Il termine «negazionista» viene usato per designare chi sostiene che non sarebbero mai esistite le camere a gas nei lager nazisti. Leggi che puniscono simili mistificatori (a volte anche in riferimento ad altri genocidi, come quello degli armeni) esistono in una ventina di Paesi, tra cui Francia, Germania, Polonia, Austria, Israele, Argentina, Svizzera, Belgio. Ma il progetto di legge n. 54 del Senato, che l’aula di palazzo Madama ha inserito nel calendario dei lavori la prossima settimana, è assai più ambizioso: prevede la reclusione fino a tre anni per chi neghi o minimizzi crimini di guerra o contro l’umanità come definiti dallo statuto della Corte penale internazionale dell’Aia.
di Fausto Carioti dal Corriere della Sera del 25 gennaio 2014
Un perimetro molto ampio, che pone vari problemi. Tant’è vero che la Società degli storici contemporaneisti (Sissco) e tre centri di ricerca (Istituto per la storia del movimento di Liberazione, Fondazione Basso e Istituto Sturzo) hanno chiesto di evitare un’approvazione affrettata, domandando un incontro al presidente del Senato, Pietro Grasso, per illustrare gli aspetti «inutili, inapplicabili e dannosi» del disegno di legge. Gli studiosi affermano che la verità storica non può essere «sottoposta a decisioni politiche» e che il negazionismo va combattuto sul piano culturale e sociale, non per via giudiziaria. Il rischio, sostengono, è dare visibilità «proprio alle posizioni che si vorrebbero contrastare». Anche tra i politici, del resto, le perplessità non mancano. Il senatore Carlo Giovanardi, del Nuovo centrodestra, teme che si affidi alla Corte dell’Aia il compito di stabilire una verità assoluta su molti fatti controversi (le denunce per crimini di guerra sono migliaia), mettendo al bando ogni «lettura diversa» degli avvenimenti. Perciò Giovanardi insiste per limitare la portata della norma alla sola Shoah: un’ipotesi condivisa dal senatore di Forza Italia, Lucio Malan, che pure ha chiesto che il progetto andasse in calendario. «Nel dibattito in aula — sostiene Malan — il testo potrà essere cambiato per circoscrivere i fatti la cui negazione diventa reato. Anch’io ho proposto emendamenti in tal senso. Ma è importante che si giunga presto all’approvazione. Chi dichiara che l’Olocausto non è avvenuto è di fatto complice delle SS, poiché nascondere lo sterminio era appunto uno dei loro scopi». Sottolinea l’esigenza di fare in fretta anche la senatrice Silvana Amati del Partito democratico, prima firmataria della proposta: «Non ho nulla in contrario a modificare il testo per evitare gli inconvenienti temuti da Giovanardi, ma mi pare che gli storici sottovalutino il pericolo dell’antisemitismo montante, al quale bisogna opporsi con fermezza». Condivide la preoccupazione Liliana Picciotto, studiosa della Shoah: «Non so quale possa essere la soluzione giuridica, ma penso che sia utile dare un segnale politico per contrastare comportamenti che minano le basi della nostra coscienza collettiva».