Appena iniziata BergamoScienza sta già richiamando l’attenzione di molti e già per questo primo weekend sono numerosi gli appuntamenti in programma. Per sabato 2 ottobre si parte alle 9.30 con «Conversare con i giovani ricercatori dai banchi di scuola ai laboratori di ricerca»: al Liceo Classico Sarpi, all’Itis Paleocapa, al Majorana, all’Itis Marconi e al Liceo scientifico Amaldi Pietro Falgari, Mauro Dinardo, Emanuele Facchinetti, Fabio Gozzini, Carlo Galuzzi ed Elisa Persico – ex studenti di Istituti superiori della città e della provincia, oggi ricercatori presso prestigiose istituzioni scientifiche e in importanti realtà industriali internazionali – testimonieranno che con passione e impegno diventare scienziati è possibile.
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dall’Eco di Bergamo del 1 ottobre 2010
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La prima conferenza della giornata è invece in programmaalle 11, alla facoltà di Ingegneria, a Dalmine. Titolo dell’incontro «La storia dei metalli: una sfida dell’uomo all’equilibrio della termodinamica». Il relatore Carlo Mapelli del Politecnico di Milano (introdurrà Lucio Cassia del Comitato scientifico di BergamoScienza) si occuperà della storia dei metalli e dell’archeometallurgia che svelano il faticoso percorso che l’uomo ha intrapreso e percorso per estrarre dalle risorse naturali i metalli. Metalli che hanno consentito di avviarsi sulla via dello sviluppo tecnologico, per mezzo della costruzione di utensili e strumenti progressivamente più sofisticati. La capacità di saper utilizzare diverse tipologie di materiali e di estrarre i metalli dai minerali riveste un valore strategico nella storia dell’uomo, come è provato dalla stessa scansione storica utilizzata per descrivere le ere della preistoria e della storia dell’uomo, che sono indicate proprio in base alla tipologia di materiali utilizzati.
Si prosegue alle 15 con un’altra conferenza su «Il cervello ai confini della coscienza: coma, stato vegetativo e stato di minima coscienza». All’Auditorium di piazza Libertà l’argomento è complesso: parlare di coma, di stato vegetativo e di minima coscienza non è cosa facile poiché suscita spesso reazioni emotive non facilmente controllabili. Martin M. Monti del PhD MRC Cognition and Brain Sciences Unit di Cambridge, introdotto da Giancarlo Comi dell’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, affronterà questo tema ponendosi domande che daranno la dimensione di come la ricerca in questo campo si stia muovendo e quali siano i risultati ad oggi raggiunti.
Terza conferenza della giornata è quella in programma alle 16.30 su «Architetture di carta». Al Teatro Sociale, in Città Alta, l’architetto Shigeru Ban parlerà del suo progetto riguardo le «Paper Log Houses», costruzioni leggere, riutilizzabili, poco costose e rapide da realizzare, costruite per le vittime del terremoto di Kobe, in Giappone, poi riproposte in Turchia nel 2000 e in India nel 2001. Shigeru Ban è divenuto famoso anche per aver sviluppato un modello di struttura portante in tubi di cartone riciclato, coi quali ha costruito abitazioni d’emergenza. Introduce la conferenza Maria Rosa Ronzoni dell’Università degli Studi di Bergamo.
Sempre al Teatro Sociale alle 18.30 è prevista una videoconferenza in diretta. Craig Venter, biologo e imprenditore; Edoardo Boncinelli, presidente del Comitato scientifico di BergamoScienza e Gianvito Martino, sempre del Comitato scientifico di BergamoScienza si occuperanno di «Cellule artificiali: nuova frontiera della biologia o nuova risorsa commerciale?».
La serata si chiude alle 21 con lo spettacolo in piazza Matteotti «La terza notte della scienza: le donne e la scienza». Musica e intrattenimento faranno da cornice a una riflessione sul mondo della scienza tutta al femminile con alcune tra le più note scienziate attuali. Il tutto si svolgerà all’interno di un percorso creato per informare divertendo. Sarà una serata – presentata da Max Laudadio – all’insegna dello spettacolo in cui la scienza e le donne saranno protagoniste. Il fine non è quello di fare scienza spettacolo, ma di mettere in scena lo spettacolo della scienza.
Tre conferenze di grosso rilievo sono in programma anche per domenica 2 ottobre. Alle 9.30 si parte al Teatro Sociale con «Esperimenti al large Hadron Collider del Cern di Ginevra: un viaggio alle origini della materia e dell’universo». Il Large Hadron Collider è un acceleratore di particelle, attualmente in operazione al Cern, concepito e realizzato per cercare risposte ad alcune delle più importanti questioni della fisica moderna: l’origine della massa, la natura della materia oscura che tiene insieme le galassie, le condizioni dell’unificazione delle interazioni fondamentali della materia. La risposta ad alcune di queste domande potrebbe rivoluzionare la nostra attuale visione dell’universo e delle leggi fondamentali della natura. In LHC due fasci di protoni viaggiano in direzioni opposte a una velocità vicina a quella della luce in un anello lungo 27 km. Le collisioni ad altissima energia potrebbero produrre le nuove particelle sfuggite fino ad ora a tutte le ricerche. I dati delle collisioni vengono raccolti dai rivelatori più sofisticati che siano mai stati costruiti e gruppi internazionali di fisici li analizzano utilizzando una rete mondiale di calcolo chiamata Grid. Relatore della conferenza Guido Tonelli del Cern di Ginevra, introduce l’incontro Valerio Re dell’Università degli Studi di Bergamo.
Alle 15.30 la seconda conferenza sempre al Sociale verterà su «La storia di Ardi, la nostra antenata più antica». Yonas Beyene, archeologo e paleontologo con il geologo Giday WoldeGabriel – introduce Anna Paganoni del Museo di Scienze Naturali Caffi – parleranno di Ardi essendo stati parte del team dei ricercatori provenienti da tutto il mondo che ha scoperto l’Ardipithecus ramidus, meglio noto come Ardi: una specie di ominide vissuta oltre 4,4 milioni di anni fa e più antica di oltre un milione di anni rispetto a Lucy. I ricercatori protagonisti di questa scoperta ci racconteranno come Ardi abbia una forma non specializzata e come l’analisi di cranio, denti, pelvi, mani, piedi, e altre ossa riveli un «mix» di tratti primitivi che Ardi condivide con i suoi progenitori, i primati del Miocene, ma che rivela anche caratteristiche presenti solo in ominidi di epoche posteriori. Ardi, dunque, non è né uno scimpanzé né un uomo.
Alle 17.30 il ciclo delle conferenze della domenica si chiude con il premio Nobel della medicina del 2000 Eric R. Kandel. Titolo dell’incontro, ancora in Città Alta, è «Neuroscienze e psicoanalisi»: è guardando una specie di lumaca di una trentina di centimetri di lunghezza per tre chili di peso che cinquant’anni fa il neuroscienziato Eric R. Kandel fondò le neuroscienze moderne. Grazie all’Aplysia, questo è il nome della lumaca, Kandel scoprì come l’apprendimento dipende dalla nostra capacità di rinforzare le connessioni tra i neuroni, le cosiddette «sinapsi», e non i neuroni stessi. Questa scoperta, che nel 2000 valse a Kandel il premio Nobel per la medicina e che condivise con Arvid Carlsson dell’Università di Goteborg e con Paul Greengard della Rockefeller University, gettò le basi per quello che oggi chiamiamo plasticità cerebrale, cioè la capacità di modificare incessantemente il nostro cervello in risposta alle esperienze. Psichiatra prima, neuroscienziato poi, Kandel parlerà di un argomento che lui stesso ama sintetizzare in una frase: «Siamo ciò che siamo in virtù di ciò che abbiamo imparato e che ricordiamo». Introduce l’incontro Edoardo Boncinelli del Comitato scientifico di BergamoScienza.
La serata terminerà con uno spettacolo: si rimane al Sociale e alle 21 va in scena «Homo Sapiens’», un dialogo sulla storia dell’uomo, dalle sue origini alla «modernità», raccontata da chi più di tutti si è occupato di ricostruirne, attraverso il metodo scientifico, l’evoluzione e i fenomeni che l’hanno determinata: Luigi Luca Cavalli-Sforza. Il dialogo teatrale sarà condotto dal figlio, Francesco Cavalli-Sforza, che interrogherà il padre sui momenti più significativi dello scenario evolutivo, non ultimo lo sviluppo del linguaggio, che ha consentito all’uomo di divenire, se non più saggio, certo più capace rispetto ai suoi antenati. Uno dei momenti più significativi, di alta e immediata comunicazione che l’Homo sapiens ha prodotto, da quando ha imparato a parlare, è la poesia. Si è pensato così di intercalare alla narrazione la lettura di alcune poesie, prendendo come riferimento l’800-900 italiano, da parte di uno dei maestri più importanti e universalmente riconosciuti del teatro di prosa italiano: il maestro Piero Mazzarella.
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Inserito su www.storiainrete.com il 2 ottobre 2010