di Katia Bernacci per Storia in Rete del 28 gennaio 2025
Giovanna d’Arco, la pulzella d’Orléans, era forse folle? Jeannette, come lei stessa dichiarò di chiamarsi, ha avuto una storia breve e intensa, sicuramente molto conosciuta, anche se pare che il mito sia diventato talmente ingombrante da mettere in ombra la vita della giovane. Probabilmente il suo cognome era Tart, in considerazione dell’accento dei luoghi di provenienza, diventato poi Darc (così la si troverà negli atti del processo) e infine D’Arc, nell’Ottocento; figlia di Romea, soprannome della mamma, dovuto a un pellegrinaggio compiuto in gioventù.
Si è detto che la ragazza fosse una povera contadina analfabeta, ma il padre era un proprietario terriero, e se Giovanna e i suoi fratelli conducevano le pecore al pascolo, doveva essere una attività non continuativa, forse per l’esigenza del padre di insegnare ai figli quello che lui stesso conosceva. Giovanna sapeva anche cucire e filare e non risulta che si vestisse da uomo prima degli avvenimenti che la portarono in guerra.
Spesso Giovanna fece riferimento agli scrivani per dettare le lettere indirizzate al re, era una consuetudine di quei tempi che non stupiva nessuno e della quale abbiamo numerose testimonianze.
Diverse erano le madrine che le furono attribuite alla nascita, una di queste era la moglie dell’uomo più importante del paese. È plausibile che una famiglia povera avesse questa opportunità? Tra l’altro parrebbe che fosse stata promessa a un ragazzo di Toul, perché esiste una denuncia per rottura di promessa di matrimonio, che quest’uomo fece in seguito alla partenza della ragazza dal paese dove viveva. Il resto è storia: Giovanna, guidò l’esercito francese contro gli inglesi, ma essendo diventata un personaggio ormai scomodo, venne consegnata agli inglesi, che avviarono un processo per eresia.
Dal processo, che principalmente arriva da due fonti diverse, una è costituita dai verbali degli interrogatori in francese (mentre gli atti e le sentenze erano in latino), mentre l’altra corrisponde a tre copie sopravvissute degli atti ufficiali, emerge una Giovanna che almeno da bambina non aveva nulla di strano. Dai verbali mancano però le prime cinque sedute e questo elemento ha fatto sbizzarrire gli storici, alla ricerca di nuove interessanti prospettive per inquadrare un personaggio unico, che ha incarnato e incarna l’eroina che ha attraversato le epoche e che ancora oggi suscita un’istintiva empatia.
Le dichiarazioni di Giovanna erano a volte passionali, a volte laconiche, spesso iraconde. Pativa l’autorità e aveva una fiducia estrema nelle proprie capacità, in quanto, come diceva, “l’ordine viene dal mio signore, così vuole Dio”. Come era successo durante l’assalto alla bastiglia del ponte d’Orlèans, quando aveva costretto i soldati a continuare la battaglia, nonostante fosse stato dato l’ordine di rientrare a causa della stanchezza. In quel caso aveva vinto. Era talmente carismatica che molti soldati si erano convinti che agisse davvero in nome di Dio e la seguivano ovunque.
Prima che Giovanna andasse in guerra, nel 1429, i soldati ragionavano da mercenari, facevano più prigionieri possibile per ottenere compensi e le battaglie venivano portate avanti con discontinuità, fino a che si ottenevano denari, mentre tutto si bloccava se non arrivavano.
Dopo quella data, ci sarebbero stati due anni nei quali la pulzella cambiò tutto: persino il riposo delle truppe nel giorno del Signore. E così la giovane cavalcava davanti a tutti, minuta e in abiti maschili, tenendo tra le mani lo stendardo divino, urlando ad alta voce le parole che diceva di sentire dalla voce di san Michele, santa Margherita, santa Caterina; quelle stesse voci che sarebbero state usate contro di lei durante il processo, quando i suoi accusatori avrebbero detto che era in realtà la voce di Satana.
Di quelle voci non c’era traccia nei verbali dove si racconta la vita della giovane Giovanna nel paese di Domremy, ma si potrebbe forse pensare che dal punto di vista psicologico la pressione alla quale la ragazza era sottoposta avesse fatto affiorare una psicosi latente, forse una schizofrenia, anche se nel caso della pulzella, le risposte alle domande del processo fanno capire che era dotata di logica e di intelligenza e aveva ben chiaro quello che quei sessanta accusatori (alcuni tra i più dotti uomini dell’epoca) stavano facendo: un processo politico.
Giovanna non aveva scampo, era necessario che si dimostrasse che tutto quello che aveva fatto fosse sbagliato, che Carlo VII non era più il vero re e che Giovanna l’eretica aveva lanciato una malia su tutti quanti, costringendoli a dare credito a una creatura del diavolo. Legata al pagliericcio con catene troppo grandi per lei, nel freddo dell’inverno, si consentì che Giovanna fosse dilaniata da forze ben più grandi di lei e del suo Dio.
Qualche giorno prima del rogo, sopraffatta dalla disperazione, accettò di ritrattare, si confessò e riprese gli abiti femminili ma il suo destino si compì ugualmente, il 30 maggio 1431. Non si sa esattamente cosa sia successo dopo l’abiura, Giovanna riprese però gli abiti maschili e dichiarò di sentire nuovamente le voci.
Sull’abiura e sulla confessione si baserà il processo di riabilitazione che verrà istituito venticinque anni dopo, non tanto per la giovane, quanto per legittimare re Carlo. Per poter procedere si chiese alla famiglia di Giovanna di depositare una denuncia e alla fine si ribaltò la sentenza, anche se si dovette aspettare il 1909 per la riabilitazione da parte della Chiesa, nella persona di Pio X, che beatificò la pulzella d’Orlèans, destinata poi a diventare la patrona di Francia, nel 1944.
Giovanna D’Arco non era figlia dei suoi tempi, anche se visse la crisi economica della sua epoca, la guerra, le epidemie, la scarsità di cibo e le condizioni meteorologiche avverse, e “i lupi che si nutrivano di vento”, come scriveva il poeta medievale François Villon.
Lupi famelici sono stati anche tutti coloro che, nelle diverse fazioni, si sono approfittati, per ragioni politiche e di potere, della fede visionaria di una ragazza di diciannove anni, e nel loro caso non si sono accontentati del vento, ma hanno portato a compimento un omicidio crudele, che avrebbe fatto diventare Giovanna una martire ricordata in tutti i tempi, incarnazione perfetta dell’eroina senza paura e senza macchia.
Bibliografia
Giovanna D’Arco di Franco Cardini
Il processo di condanna di Giovanna D’Arco di Teresa Cremisi