(AGI) – Roma, 14 feb. – Identificata la quattordicesima vittima della strage nazista della Storta. Si chiamava Gabor Adler ma tutti, durante la seconda Guerra Mondiale, lo conobbero come John Armstrong. Era un agente segreto ungherese, nato a Satu Mare (nell’allora Transilvania Ungherese) il 19 settembre 1919, arruolatosi nelle truppe britanniche e ucciso dai tedeschi, insieme ad altri tredici prigionieri, nella fucilazione del 4 giugno 1944 in località La Spizzichina-La Storta, vicino Roma, nella quale perse la vita anche il sindacalista socialista Bruno Buozzi. Proprio il nome di Adler-Armstrong è quello che manca sulla lapide che ricorda le quattordici vittime. Al termine dei riconoscimenti da parte dei parenti dei tredici fucilati, infatti, il suo fu l’unico cadavere a restare senza un’identità’. La ricostruzione storica che ha portato alla rivelazione del nome mancante è stata realizzata da il giornalista Gian Paolo Pelizzaro e pubblicata, in cinque ‘puntatè, sulla rivista “Storia in rete”. L’ultima puntata si trova nel numero attualmente in edicola. La scoperta della vera identità di John Armstrong, e della corrispondenza tra lui e la quattordicesima vittima della fucilazione de La Storta, è arrivata non solo attraverso lo studio dei documenti ma anche grazie alla testimonianza di una staffetta partigiana, Neda Solic, che lo conobbe a Regina Coeli e lo ritrovò, poi, a via Tasso. Sbarcato dalla Sardegna il 10 gennaio 1943, Armstrong fu catturato poche ore dopo dagli italiani e tradotto nel carcere di Regina Coeli. Benché britannico non venne tuttavia processato e condannato a morte, ma lasciato in carcere. Qui Armstrong conobbe alcuni detenuti tra cui Renato Traversi, un ragioniere condannato per falso e truffa. Fu grazie a quest’ultimo che l’ufficiale britannico riuscì a far sapere al comando britannico di essere detenuto a Roma e fu sempre Traversi che, dopo la scarcerazione avvenuta il 22 ottobre 1943 (in seguito alla grazia concessa dal ministero di Grazia e Giustizia), tentò di organizzare l’evasione d Armstrong. Il piano tuttavia fallì, Traversi fu scoperto, arrestato e portato a via Tasso dove, in seguito a interrogatori molto duri, confessò. Anche in questo caso, però, nessun provvedimento fu preso a carico di Armstrong che rimase in carcere, venendo solo spostato dal sesto al quarto braccio (sotto il controllo tedesco). Un fatto verificatosi perchè, spiega lo studioso, il comando supremo italiano, contrariamente agli ordini impartiti dopo la presa di Roma, non segnalò la presenza dell’ufficiale alle autorità tedesche. A partire dal 20 ottobre 1943, il nome di Armstrong scompare dai registri del carcere ed è qui che si innesta la testimonianza di Neda Solic. Quest’ultima infatti aveva conosciuto l’ufficiale a Regina Coeli e, a distanza di 64 anni, ha confermato di averlo rincontrato a via Tasso nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1944. Intervistata dall’autore dello studio, la Solic ha ricordato di aver scambiato alcune parole con Armstrong il quale le mostrò, sotto gli abiti civili, la divisa ‘color kaki dei soldati inglesi. L’ex staffetta partigiana ha inoltre ricordato che alle 22 del 3 giugno 1944, i tedeschi (ormai in ritirata) chiamarono all’appello ottanta prigionieri e li caricarono su dei camion, tra loro c’era anche Armstrong. Come noto, uno di quei camion (diretti a Verona) si fermò lungo la via Cassia, in località La Spizzichina-La Storta e qui i quattordici prigionieri furono fucilati. Sul numero del 1° luglio 1944 del settimanale giuridico “Corriere giudiziario” venne poi pubblicato il seguente necrologio: “Il 31 gennaio 1944, con altri dieci compagni, per rappresaglia è stato fucilato Traversi dott. Renato, procuratore. Era stato arrestato il 22 ottobre 1943 in seguito alla intercettazione telefonica dalle SS naziste, che avevano scoperto un suo progetto tendente a liberare dal carcere tale Armstrong, suddito inglese e detenuto politico. L’Armstrong è stato poi fucilato alla Storta con Buozzi e gli altri martiri, alla vigilia della liberazione”. L’ufficiale britannico John Armstrong è stato infine riconosciuto dalla signora Solic alla quale sono state mostrate alcune foto, quelle dell’ungherese Gabor Adler. (AGI) Cli/Rm/Fri 141737 FEB 09