile, in errori e svianti interpretazioni, al Colleoni del 1945, non può essere perdonato al Bosworth del 2017. Il lettore si aspetta una biografia di Claretta. Invece deve sorbirsi una incomprensibile introduzione in cui si salta di paolo in frasca, dal Movimento sociale italiano ai figli del Duce; da donna Rachele alla Dc; dalle lettere di Churchill ai falsi mussoliniani delle sorelle Panvini e i falsi diari pubblicati da Marcello Dell’Utri; da Berlusconi a Monti. E poi si attacca con le scorribande del «grande predatore». Il «furioso erotomane» Benito, anche quando era giovane socialista rivoluzionario frequentava bordelli. La carriera politica del Don Giovanni romagnolo è scandita dalle amanti: dalla marxista ebrea Angelica Balabanoff all’aristocratica ebrea Margherita Sarfatti. E poi il «grande eiaculatore» semina figli ovunque. Legittimi con Rachele. Illegittimi con Fernanda Oss Facchinelli, Ida Dalser, Bianca Ceccato, Angela Cucciati, Ines De Spuches, Magda Brard (probabilmente uno), Alice Pallottelli (probabilmente due), Romilda Ruspi. Pure Claretta avrebbe avuto un figlio, se fosse riuscita a portare a termine la gravidanza. Del resto, Bosworth ricorda, anche Gheddafi e Bokassa avevano appetiti sessuali smisurati. Come li avevano Marinetti e d’Annunzio. Si va avanti così, sino alla fine della storia di Clara e Benito.
Negli ultimi anni Bosworth fra gli studiosi del fascismo di lingua inglese si è affermato come il più noto. Gli si deve una corposa monografia su Mussolini, per larghi tratti imbarazzante, edita nel 2002 (tradotta in Italia da Mondadori). Lo studio della biografia di Claretta è un riassunto, male assortito, di quanto si è scritto per lungo tempo in Italia, dal 29 agosto 1943, quando Il Messaggero e Corriere della sera pubblicarono la storia della relazione del Duce con la giovane Clara, oltre agli imbrogli e agli intrighi della famiglia Petacci. Nel frattempo Badoglio aveva fatto arrestare Clara, i genitori e la sorella. Per grosse linee quel ritratto al negativo viene fatto proprio da Bosworth. Definire Clara la Ducessa in fondo è ripetere lo stereotipo già usato in senso dispregiativo dai fascisti, che odiavano la ragazza, e che addirittura volevano eliminarla quando si presentò a Salò. Di recente sono stati resi pubblici lettere, diari e svariati materiali di Claretta, comprese le missive di Mussolini scritte durante i giorni di Salò. Un fondo che consente di uscire dalle secche dei luoghi comuni. Ma Bosworth ha preferito seguire la strada dell’harem di Mussolini, delle alcove, delle amanti a ciclo continuo. Della sua predisposizione alla brutalità sessuale. A lungo chi si è occupato di storia del fascismo ha dovuto misurarsi con l’opera del britannico Denis Mack Smith. Il grande storico e collaboratore del Giornale Rosario Romeo auspicò che ogni libro dovesse essere accompagnato da una indicazione. Come nei film: riferimenti a personaggi e fatti storici realmente accaduti, debbono intendersi frutto del caso. Raccomandazione che andrebbe adottata in caso di traduzione italiana del saggio di Bosworth.