Un libro ipotizza il «doppio gioco» di Anthony Blunt, spia sovietica infiltrata nell’intelligence che britannica che potrebbe aver passato informazioni anche ai nazisti
di Antonio Carioti dal Corsera del 28 aprile 2024
Possibile che una spia sovietica infiltrata nei servizi segreti britannici abbia passato informazioni preziose, verso la fine della guerra, anche ai nazisti, nonostante l’alleanza allora esistente tra Londra e Mosca contro Adolf Hitler? È l’ipotesi, di cui riferisce «The Sunday Times» del 28 aprile, avanzata nel libro The Traitor of Arnhem da Robert Verkaik, che punta il dito contro Anthony Blunt, illustre storico dell’arte e al tempo stesso informatore al servizio del Cremlino.
L’ipotesi di sabotaggio
Secondo l’autore del saggio, l’agente dei sovietici avrebbe sabotato l’operazione militare alleata Market Garden, diretta nel settembre 1944 contro la città di Arnhem in Olanda, che avrebbe dovuto affrettare il crollo della resistenza tedesca sul fronte occidentale e invece si risolse in uno scacco. In questo modo venne favorito l’obiettivo dell’Armata Rossa di giungere a Berlino, come in effetti accadde, prima degli anglo-americani.
Chi era Blunt
Blunt, morto nel 1983 a 75 anni, era stato reclutato dai servizi segreti di Stalin negli anni Trenta. Era uno dei famosi «cinque di Cambridge», allievi della prestigiosa università che scelsero di schierarsi con l’Urss e di fornirle informazioni volte a espandere l’influenza del comunismo nel mondo. Era entrato nel MI5, servizio addetto alla sicurezza interna del Regno Unito, durante la Seconda guerra mondiale, nel 1940, e ne uscì al termine del conflitto.
L’attività di spionaggio
La sua attività di spionaggio fu scoperta nel 1963: l’anno seguente Blunt confessò e ottenne l’immunità da procedimenti giudiziari. Solo nel 1979 la sua attività clandestina venne resa nota dal primo ministro Margaret Thatcher e fu privato di ogni onorificenza ricevuta per il lavoro di studioso. Ma se fosse vero quanto sostiene Verkaik, che pure ammette di non avere trovato prove decisive al riguardo, sul suo profilo si aggiungerebbe una macchia molto grave.
Il piano degli Alleati per l’invasione della Germania
Di certo Blunt era ben informato circa il piano dell’operazione Market Garden, che doveva consentire agli Alleati di cogliere di sorpresa la Wehrmacht e di attuare una rapida invasione della Germania. Altrettanto sicuramente i paracadutisti britannici lanciati in Olanda incontrarono un’inaspettata e strenua resistenza tedesca, che determinò il fallimento dell’offensiva. Ad avvertire i nazisti fu un doppio agente olandese, Christiaan Lindemans, ma non fu il solo. Berlino ricevette un rapporto più dettagliato da una spia misteriosa denominata in codice «Josephine».
L’eventuale responsabilità di Blunt
Un anno dopo proprio Blunt, in quanto ufficiale del MI5, fu incaricato di scoprire l’identità di «Josephine». Si sarebbe trovato paradossalmente, secondo Verkaik, a investigare su sé stesso. Se fosse così, sullo storico dell’arte inglese graverebbe una responsabilità pesantissima. Avrebbe ritardato la fine del Terzo Reich, contribuendo, osserva Verkaik, «alle morti di decine di migliaia di militari alleati e di innumerevoli civili che perirono come risultato del prolungamento della guerra».