di Francesco Raiola, da www.maurizioblondet.it del 23 dicembre 2023
Il Natale è fatto storico comprovato dalla serie sacerdotale che risale a Zaccaria padre del Battista; rinvenimenti nelle grotte Essene di Qumran confermano la tesi sostenuta anche da studiosi ebrei. Tuttavia sarebbe sciocco e non veritiero negare le analogie ad extra presenti in questo Evento; la spiegazione di tali elementi è molto semplice: non si tratta di truffa, raggiri o artifizi vari volti all’ipnosi ingannevole del popolo.
Nel Natale (succede anche per la Pasqua) opera tutto il simbolismo antropologico universalmente diffuso in ogni credo: la dicotomia luce/tenebre-morte/rinascita. La differenza radicale con il mito pagano (e i racconti mitologici in genere che si riferiscono a tale simbologia) è radicata nella storicizzazione concreta dell’archetipo; si realizza nella storia! nel Solstizio “Sol Stat”: il sorgere del sole è per 3 giorni nello stesso punto (richiamo e preludio della permanenza nel Sepolcro prima della Resurrezione); le tenebre assaltano la terra fino ad invaderla del massimo di oscurità, per poi cedere inevitabilmente alla luce… essa illumina la grotta di Betlemme come la fede il cuore, luogo dell’incontro… infatti nella Scrittura cuore è lev (לֵ֣ב), formato da lamed=bastone di sapienza/insegnamento e bet=casa; “il regno di Dio è dentro di voi” ἡ βασιλεία τοῦ θεοῦ ἐντὸς ὑμῶν ἐστιν, – dove il termine ἐντὸς significa “dentro”, non in mezzo (traduzione corrotta da buonismo-proletario); ciò che è dentro è necessariamente anche “in mezzo”, ciò che solo è “in mezzo”, può invece costituire un impiccio (come il mercoledì; che è il quarto giorno, non il terzo; già, domenica, il primo) – nel cuore alberga l’insegnamento divino, la lamed è la lettera che dall’alto scende verso il basso; Dio istruisce e guida il popolo nella bet, casa, cuore! Incarnandosi.
La luce illustra il cammino, essa indica la via, come ai magi; cometa in cielo, segno del soprannaturale che irrompe nella storia: … essa scende, prende carne… in Ναζαρέτ, Nazaret da נצרת, natzàr, germoglio (dove tutto inizia: Incarnazione), per nascere in בֵּיִת לֶחֶם. BetLekhèm, Betlemme, casa del pane… Incarnazione e sacrificio eucaristico in nuce, perchè l’Incarnazione si perpetua nella SS.ma Eucaristia.
Gli eventi della natura sono disegnati per l’uomo; esso costituisce l’apice del creato; nessuna sorpresa se i ritmi del cosmo abbiano a che fare con la sua esistenza non soltanto biologica, ma anche spirituale; il sole che cresce è la grazia del Messia dopo le tenebre del peccato; la natura che rinasce in primavera è il risorgere della vita da morte. Questi elementi antropologici vivono in ogni tradizione perché sono costitutivi del’essere umano; intuiti o residuali dell’antica rivelazione primordiale in Adamo, tramite Noè pervenuti fino a noi; sono la prova dell’oggettività della genetica spirituale.
In quest’ottica le analogie o le millantate o presunte scopiazzature dei cristiani dalle tradizioni pagane trovano un senso diverso; vanno comunque ridimensionate, perché di fatto e secondo verità, tali somiglianze non sono poi così marcate. Il cristianesimo avrebbe copiato le modalità della nascita di Gesù, sia nella data, 25 dicembre sia nella caratteristiche di essa e della sua successiva vita pubblica (nascita da una vergine… discepoli… pasto sacro… ecc).
Mitra, Horus, Krishna, Dioniso sono i nomi più noti di tale presunto plagio… in realtà: Mitra nasce già ragazzo da una roccia vergine (non da una vergine!!); non ha discepoli (vi è solo una raffigurazione con 12 persone intorno all’evento dell’uccisione del toro, nulla più!); la nascita, il 25 dicembre dipende proprio dal Sol invictus (simbologia universale di cui sopra!). Inoltre, i particolari della storia di Mitra sono successivi ai Vangeli… quindi forse è stato il mitraismo a copiare da essi…
Horus non nasce da una vergine ma dal rapporto incestuoso e necrofilo Iside/Osiride, simbolo della fertilità della natura in decomposizione; ci possiamo fermare qui. Krishna era l’ottavo figlio, nessuna vergine quindi e nessuna stella cometa alla nascita… Dioniso invece è figlio di una delle molte amanti di Zeus… unico parallelismo… il riferimento al vino.
In ogni caso, non abbiamo mai un Salvatore che prende carne e si offre in Croce; c’è sempre un distacco ontologico invalicabile; il divino pagano non entra nella sfera dell’uomo fino a soffrirne ogni patimento. “La mia anima è triste fino alla morte”, dice Gesù; questo perché il dolore, prettamente e solamente umano… che solo un Dio incarnato può provare davvero, nella sua umanità.