Come andò realmente una delle tragedie più note della storia dell’arte? Quale fu la reale meccanica dell’automutilazione di Vincent Van Gogh, che si sarebbe reciso l’orecchio sinistro dopo una violenta lite con l’amico Paul Gauguin, nella notte del 23 dicembre 1888. Dopo dieci anni di ricerche, due studiosi tedeschi, Hans Kaufmann e Rita Wildegans, sono convinti che fu Gauguin a compiere il misfatto con un fendente della sua spada, fuggendo subito dopo e rientrando a Parigi dopo un breve interrogatorio.
Van Gogh, ritrovato la mattina dopo dalla polizia sanguinante nel suo letto, avrebbe taciuto per proteggere l’amico. Una tesi esposta in un saggio intitolato “L’orecchio di Van Gogh, Paul Gauguin e il patto del silenzio”, è destinata a fare scalpore. E infatti Pascal Bonafoux, specialista francese di Van Gogh che l’ha definita immediatamente “ridicola se non aberrante”. Bocciatura anche da Louis van Tilborgh, ricercatore al Museo Van Gogh di Amsterdam. Secondo Kaufmann fu Gauguin ad inventare la versione dell’automutilazione. Tacendo la verità alla polizia Van Gogh sperava di convincerlo “a continuare la vita in comune, perché lo adorava”. Quindi il pittore olandese non era pazzo come si è creduto per secoli e cade perciò la teoria di Georges Bataille e Antonin Artaud che negli anni ’30 videro nel gesto di Van Gogh un significato sacrificale che rendeva la follia fondamentale per l’arte moderna.
Cadrebbe così anche la versione cinematografica del 1956, “Lust for Life” di Vincente Minnelli, in cui è Van Gogh a commettere il celebre gesto. Quella notte del 23 dicembre, ad Arles, i due pittori litigarono violentemente su divergenze artistiche. Gauguin avrebbe minacciato di andarsene, Van Gogh avrebbe visto crollare le speranze di ricreare sotto il sole del sud un nuovo Pont-Aven. Una volta solo, Van Gogh si sarebbe reciso l’orecchio con un rasoio, lo avrebbe avvolto in un foglio di giornale affidandolo ad una prostituta e tornando poi a casa per dormire. Ma secondo i due universitari di Amburgo alla rissa per dissensi artistici si aggiunge un elemento più triviale, la gelosia per “una certa Rachel” che lavorava in un bordello. Gauguin “l’ipocrita” mozzò l’orecchio dell’amico e fuggì, sostengono i due autori che dicono di essersi basati sui rapporti della polizia, su ritagli stampa dell’epoca e su numerose testimonianze peraltro molto posteriori ai fatti.