Una curiosa ricerca avrebbe individuato all’interno di una zucca a forma di bottiglia il sangue di Luigi XVI, il re “desiderato” – ma anche Luigi l’Ultimo, per i rivoluzionari che nel 1793 lo ghigliottinarono. La zucca potrebbe dunque essere quella in cui, secondo la leggenda, tal Maximilien Bordaloue avrebbe custodito un fazzoletto immerso nel sangue di Luigi XVI il giorno della sua morte.
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di Aezio dal blog Il Fatto Storico
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“Nei resoconti contemporanei viene descritto che il patibolo era pieno di sangue dopo la decapitazione e che, in effetti, molte persone si avvicinarono per immergere i loro fazzoletti nel sangue”, dice l’autore dello studio Carles Lalueza-Fox.
Sebbene conservare sangue o parti del corpo in una zucca decorata possa sembrare oggi poco probabile, Lalueza-Fox dice che non lo sarebbe stato a quell’epoca: “Può sembrare strano oggi, ma probabilmente per una persona comune che abbia assistito all’esecuzione, una di queste zucche dove [normalmente si teneva] la polvere da sparo era un contenitore accettabile per conservarci qualcosa di valore”, e aggiunge anche che le zucche erano materiali duraturi e contenitori comuni nel 18′ secolo in Francia.
Ad ogni modo, racconta l’antropologo Davide Pettener, lo studio in questione inizia un anno fa, quando l’esponente di una famiglia romagnola, che vuole l’anonimato, bussò ai laboratori dell’Alma Mater di Bologna portando una zucca finemente istoriata, ereditata dalla fine dell’800.
Sebbene del fazzoletto non vi fosse più traccia, dentro la zucca gli scienziati vi trovarono però dei residui di una polvere nera. Stabilito che era sangue umano, se ne è estratto e analizzato il Dna, evidenziando due rare linee genetiche e, nel gene Herc2, la mutazione tipica degli occhi azzurri: il re sposo di Maria Antonietta li aveva appunto “azzurro Sassonia”. Inoltre l’impronta genetica, “estremamente rara nei moderni euroasiatici”, suggerisce che potrebbe provenire da una discendenza reale.
Per una conferma definitiva ci sarebbe bisogno di verificare la corrispondenza genetica con qualche suo parente, e il cuore mummificato attribuito al figlio, Luigi XVII, conservato in Saint-Denis a Parigi, fa proprio al caso giusto.
Lo studio è stato pubblicato su Forensic Science International: Genetics ed è stato effettuato dagli antropologi molecolari e dai genetisti forensi dell’Alma Mater insieme al team spagnolo di Carles Lalueza-Fox, il ricercatore che scoprì la pelle chiara e i capelli rossi di alcuni uomini di Neanderthal.
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Inserito su www.storiainrete.com il 13 novembre 2010