Nel 1961 gli USA arrivarono a un passo da un olocausto nucleare in Carolina del Nord: solo un interruttore impedì a un ordigno all’idrogeno Mark 39 sganciato per errore esplodesse nelle vicinanze del villaggio di Goldsboro. Un documento ottenuto dal giornalista Eric Schlosser sulla base del Freedom of Information Act è stato pubblicato sul sito Usa del “Guardian” e mostra come per oltre mezzo secolo la vera portata del pericolo sia stata tenuta segreta. La Mark 39 era una bomba con una resa teorica di 2-2,4 megatoni, ossia oltre duecentosessanta volte più potente di quella di Hiroshima. Secondo la ricostruzione, il 24 gennaio 1961 un bombardiere B52 partito dalla base di Goldsboro si spezzò in volo e le due bombe che trasportava caddero: uno dei due ordigni precipitò inerte, l’altro iniziò la procedura d’armamento, esattamente come in guerra. Si attivarono le prime tre sicure, su sei, facendo armare la bomba ed aprire il paracadute per la planata finale. Alla fine, tuttavia, il sesto interruttore fece cilecca. La bomba si piantò così al suolo e non detonò. Una simulazione effettuata da «Storia in Rete» attraverso il sito Nukemap3D (http://nuclearsecrecy.com/nukemap/) mostra che se quella bomba Mark 39 fosse esplosa a contatto col suolo avrebbe provocato almeno trentamila morti e cinquantamila feriti nella campagna della Carolina del Nord e in più il suo «fallout», la ricaduta radioattiva, spinto dai venti invernali, avrebbe investito la città di Fayetteville con una dose di radiazioni mortale per la maggior parte delle persone (la città aveva 48 mila abitanti nel 1961), arrivando a sud-ovest a lambire le metropoli di Charleston e Savannah. Schlosser si è imbattuto nel documento durante le ricerche per il suo libro sulla corsa alle armi nucleari “Command and Control”. Sfruttando l’accesso a documenti finora classificati, reso possibile dal Freedom of Informaction Act, ha scoperto inoltre che tra il 1950 e 1968 furono registrati almeno 700 «incidenti significativi» relativi a 1.250 armi nucleari. Già il 21 marzo scorso, in un convegno alla Università della Carolina orientale, uno dei tecnici protagonisti del recupero degli ordigni precipitati nell’incidente di Goldsboro, Jack ReVelle, aveva ricordato il momento agghiacciante in cui aveva scoperto la verità: «Non dimenticherò mai quello che mi disse il mio sergente: “tenente, abbiamo trovato l’interruttore della sicura”. “Ottimo” risposi. “Per niente: è acceso”».