Non vuole chiamarli manager, perché «non prenderemo uno della Coca Cola per dirigere un museo italiano», ma i dirigenti esterni al Mibact già sono presenti nell’ambito dei Beni Culturali. E a chi contesta che nel cinema, «all’Istituto Luce c’è un manager che arrivava da Mediashopping (esperto di cose alimentari) e guadagna ancora 150 mila euro l’anno», il ministro per i Beni e le Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini replica: «Il Consiglio di Cinecittà Luce è in scadenza. Sono previste delle norme di rinnovo e stiamo discutendo con il ministero dell’Economia perché ci sono delle regole di carattere generale». In realtà il Cda (nominato dall’allora ministro Giancarlo Galan) è scaduto il 14 luglio. Dunque, anche il manager contestato potrebbe saltare, giacché il ministro si dice «assolutamente d’accordo che è bene ridurre i ruoli e ridurre le spese». Eppure anche all’Istituto Luce – l’antica istituzione per la diffusione cinematografica che dal 2011 è stata fusa con Cinecittà Holding dando vita a Istituto Luce Cinecittà Spa – vengono ora applicate le regole del decreto ministeriale n. 166/2013, in base alle quali sono previsti: un tetto retributivo per l’Ad pari a 155.829 euro e un tetto per il presidente di 46.748 euro. Dunque al presidente Rodrigo Cipriani Foresio – manager cresciuto a Mediashopping già braccio destro di Galan al ministero delle Politiche agricole – la retribuzione sarebbe stata già ridotta da 150 a circa 50 mila euro.
(dal Corriere della Sera – 17 luglio 2014)