Niente nomi italiani, “bollati come fascisti”, e niente obbligo di bandiera italiana nei rifugi di montagna altoatesini. La proposta lanciata del partito separatista di Eva Klotz e Sven Knoll, approvata in Consiglio provinciale a Bolzano, suscita polemiche. E coinvolge Vittorio Veneto.
da del 24 settembre 2013
Il rifugio altoatesino che porta il nome della città della vittoria, infatti, si chiamerà Schwarzensteinhutte, “sasso nero”, come la vetta su cui è posizionato. Il nome “Rifugio Vittorio Veneto”, a detta del movimento separatista che ha lanciato la proposta, rievoca il periodo fascista. E per questo va cancellato.
La decisione ha scosso un po’ la città: Vittorio Veneto non è forse medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza?
Ma le polemiche proliferano soprattutto in Alto Adige, dove in molti considerano la scelta non accettabile. ”I rifugi di montagna non sono strutture private come un qualsiasi bar di una citta’ o di un paese. Sono luoghi che a tutti gli effetti hanno e svolgono un servizio pubblico in favore di chi va in montagna – commmenta Scelta Civica – La mozione del partito di Eva Klotz e Sven Knoll approvata in Consiglio provinciale (nome solo tedesco e niente bandiera italiana) anche dalla Svp – sottolinea – va contro ogni logica di buon senso prima ancora che contro una elementare forma non soltanto di convivenza tra la popolazione locale ma anche di rispetto verso i tanti turisti che amano le nostre montagne e frequentano da sempre i nostri rifugi che conoscono con i nomi che hanno da decenni”.
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