La Sindone avvolse effettivamente un uomo che subì delle torture. A provarlo sarebbe uno studio, pubblicato dalla rivista scientifica Applied Spectroscopy, che si basa sull’isolamento di alcune sostanze derivanti dalla degradazione del sangue contenuto nel sacro telo. Ma a Torino, gli esperti del Centro Internazionale di Sindonologia mettono le mani avanti: gli esami sono stati compiuti su campioni non attendibili, dunque non hanno valore scientifico.
Da TNews del 22 settembre 2017
Lo studio, condotto da Giulio Fanti del dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova, e Jean-Pierre Laude, della francese Horiba Jobin-Yvon, specializzata in tecniche di analisi, ha preso in esame le sostanze isolate da alcuni frammenti del telo, fra cui la biliverdina, identificata grazie alla tecnica della spettroscopia Raman. La biliverdina viene prodotta dalla degradazione dell’eme, un componente di proteine di sangue e muscoli. Il nuovo risultato è complementare a quello già raggiunto in una precedente indagine, condotta dall’Università di Padova e il CNR, che aveva riconosciuto la presenza di un componente del sangue come la creatinina e di una proteina presente in molti tessuti, come la ferritina.
I due risultati indicano che l’uomo avvolto nella Sindone aveva affrontato una morte crudele, ha spiegato Fanti in una dichiarazione a La Stampa: “Un trauma produce la biliverdina come degradazione dell’emoglobina nel sangue e la creatinina con ferritina risulta dalla degradazione delle fibre muscolari”. Secondo il ricercatore “questi risultati rappresentano un importante passo in avanti negli studi sull’autenticità della Sindone perché, mentre è confermato il fatto che essa realmente ha avvolto un uomo torturato a morte, è molto improbabile che un artista, forse nei secoli passati, sia stato in grado di aggiungere tutti questi dettagli alla sua opera d’arte”.
Tuttavia da Torino arriva la doccia fredda da Giuseppe Ghiberti e dal professor Bruno Barberis, massimi esperti della Sindone che, ancora dalle colonne de La Stampa precisano : “Fanti non è in grado di dimostrare da dove provengano le fibre sindoniche sulle quali sta lavorando da tempo. Se anche si trattasse di fibre vere ottenute illegalmente, e non si comprende come, durante i prelievi per le analisi del 1978 e del 1988, non c’è alcuna certezza – osservano i due studiosi – sulla loro conservazione. Circostanza che, purtroppo, toglie valore alle analisi di cui parliamo oggi”.