I rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita sono pessimi. Il regno non ha gradito l’apertura di Obama all’Iran e la linea morbida americana nei confronti della Siria. Gli esponenti del regime hanno criticato, apertamente, “la debolezza” della Casa Bianca. Un contrasto dove potrebbe aprirsi un altro fronte: quello delle possibili complicità saudite nell’attacco dell’11 settembre 2001. Due senatori, il repubblicano Walter Jones e il democratico Stephen Lynch, vogliono che siano rese pubbliche 28 pagine censurate del rapporto sull’assalto all’America da parte dei qaedisti. Una sezione del report che è stata “oscurata” dall’allora presidente Bush per non compromettere le relazioni con un paese alleato e importante partner commerciale. I congressisti hanno già presentato una risoluzione per costringere Obama a spezzare il cerchio del silenzio.
di Guido Olimpio dal Corriere della Sera del 17 dicembre 2013
In passato sono emerse molte informazioni, confermate dalla Cia, sui rapporti tra funzionari sauditi e alcuni degli attentatori suicidi. In questi giorni la stampa statunitense ne ha ricordati diversi. Fahad al Thumairy, impiegato al consolato saudita di Los Angeles, ha coordinato un team che ha accolto Khalid Al Minhdhar e Nawaf al Hazmi, due dei dirottatori del 9/11. La stessa squadra, gestita da Omar al Bayoumi, ha creato un punto d’appoggio a San Diego. Non meno serie le rivelazioni su un personaggio molto amico della famiglia Bush e di casa negli Usa. Il principe Bandar, all’epoca ambasciatore a Washington e oggi capo dell’intelligence, ha inviato 130 mila dollari a Osama Bassnan, agente saudita che assisteva i due dirottatori in California. Un bonifico seguito da altri finanziamenti sempre legati a Riad. Non meno interessanti i movimenti di altri emissari sauditi. Saleh Hussayen era nello stesso hotel di Dulles (Washington) dove alloggiavano i terroristi protagonisti dell’attacco al Pentagono. Esam Ghazzawi, consigliere di un nipote del re, ha ricevuto nella sua sontuosa residenza di Sarasota (Florida) Mohammed Atta e altri kamikaze. Due settimane prima dell’11 settembre, il funzionario saudita ha lasciato precipitosamente la residenza, abbandonando auto di lusso e costosi arredamenti. Si tratta di particolari significativi ma che probabilmente sono nulla se comparati a quelli ancora protetti dal “segreto di stato”. Vedremo se la battaglia dei senatori, sostenuti dai familiari delle vittime, avrà successo.
VUOI SAPERNE DI PIU’? STORIA IN RETE HA DEDICATO UN LUNGO DOSSIER A TEORIE E CONTROTEORIE SULL’11 SETTEMBRE 2001!!