Nei meandri della “Russian State Library”, al nono piano, dietro gabbie di metallo, si intravede lo “spetskhran”, un reparto speciale di libri, fotografie, dipinti e film ritenuti “ideologicamente pericolosi” dall’Unione Sovietica. Tutti, in un modo o nell’altro, collegati al sesso.
da themoscowtimes.com tramite Dagospia
Fondato dai bolscevici negli anni Venti come deposito per materiale compromettente confiscato altrove, divenne il luogo che conteneva la letteratura erotica per aristocratici. La collezione arrivò a contare 12.000 oggetti provenienti da tutto il mondo, da incisioni giapponesi del diciottesimo secolo ai romanzi dell’era Nixon. Era chiusa al pubblico, aperta solo ai pezzi grossi che di tanto in tanto si godevano la visita.
E’ tutt’oggi segreta, nel senso che non tutto ciò che contiene è stato catalogato. Uno dei libri più rari è “I sette peccati capitali”, pubblicato da Vasily Masyutin nel 1918, che aveva illustrato classici di Pushkin e Chekhov. Tra i suoi disegni campeggia una donna che si masturba con un mostruoso sorriso.
Prima della Rivoluzione, andavano di moda nell’alta società i “knigi dlya dam”, libri sconci per signore. Uno offre immagini di coppie attorcigliate, che fornicano fra sontuose tappezzerie. La letteratura erotica era consumata anche dalla massa, come dimostra una collezione del 1910. C’è anche il “Decamerone” e una storia intitolata “A Consultation,” sulla cui copertina una figura satanica afferra una donzella angosciata.
Negli anni Trenta aumentò il controllo ufficiale sui libri e aumentò anche il numeri di volumi inappropriati da nascondere nella biblioteca segreta, inclusi quelli sull’aborto e sui crimini sessuali. Si aggiunsero i libri recuperati dal libraio Nikolai Skorodumov, il quale aveva grande appetito anche per i materiali provenienti da Francia, Germania e Stati Uniti. Tra i suoi tesori ci sono i rari disegni di Mikhail Larionov realizzati nel 1910: rapporti fra cani e uomini, due soldati promiscui su una panchina. Nemmeno nella Russia di oggi esiste qualcosa di più scandaloso.
Per aver acquisito titoli stranieri, Skorodumov poteva finire al gulag. Come è riuscito a salvarsi? Genrikh Yagoda, capo della polizia segreta di Stalin, era in realtà un amante della pornografia, con tanto di collezione di vibratori custodita nel suo appartamento. Ogni tanto andava a godersi i materiali proibiti di Skorodumov e gli forniva protezione.
Quando Skorodumov morì, il NKVD (predecessore del KGB), fece un’incursione nel suo appartamento e trovò 40.000 oggetti compromettenti, tra cui quasi duemila libri erotici e 5000 riviste pornografiche. Tutti requisiti in quanto pericolosi e finiti nello “spetskhran”, visitabile solo dagli uomini di Stalin.
Le aggiunte più recenti risalgono agli anni Sessanta e Ottanta, e si tratta di libri, principalmente in inglese, confiscati alla dogana. Tra questi c’è un album fotografico dei Beatles, il Kamasutra, “The City and the Pillar” di Gore Vidal.