Anche se c’è di mezzo un film di guerra la conferma è che la guerra – quella vera – si combatte in mille modi anche senza far ricorso alla armi. E il cinema, come diceva Mussolini già negli anni Trenta, è “L’arma più forte”. Un motto che ad Hollywood conoscono e praticano benissimo ma che è ormai patrimonio planetario. L’ultimo esempio viene dalla Cina dove il sorgere del Covid-19 non ha bloccato la fase finale delle riprese e del montaggio di un kolossal dal titolo “La battaglia di Lago Changjin”. E il pubblico cinese ha subito gradito, forse anche perché nel film si rievoca una storica vittoria dell’esercito cinese contro gli americani durante la Guerra di Corea (1950-1953), appunto la battaglia di Changjin meglio nota agli storici militari come la battaglia del bacino di Chosin, combattuta tra il 23 novembre e il 13 dicembre 1950 tra la 9ª armata cinese dell’Esercito Volontario Popolare (PVA) e il X Corpo statunitense. Lo scontro segnò la ritirata definitiva delle forze americani e loro alleate dalla regione nordorientale della Corea del Nord. Un successo pagato dai cinesi con ingentissime perdite. Ora non è un caso che la Cina, ormai da anni impegnata con gli Stati Uniti in un duro braccio di ferro per la leadership mondiale, abbia riesumato quel lontano episodio bellico per ribadire la propria forza e ricordare a se stessa e agli altri che gli Stati Uniti sono già stati battuti dall’esercito cinese. E per farlo il Partito comunista cinese, ovvio ispiratore dell’operazione, non ha badato a spese: 200 milioni di dollari
La sorpresa è stata generale perché la risposta del pubblico cinese si è rivelata superiore alle più ottimistiche attese. Il botto era nell’aria, ma un exploit simile, nonostante il mercato cinese abbia abituato a performance pazzesche, lascia comunque sbigottiti: The Battle at Lake Changjin, blockbuster storico/bellico diretto da tre icone assolute del cinema orientale quali Chen Kaige, Tsui Hark e Dante Lam, ha polverizzato ogni record con 236 milioni di dollari incassati nei soli prima quattro giorni di programmazione in Cina e oltre 10 milioni di spettatori. Il film dovrebbe superare senza problemi il mezzo miliardo di dollari solo “in casa”. Dalla sua uscita il 30 settembre, durante il National Day cinese (altro segnale che il film è parte di un progetto politico-culturale evidente), il film ha già incassato 891 milioni di dollari, compresi i biglietti in prevendita.
Il film è uscito dopo anni di accresciute tensioni tra Stati Uniti e Cina, nel pieno di una lunga guerra commerciale, in mezzo ai dubbi sulle origini della pandemia, e con la Cina chiusa in se stessa ormai da quasi due anni a causa delle restrizioni per il Covid. E se la prima celebrazione di una sconfitta degli Stati Uniti girato e prodotto dai cinesi non dovesse bastare, Variety, la Bibbia del cinema Usa, ha già anticipato che è in lavorazione un sequel, intitolato “Water Gate Bridge”, che prosegue il racconto della campagna del PVA per cacciare le truppe americane dalla Corea del Nord.