La vera fake news? E’ che la fake news sarebbero un fenomeno recente. Dall’epoca del Cavallo di Troia l’umanità inganna, calunnia, mente per raggiungere i propri scopi politici: denigrare i nemici, trovare scuse per invadere altri paesi, portare avanti campagne di marketing. I signori della manipolazione esistono da sempre, solo che oggi hanno deciso che vogliono il monopolio della menzogna…
Storia in Rete di aprile racconta la storia delle fake news dalle guerre omeriche alle provette di bicarbonato spacciate per antrace da Colin Powell e poi – in un intervista con Giuseppe Parlato – analizza quello che sembra essere uno dei passatempi preferiti in rete: il “debunking” delle “bufale” sul Fascismo: Mussolini ha inventato le pensioni? Quando c’era Lui gli italiani mangiavano 5 volte al giorno? Durante il Ventennio i sindacati erano stati brutalmente repressi? I volenterosi “debunker” si bullano di “smascherare” soltanto miti superficiali ed evidentemente inconsistenti. Lasciando però intoccato un vero sottobosco di balle, pregiudizi e ignoranza che solo la ricerca scientifica, documenti alla mano, riesce a penetrare.
Il numero di aprile prosegue quindi con un’analisi di Paolo Simoncelli sulla legge in Polonia sulla memoria storica, una pericolosa deriva che minaccia ancora una volta di mettere ai voti quello che un ricercatore può o non può affermare. E ancora, un nuovo libro racconta gli aspetti della “guerra occulta”: gli scontri fra servizi segreti a colpi di … maghi, ESPer, sensitivi.
L’uscita di una raccolta di racconti – “Fantafascismi” – è quindi l’occasione per discutere di ucronia e storia controfattuale. La storia infatti si può fare anche coi “se”, e quello di immaginare scenari alternativi non è solo un mestiere da scrittore di fantascienza – come Philip K. Dick – ma vi si sono cimentati personaggi del calibro di Tito Livio, Churchill o – recentemente – Niall Ferguson. In coda a una lunga esplorazione dei mondi alternativi dell’ucronia, “Storia in Rete” anticipa uno dei racconti della raccolta “Fantafascismi”, “Una notte tranquilla. E se gli alleati fossero stati fermati sulla Linea Gotica?”, di Sergio Valzania.
“Storia in Rete” di aprile poi offre ai suoi lettori in esclusiva un documento eccezionale: una lettera scritta da Benito Mussolini a padre Pio di Pietrelcina nel 1924. Riemersa dagli archivi aiuta a gettare una nuova luce sull’evoluzione interiore del futuro dittatore. E da un Santo che è stato militare durante la Grande Guerra a un altro: Giovanni XXIII, cappellano militare, e il suo sincero patriottismo. Un personaggio i cui diari bellici sono lo spunto per raccontare l’epopea di tanti cappellani militari che durante la Prima guerra mondiale servirono la Patria in uniforme.
Infine, un anniversario significativo in questi giorni di consultazioni e fermento politico: quello delle elezioni del 1948, giro di boa dell’Italia democratica, che scelse di restare nel campo occidentale sfuggendo al rischio di finire sotto un regime comunista (o peggio, in una seconda guerra civile), consegnando il paese alla Democrazia Cristiana. E ancora, gli artisti criminali: da Caravaggio a Charles Manson, quel filo rosso (sangue) che lega spesso pennelli e coltelli.
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