Il complesso rapporto tra l’Uomo, la Terra e il Cosmo nel libro “Attraversando l’anno. Natura, stagioni, riti” di Duccio Balestracci
di Fabio Figara per Storia in Rete del 29 luglio 2024
Il Carnevale e la Candelora, il Natale e la figura di Santa Claus, il transito dei Re Magi e l’apparizione della stella cometa; i residui di culti antichi (celtici, greci, romani, norreni, orientali, precolombiani) e le solennità cristiane; il rapporto con gli animali e le piante ritenute sacre, le feste legate al sole e alla luna; la presenza di angeli e demoni, la paura di streghe e licantropi, la dimensione magica; il rapporto con i morti, l’interpretazione della volta celeste e lo sviluppo del calendario: ogni momento di passaggio dalle tenebre alla luce, dall’inverno alla primavera, e il susseguirsi di solstizi ed equinozi, in un ciclico ripetersi, hanno da sempre condizionato la vita dell’essere umano che, di fronte al trascorrere del tempo e ai fenomeni naturali è sempre stato «nudo, inerme e impaurito».
Nel libro Attraversando l’anno. Natura, stagioni, riti – edito da Il Mulino – Duccio Balestracci, già docente di Storia medievale a Siena, ripercorre il tentativo di uomini e donne di spiegare i cambiamenti stagionali, ma anche di rendere omaggio – pur essendone soggiogati da bellezza e ferocia – ad una Natura che, da madre benevola, può trasformarsi in una bestia distruttrice se non rispettata ed amata. Una lezione ancora valida. «Percorrere il tempo dell’anno significa (..) compiere un cammino di ininterrotta rigenerazione» in cui ritroviamo «aspetti tanto laici quanto religiosi». Ed ecco lo sviluppo di credenze, di miti, di riti e di usanze elaborate dai popoli nel corso dei millenni, secondo una precisa calendarizzazione – non solo nel bacino mediterraneo o europeo – al fine di interpretare e comprendere il mondo naturale e il perenne ciclo della morte e della vita, della fine e del principio, dell’annullamento e della risurrezione.
Le eclissi, ad esempio, hanno da sempre causato terrore: nel caso della luna, in particolare, si scagliavano frecce in aria per scacciare il dragone che si credeva la stesse divorando, come testimonia Rabano Mauro, abate di Fulda e successivamente vescovo di Magonza, vissuto tra la fine dell’VIII e la prima metà del IX secolo. E sempre nei confronti della luna, che illumina le notti oscure – di cui una delle divinità pagane era Artemide, considerata anche dea della luce – la tradizione cristiana medievale, toscana e siciliana, elaborò addirittura una credenza legata a quelli che oggi sappiamo essere i crateri del satellite, leggenda che lo stesso Dante riporta nell’Inferno (XX, 126) e nel Paradiso (II, 49-51): dopo aver ucciso il fratello, Caino, per timore dell’ira di Dio, si nascose nei boschi, prediligendo un roveto nella speranza di allontanare le bestie feroci. Un giorno, mentre trasportava fascine di spine, gli apparve il Signore Onnipotente e gli chiese cosa stesse facendo, e Caino mostrò la raccolta. Il Signore approvò, dicendogli che un giorno, quelle spine, sarebbero state sante perché intrecciate per essere la corona del martirio del Suo Figlio Gesù Cristo a motivo della salvezza dell’Umanità. Poi Caino morì. I diavoli raccolsero la sua anima e, con gioia e gaudio, lo accompagnarono alle porte dell’inferno, primo tra gli uomini a farvi ingresso. Caino ebbe delle rimostranze, e si rivolse a Dio chiedendogli il motivo per cui andava alla dannazione eterna: dato che aveva avuto approvazione dal Signore per la sua raccolta di spine, sperava che ciò lo avrebbe potuto salvare. Dio rifletté sulla questione: era pur sempre assassino di suo fratello. Così mutò la sua pena: nelle ore del giorno avrebbe sofferto le pene e i tormenti dei diavoli; nelle ore della notte, portando sulle spalle le fascine con le spine, avrebbe vagato sulla luna, senza riposo, ma sollevato dai tormenti infernali. Osservando la luna, l’uomo del medioevo avrebbe potuto pensare di vedere il viso di Caino con tre fasci di spine: folclore, tradizione e religione si intrecciano così giungendo alla creazione di un processo mentale e culturale. Queste e molte altre storie fanno di questo libro un affascinante itinerario, che trae anche dagli studi antropologici fonti ed importanti spunti di approfondimento e di riflessione.