Estratto dall’articolo di Nando Pagnoncelli da il “Corriere della Sera” dell’8 maggio 2023 – via Dagospia
Con ancora negli occhi le immagini di larga partecipazione, non esente da polemiche, ai festeggiamenti del 25 Aprile e del Primo Maggio e in attesa di celebrare la Repubblica il 2 Giugno abbiamo rivolto il sondaggio odierno alla comprensione di cosa pensino gli italiani e quale tipo di relazione affettiva e di senso di appartenenza li leghi alle festività civili.
[…] le festività che dovrebbero rappresentare un tratto identitario e momento di unità del Paese, in realtà dividono gli italiani quanto a coinvolgimento suscitato dalle singole ricorrenze. Infatti, il 58% dichiara di sentirsi coinvolto dalla Festa della Repubblica e dall’Anniversario della Liberazione dal nazifascismo (contro il 42% poco o per nulla interessato), il 53% segue la Festa del Lavoro e solo una minoranza, il 44%, mostra interesse per le celebrazioni del 4 novembre, in occasione della Festa dell’unità nazionale e delle Forze Armate.
Nel corso degli anni la ricorrenza del 2 Giugno viene sempre più considerata la vera festa nazionale di tutti gli italiani passando dal 30% del 2004 al 37% odierno e superando per la prima volta il 25 Aprile che, specularmente, scende dal 37% del 2004 al 30%.
Le opinioni variano in relazione all’orientamento di voto, infatti la Festa della Repubblica prevale tra gli elettori del centrodestra (FdI 50%, tra gli altri del centrodestra 53%) mentre la Liberazione tra quelli del centrosinistra (Pd 50%). Va sottolineato che tra gli elettori di FdI quasi uno su quattro (23%) mette al primo posto il 25 Aprile. E va sottolineato pure il fatto che il 28% degli astensionisti non sia in grado di rispondere a questa domanda.
La graduatoria emersa pone in evidenza una certa inconsapevolezza circa la concatenazione che rende taluni eventi storici necessari per il verificarsi di quelli successivi.
Senza il 25 Aprile, ad esempio, non avremmo avuto la speranza individuale e sociale di un lavoro libero e tutelato, così come non potremmo celebrare il 2 Giugno, augurando lunga vita alla nostra Carta che ci rende persone migliori, ci protegge, talvolta ci sorregge.
La maggioranza relativa degli intervistati (45%) considera l’antifascismo un valore imprescindibile alla base della nostra Repubblica, mentre il 30% ritiene che sia un tema superato dalla storia. Fa riflettere il fatto che uno su quattro (25%) non abbia un’opinione in proposito. Evidente anche qui la polarizzazione partitica, con gli elettori del Pd che si posizionano all’89% sulla prima risposta, mentre il 60% degli elettori di FdI propende per la seconda (anche se più di uno su quattro considera l’antifascismo un valore imprescindibile). E gli elettori di altri partiti di centrodestra si dividono quasi equamente tra le due opinioni.
Ancor più evidente la polarizzazione dei giudizi sull’operato della premier, con il 38% che giudica positivamente il modo in cui Giorgia Meloni abbia affrontato per la prima volta come presidente del Consiglio il 25 Aprile, a fronte di un 33% che si esprime in modo negativo e di un 29% che non si esprime (con un picco del 51% tra gli astensionisti).
In merito alla lettera al Corriere della presidente Meloni in occasione del 25 Aprile, il 33% ritiene che le sue parole rappresentino un passo in avanti importante e definitivo per la destra italiana, mentre il 34% è convinto che sia stata un’occasione persa e il 33% non è in grado di rispondere.
[…] il marcato dato astensionistico va di pari passo con un elevato disinteresse per la cosa pubblica e fa emergere una diffusa sottovalutazione dell’importanza di conoscere la storia, ignorando la quale si lascia spazio a improvvide dichiarazioni di esponenti politici che fanno confusione tra pacificazione e parificazione. […]