Lydia Quaranta (Torino, 6 marzo 1891 – Torino, 5 marzo 1928) è stata protagonista di una breve ma luminosa carriera cinematografica tutta italiana anche se con echi mondiali. Di buona famiglia borghese, appassionata di teatro e recitazione fin da bambina, debutta giovanissima nel teatro dialettale torinese. Elegante e briosa, si fece rapidamente notare dai vari talent scout del nascente cinema che aveva a Torino la sua capitale non solo italiana ma mondiale
Messa sotto contratto nel 1910 dalla Itala Film, passa dopo poco alla Aquila Film con cui debutta nel cortometraggio L’ignota diretto da Edoardo Bencivenga. Dopo alcuni film il successo arriva nel 1914 con il ruolo da coprotagonista nel kolossal Cabiria (1914), un lunghissimo film di 2 ore e mezza, costato una fortuna non solo per le grandiose riprese e le migliaia di comparse e costumi ma anche per i costosi cartelli scritti da Gabriele D’Annunzio. Il film, diretto da Giovanni Pastrone, ebbe enorme successo di critica e pubblico, e fu uno dei film muti italiani di maggior successo anche all’estero: a Parigi fu proiettato per sei mesi e per un anno circa a New York. Secondo alcuni storici del cinema il kolossal avrebbe influenzato diversi cineasti americani, da David Wark Griffith per il suo Intolerance (1916) a Fritz Lang per Metropolis (1927) e, successivamente, Cecil B. De Mille.
Come spesso accade il successo, toccato il proprio culmine, declina più o meno rapidamente. Come ricorda il sito della Treccani “Lo scoppio della prima guerra mondiale la costrinse a destreggiarsi tra molteplici ingaggi e case produttrici (la Gloria, la Caserini, la Tiber, l’Armenia e altre), scritturata in film, alcuni certamente non memorabili, in cui fu impiegata in parti che facevano leva non tanto sul suo talento quanto sul suo charme e sulla sua indubbia fotogenia. (…) Al termine del conflitto mondiale, la Quaranta ebbe poche, pochissime occasioni per esprimere e confermare le sue potenzialità drammatiche, tranne forse la parte da protagonista che le offrì Augusto Genina nella pellicola I tre sentimentali (1921) e il ruolo, per cui la volle Mario Camerini, di una bella ex fiamma di un conte nella gradevole commedia Voglio tradire mio marito (1925)”. Fu l’ultima interpretazione in una carriera che l’aveva vista recitare in poco più di trenta film.
La carriera e la vita di Lydia Quaranta si interruppero bruscamente e prematuramente il 5 marzo 1928, quando l’attrice morì a soli trentasette anni a causa di una polmonite nella sua casa di corso Regina Margherita 93. Fu sepolta nel Cimitero Monumentale di Torino. Su La Stampa non ci furono articoli commemorativi: comparve soltanto uno scarno necrologio e nello Stato Civile, alla voce Morti, Lydia fu definita semplicemente “agiata”. Nulla a ricordare i recenti enormi successi riscossi fino a poco prima come attrice del cinematografo.