di Emanuel Pietrobon da InsideOver dell’8 aprile 2023
Alcuni lo hanno chiamato l’uomo più malvagio del mondo. Altri lo hanno plaudito come l’occultista più pericoloso di tutti i tempi. Altri ancora lo hanno bollato come una persona non grata, per via delle attività presumibilmente illecite condotte nelle sue dimore, procedendo ad espellerlo.
Per i connazionali, un po’ per patriottismo e un po’ per il fascino del male, non è stato né malvagio né pericoloso: è stato uno dei Cento britannici più grandi di ogni tempo. Il suo nome era Aleister Crowley, padre fondatore dell’occultismo contemporaneo e ispiratore di Anton LaVey e L. Ron Hubbard, e il lato più intrigante della sua esistenza è sconosciuto al grande pubblico: è stato uno dei più importanti 007 al servizio di Sua Maestà.
Agente segreto 666
Aleister Crowley è universalmente noto per essere stato il fondatore di Thélema e per aver scritto la pietra miliare dell’occultismo contemporaneo, Il libro della legge. Le biografie che lo riguardano raccontano quasi esclusivamente di rituali orgiastici, invocazioni demoniche e messe nere, contribuendo a perpetuare la fama di adoratore del Maligno e di maestro del sesso magico. Ma dietro la storia dello stregone c’è (molto) di più.
Il vero lato oscuro di Crowley aveva poco a che fare con la magia e molto con la politica e lo spionaggio. Un lato che lo storico Richard B. Spence ha raccontato nell’immeritatamente semisconosciuto Secret Agent 666: Aleister Crowley, British Intelligence, and the Occult, scritto attingendo agli archivi storici di quattro paesi – Francia, Italia, Regno Unito, Stati Uniti –, e che copre un’epoca lunga un quarantennio.
Letterato, carismatico e anticonvenzionale, ma anche genuinamente interessato all’esoterismo, Crowley era l’uomo di cui avevano bisogno i servizi segreti della Corona per infiltrare il reame dell’occultismo britannico, fiorente e impermeabile, allo scopo di capire se potesse rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale. La missione affidatagli dai servizi segreti, completata trionfalmente, gli avrebbe spianato la strada alla gloria eterna e lo avrebbe condotto ai quattro angoli del mondo.
Da Londra a Città del Messico
Uno dei primi incarichi ricevuti dai servizi segreti avrebbe riguardato l’infiltrazione della più influente setta dell’età vittoriana, l’Ordine dell’alba dorata, della quale Londra voleva conoscere i membri, decifrare le intenzioni e monitorare il fondatore, Samuel Liddell MacGregor Mathers, sul quale circolavano voci di simpatie carliste.
Crowley avrebbe scoperto che Sua Maestà aveva effettivamente ragione di temere Mathers. Perché Alba dorata, una sorta di P2, era popolata di indipendentisti irlandesi e di nobili britannici di simpatie carliste, incluso Mathers, dotati di armi e denaro a sufficienza per destabilizzare l’Irlanda e la Spagna, sul cui trono avrebbero voluto instaurare un discendente di Don Carlos in cambio di ritorno politico ed economico.
La sicurezza nazionale era appesa ad un filo chiamato Crowley. Seminando discordia, tra i membri e contro Mathers, e passando ai superiori i documenti sui piani dell’Alba dorata, dai registri anagrafici alle comunicazioni sensibili, l’agente 666 avrebbe portato il tramonto sulle ambizioni politiche della setta, causandone successivamente l’implosione.
In concomitanza con la raccolta di dati sugli esoteristi d’Inghilterra e con la piantatura di zizzania all’interno dei loro circoli, non soltanto di Alba dorata, Crowley avrebbe trascorso buona parte degli ultimi sgoccioli dell’epoca vittoriana a viaggiare. Tante mete, una più esotica e remota dell’altra, come Cina, Giappone, India e Messico. Tante mete, troppe, per uno stregone senza entrate fisse e periodicamente in bancarotta. Il segreto di Crowley non era l’autofinanziamento, ma il suo essere un agente sotto copertura di Sua Maestà.
Nessun viaggio all’estero era mai organizzato per soddisfare l’appetito di sapienza antica di Crowley. Tutti i viaggi avevano un comune denominatore: la raccolta di intelligence. In Messico per porgere l’orecchio alle voci sulla scoperta di giacimenti petroliferi aperti agli investitori stranieri. In Cina per controllare la tratta dell’oppio. In Russia per informarsi sulle prospettive di una rivoluzione antizarista di stampo rosso.
Crowley durante la Grande guerra
Bisognoso di ispirazione per la scrittura di nuovi libri e per la realizzazione di dipinti, allo scoppio della Grande guerra, Crowley si sarebbe trasferito negli Stati Uniti. La lontananza da casa, diceva, era la musa ispiratrice della sua creatività. Quel che non disse mai, invece, è che il trasferimento momentaneo negli Stati Uniti gli fu ordinato dall’intelligence britannica.
Più che a scrivere e dipingere, scopi ufficiali del suo soggiorno a stelle e strisce, Crowley avrebbe curiosamente passato il tempo a militare nei comitati antiguerra e a frequentare i circoli filoirlandesi e filotedeschi.
Tra i più importanti successi ottenuti dal Donnie Brasco dell’occulto in questo periodo figurano l’infiltrazione della diaspora irlandese di New York, funzionale a un’indagine su un presunto complotto tedesco-irlandese, e l’entrata nella redazione di The Fatherland, una popolare rivista filotedesca con sede nella Grande Mela, sfruttata per informare Londra (e Washington) dei suoi legami con Berlino e per scrivere articoli propagandistici che radicalizzassero l’opinione pubblica americana in senso antitedesco e bizzarramente entusiastici della guerra sottomarina.
Più che l’entrata in Fatherland e il relativo screditamento della causa tedesca presso gli americani, ad ogni modo, il più grande risultato ottenuto da Crowley sarebbe stato l’affondamento della Lusitania. Entrato in contatto coi servizi segreti tedeschi, via Fatherland, Crowley avrebbe passato loro della falsa intelligence sulle tendenze di opinione negli Stati Uniti e in altri paesi, convincendoli che un siluramento eclatante avrebbe portato consensi alla causa tedesca. Accadde l’opposto. E due anni più tardi, con l’esplosione del caso Zimmermann, l’episodio sarebbe stato utilizzato dal fronte interventista per legittimare la partecipazione alla guerra.
Alla corte del Duce e del Führer
Nel primo dopoguerra, andata a buon fine la missione americana, a Crowley fu chiesto di fare ritorno in Europa. Erano richiesti i suoi servigi in Italia e in Germania, dove i servizi segreti avevano necessità di capire la natura di un nuovo movimento politico, il nazifascismo, e di avere un orecchio in quegli ambienti ad esso simpateticamente vicini, come l’occultismo britannico.
La missione lo avrebbe condotto nella profondità dell’Italia strapaesana, Cefalù, dove rilevò una proprietà terriera per inaugurare una comune autogestita, chiusa ai profani, ufficialmente adibita a sede dell’Ordine di Thélema.
L’Abbazia avrebbe rapidamente acquisito una fama maledetta tra i residenti, preoccupati dalle sparizioni di animali e dal vestiario lugubre degli inquilini, ma trattavasi in realtà, più che di un mero tempio dell’occulto, di una base del MI6 sotto mentite spoglie.
Nel 1923, all’indomani della morte in circostanze misteriose dell’oxfordiano Raoul Loveday, deceduto nell’Abbazia a causa, forse, di un rituale a base di consumo di sangue animale, Benito Mussolini avrebbe dato ordine alla prefettura di Palermo di chiudere il posto e di espellerne gli inquilini. Eloquente l’accusa nei confronti di Crowley: spionaggio.
La débâcle italiana, causata dagli eccessi di Crowley, avrebbe significato la fine temporanea della collaborazione col MI6. Ma negli anni Trenta, complice l’ascesa di Adolf Hitler, Sua Maestà lo avrebbe richiamato in servizio.
I legami tra l’occultismo anglosassone e l’occultismo continentale, in particolare tedesco, avevano resistito al trauma della Grande guerra. Mondi simbiotici, in continuo scambio di idee e uomini, che stavano adesso dialogando nel nome di convinzioni comuni, come l’Existenzkampf, l’Herrenrasse e la Rassenhygiene, provando a fare leva su congiunture dinastiche e commistioni politiche per forgiare un asse paneuropeo in funzione anticomunista e antiliberale. Il sogno della Svastica sull’Europa.
La missione era ad alto rischio. Hitler aveva fatto dell’occulto la pietra fondativa del nazismo, lui stesso era solito circondarsi di negromanti e veggenti – come Erik Jan Hanussen –, ma tra la fine del 1934 e l’inizio del 1935 avrebbe dato inizio ad una caccia al mago (e al massone) destinata a produrre 80.000 vittime, fra arrestati, internati e uccisi. Crowley avrebbe dovuto operare da casa, da Londra, utilizzando le sette britanniche per aprire un canale di comunicazione con gli occultisti ufficiali del Terzo Reich, come Heinrich Himmler e Rudolf Hess.
La missione di Crowley è il contesto nel quale andrebbe letto il famigerato “volo di Hess” in Inghilterra del 1941. Ma sulla reale natura di suddetto volo, anche rifacendosi ad archivi e testimonianze, non è mai stata fatta pienamente luce. Una scuola di pensiero vorrebbe che Crowley e Hess stessero negoziando una pace tedesco-britannica su mandato dell’Internazionale dell’occultismo, poi naufragata a causa delle inconciliabilità politiche. Un’altra vorrebbe che Crowley avesse attirato ingannevolmente Hess in Inghilterra, così che il MI6 potesse interrogarlo e scoprire i piani militari nazisti.
L’unica cosa certa delle attività di Crowley durante la parentesi bellica è il contributo dato alla macchina propagandistica dell’Inghilterra. Maestro di condizionamento emotivo e operazioni psicologiche, arte affinata in anni di spettacoli e rituali, fu colui che inventò un gesto pensato per iniettare morale alla popolazione britannica e che in seguito è entrato nell’immaginario globale: le dita a V per simboleggiare la vittoria.
Crowley, l’uomo che si finse l’Anticristo per ingannare i nemici di Sua Maestà. La sua carriera nell’intelligence ha cambiato il corso delle due guerre mondiali, anche se i più lo ignorano. La sua magia antica viene utilizzata inconsapevolmente ogniqualvolta qualcuno metta le dita a V, celebrando così morte e rinascita di Osiride. Il suo soprannome era la bestia. Il suo lascito è leggenda.