Da Riparte l’Italia del 17 settembre 2023
Luca Ricolfi sul Messaggero mette in guardia dalla “pericolosa deriva del pensiero dominante”. L’autore passa in rassegna tutta una serie di termini, prima di uso comune, e poi considerati via via dispregiativi e quindi sostituiti da altri. “Il politicamente corretto – scrive Ricolfi – delle origini era diventato un ricordo lontano, soppiantato, dal più moderno follemente corretto. Ora è in atto qualcosa di più. Qualcosa di più profondo e inquietante.
La pretesa di insegnarci come parlare, e di colpevolizzarci se non parliamo come dovremmo, ha preso una piega più sottile e più intollerante. Quel che si pretende da noi non è solo che usiamo le parole corrette, ma che facciamo dei discorsi corretti. E, attenzione, il giudizio di correttezza non tocca soltanto i contenuti dei nostri discorsi, ma persino il modo in cui altri potrebbero leggerli o interpretarli.
È come se, per evitare di urtare la suscettibilità degli innumerevoli interlocutori che potrebbero incontrare le nostre parole, noi fossimo tenuti a blindare il senso generale del nostro discorso, ossia garantire che nessuno mai potrà trovarvi la minima venatura di scorrettezza.
Tutto è cominciato con il Covid – sottolinea Ricolfi – con la ‘premessite’ (copyright Guia Soncini), per cui qualsiasi ragionamento anche blandamente critico o dubitativo sul vaccino doveva essere preceduto da una dichiarazione di fede vaccinale. Poi le cose sono ulteriormente degenerate con la guerra in Ucraina, e la conseguente necessità di premettere che si detesta Putin.
Ora ci sono segnali che qualcosa del genere sia in atto sul clima, dove qualsiasi discorso sull’ambiente deve adoperarsi per schivare l’accusa di ‘negazionismo climatico’. Ma non è ancora tutto. Il ‘caso Giambruno’ ha avuto almeno il merito di Illustrare a che punto è arrivata la degenerazione del discorso pubblico. Se dico che il numero di femminicidi è in calo (come potrebbe osservare uno statistico), non sto invitando ad abbassare la guardia conto la violenza sulle donne. Se dico che gli stupri sono più frequenti nei paesi considerati più civili, non sto auspicando passi indietro in materia di parità di genere.
Quel che questi esempi illustrano – conclude – è una drammatica perdita di facoltà mentali basilari, come l’uso della logica, la distinzione fra i livelli di un discorso, la capacità di separare le affermazioni fattuali da quelle normative”.