Lo scoop del Corriere, per opera di Veronica Artioli sull’inserto settimanale Sette, risale all’ottobre del 2013. Ora però c’è un‘ulteriore conferma. Un dipinto di inestimabile valore, il «Ritratto di Isabella d’Este» attribuito a Leonardo da Vinci, è stato infatti sequestrato in Svizzera dalla Guardia di Finanza di Pesaro e dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Ancona. Secondo l’accusa il quadro era stato illecitamente trasferito all’estero. Del dipinto, come aveva già raccontato il Corriere quasi due anni fa, si erano perse le tracce «per secoli», rivelano fonti investigative. Si sa soltanto che il quadro, se non fosse stato sequestrato, sarebbe stato commercializzato per «centinaia di milioni di euro». Secondo quanto aveva scoperto il Corriere si parlava all’epoca di una possibile vendita a compratori arabi per una cifra vicina a 150 milioni di euro. Il quadro, di cm 61×46,5 di dimensione, è stato individuato, come detto, nel caveau di un istituto fiduciario svizzero con sede a Lugano.
dal Corriere della Sera del 10 febbraio 2015
Coincidenza
Il dipinto, un olio su tela, sarebbe – secondo gli inquirenti – attribuibile a Leonardo da Vinci sulla base di pareri e di perizie eseguite con la fluorescenza, che lo ritengono pienamente compatibile, quanto a datazione, con la pittura dei primi decenni del XVI secolo. La Procura procede per associazione per delinquere finalizzata all’illecita esportazione di opere d’arte in assenza di licenza di esportazione e alla commissione di truffe in danno di società di assicurazione. Al rientro del quadro in Italia, saranno eseguite ulteriori perizie per confermare la paternità dell’opera. Il Corriere, nel 2013 aveva già sentito il professor Carlo Pedretti, massima autorità vivente su Leonardo, che ne aveva constatato l’autenticità. La quale era stata però contestata da altri esperti. Ora ulteriori analisi daranno il verdetto finale.
L’inchiesta
Tornando all’inchiesta occorre aggiungere che la procura della repubblica di Pesaro è convinta di aver messo le mani su un traffico internazionale di opere d’arte, che va oltre il dipinto attribuito a Leonardo da Vinci. Il procuratore della repubblica, Manfredi Palumbo, ha infatti parlato di «decine di indagati», che potrebbero essere responsabili, a vario titolo, dei reati di illecita esportazione di opere d’arte e associazione a delinquere. Mercoledì sono attesi i primi riscontri relativi alle perquisizioni.
L’inchiesta della magistratura è scattata attraverso una segnalazione giunta alla procura pesarese il 27 agosto 2013, secondo la quale un avvocato del foro di Pesaro, aveva ricevuto mandato a vendere il quadro , dipinto che, per i carabinieri, era stato esportato in Svizzera illegalmente. A quel punto, gli uffici giudiziari pesaresi chiesero una rogatoria internazionale, che diede esito negativo. Secondo le autorità svizzere, infatti, quel quadro era stato prelevato dalla proprietà e trasferito altrove. Del prezioso dipinto, attribuibile a Leonardo, sembrava non esserci più traccia: il sospetto degli inquirenti era che dalla Svizzera fosse stato riportato in tutta fretta in Italia, «tra Pesaro e Fano», dove potrebbero abitare i mandanti della vendita, che al momento non hanno un nome. Invece, nel corso di un’indagine della guardia di finanza di Pesaro, riguardante reati fiscali e truffe in ambito assicurativo, nell’agosto scorso gli inquirenti sono riusciti ad acquisire notizie utili alla localizzazione dell’opera: era tornata in Svizzera. Da quel momento, le due indagini si sono sovrapposte e affidate, congiuntamente, sia alle fiamme gialle che al nucleo tutela del patrimonio culturale dei carabinieri, con il coordinamento dei sostituti procuratori Maria Letizia Fucci, Monica Garulli e Valeria Cigliola. Una volta avuta certezza che il quadro fosse custodito all’interno del caveau di una banca privata di Lugano e che il venditore aveva trovato un possibile acquirente, è scattato il sequestro. Insieme al quadro, su mandato dagli inquirenti italiani, la polizia svizzera ha sequestrato anche il contenuto di una cassetta di sicurezza. Le indagini sono ancora in corso e, secondo indiscrezioni, questa mattina sarebbero scattate le perquisizioni presso gli uffici e le abitazioni di due avvocati, uno di Pesaro e l’altro di Fano.
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