La battaglia di Watling Street, nell’odierna Inghilterra, fu uno degli scontri più decisivi della guerra di Roma per sedare la rivolta di Boudicca
Di Lorenzo Vita da Il Giornale del 8 luglio 2021
Quando Roma decise di invadere definitivamente la Britannia, le legioni che giunsero sulle coste dell’attuale Inghilterra trovarono davanti ai propri occhi una situazione di rivalità continue tra clan e tribù locali. Non c’era un esercito unito né una vera confederazione di tribù, ma un gruppo di villaggi e “signori della guerra” in lotta tra loro che videro anche con favore l’arrivo dei romani per prendere definitivamente il sopravvento sui popoli nemici con cui condividevano il territorio britannico.
La scelta dei popoli britannici non si rivelò però molto lungimirante. I romani non erano certo intenzionati a lasciare che i locali vivessero in pace controllando davvero il territorio. E così, se alcuni, come gli Iceni, iniziarono a pagare tributi a Roma per avere una forma di indipendenza, altri iniziarono a ribellarsi costringendo Roma a continue campagne militari che logoravano le legioni in una rivolta continua in diverse parti della regione. Una delle rivolte più famose, che finì solo dopo alcuni anni, fu quella comandata da Carataco, capo dei Catuvellauni, di cui ancora oggi in Galles si narrano leggende. Un mito per buona parte dei gallesi, così come un mito fondativo divenne, per tutti i britannici, la regina Boudicca.
Di questa figura leggendaria della storia britannica ne parla lo scrittore romano Tacito. Lo storico narra che quando il marito, Presutago, capo degli Iceni, morì, nominò come eredi le due figlie. Un gesto che sfidava le leggi romane, visto che l’Impero esigeva che i popoli-clienti, qualora non vi fossero eredi maschi, passassero sotto il controllo diretto di Roma. La repressione romana fu orribile e spietata. Tacito racconta che i veterani delle legioni, non riconoscendo la legge degli Iceni, saccheggiarono i villaggi mettendo a ferro e fuoco anche la capitale, Camulodunum, e qui fustigarono Boudicca mentre stuprarono davanti ai suoi occhi le sue due bellissime figlie.
L’orrore di quella scena non si tolse mai dalla mente di Boudicca. E per questo motivo, la sua vita fu dedicata a una sola cosa: sconfiggere l’esercito romano e farlo con una violenza inaudita. La regine degli Iceni riuscì a mettere su un esercito di circa 12mila uomini e sfruttando l’assenza della Legione XIV Gemina, Boudicca entrò a Camludunum saccheggiandola e radendola al suolo. Cassio Dione narra della violenza inaudita delle forze barbare contro i cittadini locali, con torture orrende impartite a tutte le donne del posto. Scene terrificanti che, a detta dei Romani, nascevano dall’ira di Boudicca per il supplizio inferto a lei e alle figlie e che ancora oggi appaiono inenarrabili.
Boudicca non si fermò a Camulodunum, l’odierna Colchester. Le sue truppe, galvanizzate dalla prima vittoria, iniziarono a diventare sempre più numerose grazie all’ausilio di altre tribù locali desiderose di scacciare Roma dalla Britannia. E così nell’attuale Inghilterra, iniziarono a muoversi migliaia di uomini pronti a distruggere accampamenti, città e uccidere i soldati dell’Impero. Le legioni però apparivano deboli, poco numerose e incapaci di allestire difese sufficienti. L’orda di Boudicca faceva paura a chiunque, terrorizzava con i racconti di violenza che la precedevano, e così furono molte le città di quella che oggi conosciamo come Inghilterra, che caddero sotto i colpi dei britanni. Chi rimaneva nelle città veniva ucciso: i pochi che potevano fuggire sapevano che non avrebbero trovato nulla al loro ritorno. Tacito narra che i saccheggi britannici costarono la vita a circa 70mila persone, senza distinzione di uomini, donne, vecchi e bambini. E Boudicca non faceva distinzione nemmeno tra romani e locali: anche gli indigeni venivano sterminati solo per vivere nelle colonie romane.
Roma iniziò a correre ai ripari. Svetonio Paolino richiamò i veterani, le truppe ausiliarie e nuove reclute, ma la forza a sua disposizione non era lontanamente paragonabile a quella dell’orda di Boudicca. In tutto, il governatore romano poteva contare su 13mila uomini, e che non rappresentavano certo il meglio delle forze a disposizione. E fu in queste condizioni che avvenne la battaglia decisiva: la battaglia di Watling Street.
I tredicimila soldati romani, di cui circa mille cavaliere si trovarono davanti ai loro occhi un’orda composta dai 40 ai 50mila uomini. Un numero enorme cui si aggiungeva la violenza che dimostravano in battaglia gli Iceni i e i popolo che si erano uniti a Boudicca in tutta l’inghilterra. Svetonio mise i legionari al centro dello schieramento e i cavalieri ai lati, divisi con 500 unità ciascuno. Chiusi in una vallata, i romani sembravano senza via d’uscita e i Britanni apparivano sicuri della vittoria.
Boudicca passò in rassegna le truppe chiedendo vendetta. E infine la battaglia ebbe inizio. La regina dei Britanni non aveva esperienza tattica e lo dimostrò lanciando i suoi guerrieri in una carica devastante. Una scelta che si rivelò errata: i suoi carri da guerra non riuscivano a muoversi liberamente nella vallata scelta da Svetonio per i suoi legionari, mentre coloro che si avvicinavano a piedi vennero bersagliati dai giavellotti romani. Tra i pila dei legionari e gli scorpioni – macchine da guerra utilissime in quell’occasione – Svetonio iniziò a bersagliare i britanni con una pioggia di dardi decimando le truppe di Boudicca. E a quel punto furono i legionari a caricare, sorprendendo le disordinate forze barbare. La vallata, che doveva essere la tomba dei romani, divenne una trappola proprio per i britanni, che disordinati e senza via di fuga non riuscivano a contrastare i legionari, sia per le armi usate sia per la disciplina tattica.
A quel punto, Svetonio diede ordine ai cavalieri ausiliari ai lati di entrare in azione. I cavalieri colpirono i fianchi dei Britanni seminando il panico nei britanni, che si lanciarono in una fuga disperata. Boudicca osservava con orrore la sua sconfitta, e vedeva la sua orda sgretolarsi davanti alla macchina da guerra di Roma. I veterani e gli ausiliari facevano strage di tutti coloro che erano sul campo di battaglia. Per Tacito, la regina si suicidò insieme alle figlie. Per Cassio Dione, invece, fuggì.
I Romani persero circa duemila uomini. Tra i Britanni si parla di circa 40mila caduti. La sconfitta fu così pesante che le rivolte non furono più un vero problema. Roma inviò qualche altro migliaio di uomini. Ma nonostante alcuni focolai di rivolta, Roma non se ne andò dalla Britannia per altri tre secoli, segnando per sempre il destino dell’Inghilterra.