Anita non cavalca più. La bella statua equestre sulla passeggiata del Gianicolo, realizzata da Mario Rutelli nel 1931, è puntellata da tavole di legno e tubi Innocenti. L´eroina dei Due mondi vi è ritratta coi capelli sciolti, seduta alla cavallerizza su un cavallo rampante, mentre stringe al seno un bimbo e punta in alto un revolver. Ma a sostenere le zampe del cavallo ora c´è un groviglio di tubi poggiati su un tavolaccio. Dal bronzo della statua, una lunga colata di ruggine arriva fino ai piedi del basamento di marmo. Strati di ragnatele coprono l’altorilievo che la circonda, rendendo quasi indecifrabili le scene di battaglia. Nell´aiuola, allagata per la rottura del sistema d´innaffiamento, cartacce e foglie secche formano ormai uno strato compatto.
La notizia non stupisce Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni culturali del Comune: «È tutto sotto controllo. C´è stato un cedimento di sette millimetri in corrispondenza della zampa posteriore del cavallo. Va tenuto conto che la struttura della statua è molto ardita. Siamo dovuti intervenire con un puntello, che – lo ammetto – è bruttissimo. A giorni le indagini per valutare se è sufficiente migliorarlo o servono interventi più sostanziali».
Tutta la passeggiata però, come denunciato a Repubblica anche dall´associazione culturale Fellini di Giampiero Darini, mostra segnali di abbandono. Sotto i platani, cartacce, bottiglie rotte e, anche in pieno agosto, cumuli di foglie secche. Coprono i viali e rendono impraticabili le gradinate, anche quella di fronte a Garibaldi che domina la terrazza.
Desolati, anneriti, coperti di ragnatele sfilano i volti degli eroi del Risorgimento, tranne qualcuno pazientemente lucidato dai discendenti. Giovanni Nicotera, organizzatore con Pisacane della spedizione di Sapri, ha il naso riappiccicato, quello di Calandrelli manca del tutto. Qualche busto è imbrattato, di qualche altro rubato da vandali resta solo il perno di metallo. Eppure qui ci sono miti come Luciano Manara (il cappello rotto da una martellata ben visibile) o Luigi Mercantini (“Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti”). Il più in salute – l´inaugurazione risale al 2005 – è Righetto, il “Balilla” della Repubblica romana, morto a dieci anni mentre tentava di disinnescare una bomba.
Ammette Broccoli: «Non fai a tempo a rimettere un naso che il giorno dopo lo tolgono. Avevo ipotizzato di sostituire i busti con copie, ma è chiaramente impraticabile». E aggiunge: «Ho fatto un sopralluogo un mese fa. Abbiamo un brogliaccio, stiamo creando dei comitati. Ma annuncio formalmente l’impegno della Sovrintendenza, dell’assessorato alla Cultura e del Comune a intervenire su tutta l’area in vista del 2011».
Ad oggi, però, non hanno sorte migliore gli altri monumenti dedicati alla lotta per l’unità italiana. Non solo i busti del Pincio, periodicamente assaliti da vandali che gli cambiano i connotati e li imbrattano di graffiti. Anche il misconosciuto eroe romano Ciceruacchio: polverosa e quasi invisibile la statua che lo ritrae poco prima dell´esecuzione, accanto ai figli ancora piccoli, sul lungotevere poco dopo l’Ara Pacis; cancellati la dedica e il suo nome sui medaglioni di marmo. Mentre il monumento funebre di Mameli al Verano è stato ripulito ieri, dopo la denuncia del Corriere della Sera che ne segnalava lo stato di abbandono.
PER SAPERNE DI PIU’ VEDI ANCHE
Dimenticata la tomba di Mameli: tubi arrugginiti e un tricolore sporco
da Il Corriere della Sera del 21 agosto 2009
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Inserito su www.storiainrete.com il 22 agosto 2009