Mao Xinyu, unico nipote del “Grande Timoniere”, presto metterà la stella da generale diventando, a soli 39 anni, il più giovane alto ufficiale dell’esercito cinese. Mao Zedong, il nonno, ha lasciato anche due figlie, Li Ming (dalla terza moglie He Zizhen) e Li Na (dalla quarta moglie, Jiang Qing). Circa sessantenni, con problemi di stabilità psichica, secondo le indiscrezioni, le due donne però non contano nella visione rigidamente per linea maschile della cultura familiare cinese. La spietata critica sul web cinese ha reso noto ai circa 300 milioni di utenti di internet che il rampollo non era certo brillantissimo. All’università ci sarebbe arrivato per meriti di cognome, senza avere fatto i durissimi esami di selezione; in aula ci andava quando voleva, se voleva. Lo stesso è successo nell’Esercito dove non si è distinto per meriti particolari, se non quello di essere simpatico e gioviale. Al di là del nome, ultrarivoluzionario voluto dal nonno, il ragazzone ha un suo ruolo e una sua funzione grazie proprio all’eredità confuciana che il nonno per tutta la vita aveva cercato di distruggere con tutte le sue forze. L’unico vero motivo per cui è generale è perché i dirigenti e il popolo cinese rispettano il valore della famiglia e il valore della lealtà al sovrano, anche quando il sovrano non c’è più e quando in realtà non ce ne sarebbe bisogno. Così, in contraddizione con il proprio nome, Xinyu incarna il ritorno del vecchio mondo, i vecchi valori, la vecchia Cina imperiale, che doveva essere stata bruciata e distrutta durante 30 anni di sforzi rivoluzionari del nonno.