Torniamo a parlare di Salvatore Todaro e del Cappellini per una riflessione ironica sul Comandante di Edoardo De Angelis e i”dialetti a bordo” del film. Riflessione che nasce anche dalla battuta di Marco Giusti che racconta il film scrivendo Favino che dovrebbe parlare veneto e che ha il sommergibile pieno di napoletani, e che vuole giocare un po’ sugli stereotipi “locali” presenti a bordo del film.
Stereotipi del film, ma omettendo il famigerato mandolino del cuoco Giggino: certamente se a portare a bordo del film un mandolino è stato un regista come Edoardo De Angelis, napoletano e che nel suo cinema ha trovato spesso ispirazione dalla sua Campania, possiamo derubricare quella del mandolino non a uno stereotipo alla “Capitano Corelli”, bensì ad una scelta da rivendicare con orgoglio.
Tesi del presente articolo, ribadendo che questo vuole essere una riflessione ironica, il fatto che la preminenza di campani a bordo del sommergibile del film non tiene conto della varietà di dialetti che fu effettivamente a bordo del Cappellini. Un piccolo campione nazionale molto più variegato di quanto si potrebbe pensare da Comandante. Ironicamente, considerando i “protagonisti” delle vicende raccontante nel film, e quindi limitandoci alla dozzina di decorati della prima e seconda crociera atlantica, si scoprirebbe che i lombardi erano più dei campani, 5 contro 4!
Allo stesso modo scopriremo come, se pure nel film il napoletano prende il sopravvento e non mancano molte libertà nel caratterizzare i personaggi principali, si sono comunque voluti omaggiare molti membri del vero equipaggio del Cappellini, mantenendo il nome originale per molti ruoli nel film.
I dialetti di Comandante: le “lingue” del film
Il curioso che si avvicinasse alla pagina wikipedia del film Comandante scoprirebbe (ad oggi) che le lingue del film sono: italiano, veneto, napoletano, fiammingo e sassarese!
A essere più precisi nel film fanno la loro comparsa anche il livornese (accennato della moglie Rina, e, molto più marcato, quello del marinaio blasfemo). Un dialetto marchigiano non bene identificato tra Ancona e San Benedetto del Tronto, omaggio ad Athos Fraternale, anconetano e “vero” secondo di Salvatore Todaro (nel film il secondo sembra a tutti gli effetti il Marcon di Massimiliano Rossi). E c’è anche spazio per il siciliano, all’imbarco, con un bel “Minchiata” urlato a squarciagola. E un altro dialetto meridionale per il cannoniere molto religioso che litiga con il livornese. Certamente però il napoletano la fa da padrone assieme al veneto del protagonista e del suo “secondo ad honorem” Marcon.
E trova spazio come ricorda Wikipedia pure il sassaserese di Mulargia, anche perché i sardi si ritagliano una scena da Windtalkers, i Navajo usati dall’esercito statunitense durante la seconda guerra mondiale per parlare in codice! Con i sassaresi che parlano in dialetto alla radio, scena da includere in quelle di dubbia veridicità storica.
Lombardi, molisani, friulani, liguri, dalmati e tanti altri
Insomma, battuta sui ufficiali veneti e marinai napoletani a parte, è un quadro abbastanza variegato. Pure non rende bene le varietà a bordo del Cappellini. In realtà nell’equipaggio non trovavano spazio solo marinai provenienti da località costiere, ma da tutta Italia. Basta guardare l’elenco dei decorati della prima crociera atlantica, quando fu affondato il Kabalo, e della seconda, quando venne affondato l’Eumaeus (evento rievocato nella sequenza alla mitragliatrice di Mulargia (nella realtà era al cannone durante il tiro contro l’Eumaeus) e nella morte di Stiepovich). Una realtà dove sono rappresentate 13 regioni italiane e a cui si aggiunge anche l’Istria e Dalmazia con due fiumani.
I decorati delle due crociere atlantiche
Ecco i decorati delle prime due crociere atlantiche del Cappellini che non provenivano da località costiere o in prossimità del mare:
- Capitano Genio Navale Piero Gabrielli, Firenze, responsabile di macchina; Croce di guerra al Valor Militare nella I crociera e Medaglia di Bronzo al Valor Militare nella II crociera
- Sottotenente di Vascello Enrico Lesen, Milano, direttore di tiro; Croce di guerra al Valor Militare nella I crociera;
- Sotto capo Radio Telegrafista Armando Pancani, Firenze; Croce di guerra al Valor Militare nella I crociera;
- Cannoniere O. Nicolò Poma, Corleone; Croce di guerra al Valor Militare nella Ia crociera
- Fuochista A. Giuseppe Bastoni, Pieve S. Giacomo, Cremona; Croce di guerra al Valor Militare nella Ia crociera e Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria nella II crociera;
- Sottotenente di vascello Vittorio Pescatore da Mirabello Sannitico, Campobasso; direttore di tiro, Croce di guerra al Valor Militare nella II crociera;
- Sotto capo M.N. Alessandro Sanguanini, Rivarolo Mantovano, Mantova; Croce di guerra al Valor Militare nella II crociera;
- Elettricista Alfredo Negri, Milano; Croce di guerra al Valor Militare nella II crociera;
- Capo elettricista 3a classe Mario Mancin da Arezzo; Croce di guerra al Valor Militare nella II crociera;
- Capo meccanico 3a classe Oberdan Zanotto da Brescia; Croce di guerra al Valor Militare nella II crociera;
- Sotto capo fuochista M.N. Vitaliano Donnine, Ronciglione, Viterbo;Croce di guerra al Valor Militare nella II crociera;
I dialetti di Comandante tra finzione e realtà
Ma se a livello di dialetti in Comandante l’impressione è quella già descritta, in realtà nel “nominare” il cast il film è molto più aderente alla realtà storicà di quanto si potrebbe immaginare a prima vista (sul blog del Machiavelli trovate una prima recensione). Come risulta anche dai capitoli del volumetto tratto dalla sceneggiatura di Comandante che per ogni capitoletto sceglie un diverso narratore (oltre a Marcon compaiono Schiassi e Lesen)
Certo Vittorio Marcon, intepretato da Massimiliano Rossi diventa una sorta di secondo ufficiale/nostromo e c’è la vicenda completamente apocrifa del corallaro Vincenzo Stumpo intepretato da Gianluca Di Gennaro. Ma idealmente per molti parti si è mantenuto il nome del membro dell’equipaggio che nella realtà ricopriva quel ruolo sul Cappellini. Insomma non ci sono solo Mulargia, Andrea Ferrara, e Stiepovich, Arturo Muselli. Ecco gli altri membri del vero equipaggio che si ritrovano idealmente nel film:
Personaggi tra realtà e finzione
- Tenente di Vascello Athos Fraternale, secondo ufficiale: Giacomo Bottoni;
- Sottotenente di Vascello Enrico Lesen, direttore di tiro: Alessandro Bandini;
- Sottonocchiere Pietro Bono, Giuseppe Lo Piccolo;
- Sotto capo cannoniere P.S. Antonio Nucifero, Pierfilippo Agati;
- 2° capo Radio Telegrafista Vezio Schiassi, Giorgio Cantarini;
- Salvatore Minniti, Mario Russo;
- Ivano Leandri, Pietro Angelini;
- Marinaio Mario De Angelis, Giulio Greco;
- Silurista Giuseppe Chierici, Francesco Cancellotti;
Certo quasi tutti questi ruoli sono minori, con una eccezione quella del cuoco di bordo Luigi Magnifico (marinaio cuoco nella seconda crociera atlantica), dal cognome più probabilmente pugliese che campano, che nella finzione cinematografica diventa il campano Giggino Magnifico, intrepretato da Giuseppe Brunetti.
Stereotipi e coltelli
Mettendo da parte i dialetti, il mandolino e le patate fritte, pure restano un paio di stereotipi non troppo convincenti al netto dell’idea su cui vengono costruite le scene. Il primo è il già citato marinaio livornese, blasfemo e senza dio, che pur plausibile sembra uscito dalle pagine de Il Vernacoliere. E l’altra è la vicenda di Mulargia. Si omaggia indirettamente la Brigata Sassari, riprendo anche dallo sceneggiato del 1961 La Trincea l’atto di fumare il sigaro al contrario (come evidenziato da Giovanni Cecini in una live del canale Storie dalla Storia) e si omaggia il suo eroismo con la scena del “tu” al comandante, anche questa parte del mito di Todaro fin dall’inizio.
Pure suona un po’ forzata la scena in cui Mulargia, in modalità berserker si lancia verso la falsa torre pronto a sgozzare i poveri belgi (con il coltello consegnato da Todaro all’imbarco) per consentire al Cappellini di immergersi, e viene fermato da Todaro stesso. Insomma il sassarese pronto al coltello in quel frangente sembra veramente troppo. In una sequenza, quella della Royal Navy che lascia passare il Cappellini, già assolutamente apocrifa e fuori contesto (vedi la questione Laconia).
E che sembra più un omaggio tra le righe a La grande speranza di Coletti, dove la tensione del Cappellini se immergersi o meno alla vista di un’unità nemica, è gestita in altro modo e con maggior realismo.
Sul coltello e sui pugnali
La battuta su Mulargia pronto a una strage è occasione anche per contestualizzare la questione dei coltelli (a serramanico) che nella finzione cinematografica vengono donati da Salvatore Todaro ai marinai al momento dell’imbarco. Donati con la battuta “non si sa mai”, e che come insegna Checov a teatro si riveleranno comunque utili nella finzione del film.
La scelta di De Angelis e Veronesi è di romanzare una delle peculiari usanze di Salvatore Todaro, che al momento della partenza dei suoi sommergibili usava passare in rivista i marinai che tenevano in bella mostra un pugnale alla cintola. Pugnale e non coltello a serramanico. Nelle intenzioni di Todaro il pugnale aveva un significato più simbolico che pratico: anche in tempo di pace era un modo per ricordare agli uomini di essere sempre pronti ed esaltarne le “virtù belliche“.
Pure secondo alcune testimonianze, come quella di Aldo Lenzi, suo secondo, Salvatore Todaro, non disdegnava l’idea di riuscire un giorno o l’altro a fare un arrembaggio salgariano. E Lenzi ricorda come Todaro gli fece portare a bordo delle biscaggine, scale di corda, per questo scopo. Trovate tutti questi dettagli nel volume Comandante Todaro: La storia oltre il mito disponibile in cartaceo ed ebook.