Ascoli – La Germania deve risarcire gli eredi dei civili vittime dei nazisti. Enza Foti, giudice in servizio alla sezione civile del Tribunale di Ascoli Piceno, la storia l’ha riscritta con l’inchiostro del diritto.
di Gianpaolo Iacobini dal Giornale del 11 marzo 2015
E con una sentenza che non mancherà di far discutere ha fissato un principio dirompente: la Repubblica Federale Tedesca, quale ente succeduto al Terzo Reich, è responsabile dei crimini e dei reati commessi dai soldati tedeschi contro le popolazioni inermi nel corso della seconda guerra mondiale. La magistrata marchigiana era stata chiamata a vagliare la richiesta avanzata dai familiari di Guido e Neutro Spinozzi, Mariano Vulpiani e Bruno Alessandri, nel 1944 deportati nei campi di concentramento senza più fare ritorno alle loro case di Castignano e San Benedetto del Tronto. L’avvocato Lucio Oliverio, in nome e per conto dei discendenti, aveva chiesto un risarcimento di 2 milioni di euro, citando in giudizio il governo di Angela Merkel. Che però non s’è neppure costituito, disconoscendo la giurisdizione italiana. Il tribunale è comunque andato avanti e la Germania contumace a rifondere il danno patrimoniale (non anche quello esistenziale). In soldoni, 636.000 euro. Poca roba, rispetto ai 279 miliardi vantati dalla sola Grecia per danni di guerra. In effetti, a preoccupare la Cancelliera, più che la somma, è la crepa aperta dal tribunale ascolano, che fa di Berlino la legittima erede (senza facoltà di beneficio d’inventario) del Führer.
Una pronuncia che, dovesse diventare giurisprudenza, potrebbe avere ripercussioni oggi inimmaginabili ma ben presenti al Bundeskanzleramtsgebäude. Nei corridoi della Cancelleria il tema è da sempre considerato scottante. Certo, agli occhi del mondo Frau Merkel non ha mai nascosto (avrebbe potuto?) le vergogne teutoniche. «Ricordiamo tutti i perseguitati dal nazionalsocialismo, deportati e uccisi: è un crimine contro l’umanità che non si può dimenticare», diceva nel gennaio del 2015, in occasione del settantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Nei fatti, tuttavia, ben altro è stato l’orientamento seguito: nel 2012, accogliendo un ricorso presentato proprio dalla Germania, la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ordinò il blocco dei risarcimenti per deportati e vittime delle stragi naziste, certificando l’immunità degli stati sovrani. Ma quando la partita sembrava ormai chiusa, il contropiede fulminante.
Con la Corte Costituzionale a stabilire, nel 2014, l’impossibilità per il diritto internazionale di escludere la giurisdizione italiana per danni derivanti da crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati in terra italica. Ora che la macchina della giustizia s’è rimessa in moto, la questione è destinata a diventare anche politica. Inevitabilmente: tra l’8 settembre del 1943 e l’aprile del 1945, a cavallo tra l’armistizio e la liberazione, furono circa 15.000 gli italiani massacrati o deportati dai nazisti. «L’Italia intende affrontare insieme alla Germania tutti gli aspetti che derivano dalle dolorose vicende della seconda guerra mondiale, in una prospettiva di dialogo e tutela delle istanze di giustizia delle vittime e dei loro familiari», tuonava già nei giorni del governo dei professori l’allora ministro degli esteri Giulio Terzi. Parole al vento. Adesso tocca a Matteo Renzi. Cosa farà il premier per indurre la Germania a rispettare le sentenze?