“Foibe? Sembra una marca di pentole”. Ci mancava questa battuta alla caterva di offese, vilipendi e sarcasmo che circonda da ogni lato la Giornata del Ricordo e la memoria della storia tragica della Venezia Giulia. A pronunciare queste parole, una conduttrice radiofonica, l’americana Jennifer Pressman, di RTL 102,5. Una battuta infelicissima che – come hanno fatto notare a raffica centinaia di ascoltatori indignati sui social network – “se l’avesse fatta sull’Olocausto sarebbe stata licenziata in tronco”.
di Emanuele Mastrangelo per www.storiainrete.com
Aveva già dato anni fa il “la” a questa licenza di vilipendere la cabarettista Caterina Guzzanti, sorella minore dei più famosi Corrado e Sabrina, che nei suoi siparietti satirici impersonava una ragazzina skinhead che quando – messa alle strette dalla conduttrice – non sapeva più cosa rispondere la buttava in caciara con “e allora le Foibe?”. Stesso argomento tirato fuori lo scorso 10 febbraio da un cacciatore professionale di “mi piace” su Facebook abbastanza noto nella sinistra radical-chic, Saverio Tommasi, per il quale parlare di Foibe non sarebbe altro che l’ultima sponda di chi “smentito su tutto, non sa più cosa dire e difende l’indifendibile”. Non perde l’occasione di tacere anche il vignettista Vauro, che commenta su Twitter la Giornata del Ricordo come “dieci anni di medaglificio fascista”.
Le tragedie che hanno travolto il confine orientale d’Italia, insomma, ridotte a birignao dell’estrema destra (o presunta tale). Dunque passibili di ridicolizzazione o minimizzazione. O, peggio, negazione.
Che è il retropensiero che anima tutti i begli spiriti che puntualmente all’avvicinarsi di ogni 10 febbraio da quando è stata istituita la Giornata del Ricordo non perdono occasione per compiere quei gesti che se fatti nei confronti di qualunque altra memoria storica del paese – dalla deportazione degli ebrei alle vittime della Mafia – o di altri argomenti cari al politicamente corretto – dagli insulti da stadio agli immigrati morti nel tentativo d’entrare clandestinamente in Europa – susciterebbe la più severa indignazione e le prese di posizione più ferme di tutte le istituzioni fino ai più alti colli.
Così a Trento vandali rimasti ignoti hanno rubato la lapide dedicata alle vittime delle Foibe nella notte fra lo scorso 7 e l’8 febbraio, stessa data scelta da un altro gruppo di imbecilli per imbrattare quella dedicata dal comune di Marghera ai martiri giuliano-dalmati. Una prodezza che sembra diventata una tradizione nella cittadina lagunare, visto che il monumento era già stato fatto oggetto di vandalismi negli anni scorsi, così come la segnaletica toponomastica del piazzale dedicato. Peggio è andata alla targa toponomastica di Taranto, in marmo e con una lunga dedica alle vittime delle Foibe, spaccata in mille pezzi da vandali poco prima della ricorrenza. A Ferrara invece una delle due targhe che dovevano essere scoperte con una cerimonia il 10 febbraio è stata divelta e fatta sparire nella notte fra il 9 e il 10. Sempre fra 7 e 8 è stato profanato il monumento ai martiri delle Foibe di Guidonia, già imbrattato lo scorso anno: i vandali hanno distrutto la corona d’alloro e poi l’hanno incastrata nella fessura del marmo che simboleggia una foiba.
Si erano invece… portati avanti con il lavoro i criminali che a novembre 2015 avevano danneggiato il monumento ai martiri giuliani di Lanciano e i loro degni compari accanitisi contro la targa della foiba del Bus de la Lum, nel Cansiglio (Pordenone). A metà ottobre era invece toccato alla lapide di Torino, presa a picconate e fatta in pezzi.
Un elenco incompleto che comprende anche le imprese dei soliti idioti che armati di bombolette spray hanno scarabocchiato con frasi d’odio e ingiurie contro la memoria della tragedia giuliano-dalmata i muri di Padova e quelli di San Lazzaro (Bologna) e di tante altre località, certi di farla franca in un paese la cui classe politica sembra ansiosa di inventare sempre nuovi reati d’opinione mentre curiosamente lascia impuniti quelli commessi ai danni dei sentimenti patriottici della nazione.